TUTTA UN’ALTRA VITA

TUTTA UN’ALTRA VITA

Esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore Alessandro Pondi, Tutta un'altra vita è poco più che l'ennesima vetrina per l'istrionismo – che non appare tale – di Enrico Brignano: ma la consistenza è esile, e il racconto traballa in più di un passaggio.

Un millantatore nel nulla

Pubblicità

Non è propriamente una novità, il tema alla base di Tutta un’altra vita, esordio dietro alla macchina da presa dello sceneggiatore Alessandro Pondi. Se il motivo del contatto di un esponente della classe medio/bassa con il lusso, e con un mondo “altro” finora solo sognato, l’abbiamo già visto rappresentato (con ben altri toni e aspirazioni) nel recente Parasite di Bong Joon-Ho, la traccia dello scambio di persona e della love story conseguente sembra venire di peso da un cult della nostra commedia come Borotalco di Carlo Verdone. Una combinazione strana e sghemba, quella del film di Pondi, che qui è tutta demandata alla romanità e all’umorismo quasi casual di Enrico Brignano: questi nel film è Gianni, tassista che sogna una radicale rottura nella routine della sua vita, che trova la sua occasione quando casualmente viene in possesso delle chiavi di casa di una ricca coppia dell’alta borghesia. Coi coniugi lontani alle Maldive, e la lussuosa villa tutta per sé, Gianni partecipa a un party spacciandosi per il padrone di casa, conoscendo qui l’affascinante Lola. Tra i due c’è subito un’istintiva simpatia, ma l’uomo è costretto a perpetuare la sua bugia, invitando Lola in quella che le presenta come casa sua. Per Gianni inizia così una doppia vita, che prevedibilmente non sarà destinata a durare.

Tutto calato tra gli umori di una Capitale in cui convivono istintività popolare (e popolaresca) e ricchezza abbrutita, quasi a incarnare due mondi separati e tuttavia comunicanti, Tutta un’altra vita muove da uno spunto in fondo esile, che per com’è portato sullo schermo mostra già di suo qualche difetto di credibilità. Per calarsi al meglio nel mood del film di Pondi bisogna accettarne senza tante storie la premessa, che di suo si configura quasi come un pretesto per dare il “la” all’umorismo tutto personale di Brignano; un humour all’insegna di un istrionismo che non appare come tale, in cui il comico traspone senza troppe sottigliezze (ma con indubbia efficacia) le facce e gli sketch che gli hanno dato il successo in televisione e a teatro, in un contenitore che fin dall’inizio gli si adegua. Gira intorno al personaggio di Gianni, il film di Alessandro Pondi, non ponendosi troppi problemi di credibilità o di consecutio nella sua narrazione (a volte traballante), così come lo stesso protagonista non si pone il problema di cosa farà quando il castello delle sue bugie fatalmente crollerà. I personaggi che girano intorno al protagonista non sono che dichiarate macchiette (a cominciare da una moglie, col volto di Paola Minaccioni, che la sceneggiatura caratterizza solo lo stretto indispensabile), mentre la stessa figura della Lola interpretata da Ilaria Spada difetta palesemente in credibilità.

Sembra a tratti di assistere a uno show teatrale di Brignano, guardando questo Tutta un’altra vita, con le situazioni-tipo descritte dal comico che semplicemente prendono vita sullo schermo, con la loro carica popolare e istintiva – e quindi a suo modo coinvolgente – ma anche il loro inevitabile carattere semplificato e (diciamolo pure) stereotipato. L’umorismo funziona meglio in alcune gag piuttosto che in altre (debole e forzato si rivela, per esempio, il dialogo di Gianni con un importante uomo politico, in cui il protagonista fa un’appassionata difesa del mestiere di tassista); mentre, in altri momenti, la grana dell’operazione si fa decisamente più grossa, con un humour che arriva a un passo dal pecoreccio. I tentativi sempre più maldestri del protagonista di portare avanti una doppia vita si sovrappongono a quelli della sceneggiatura di tenere insieme un intreccio con evidenti limiti di concezione e assemblaggio; un intreccio in cui a un certo punto, tanto per far vacillare ulteriormente (e pericolosamente) il tutto, lo script pensa di introdurre anche il personaggio del padre di Lola, col volto di Giorgio Colangeli. La supposta sorpresa arrivata a metà plot, legata all’identità e alla storia della ragazza, si rivela tutto fuorché tale, mentre i tentativi della sceneggiatura di caratterizzare più a fondo (sia a livello iconografico, sia quanto a umanità che li abita) i due mondi tra cui il protagonista si muove, si infrangono sulla mai contrastata tendenza di Brignano a catalizzare su di sé l’attenzione.

Privo di velleità sociali o antropologiche, con l’accenno ai temi del destino e dello scambio di vite a rappresentare un mero pretesto per una trama in sé autosufficiente, Tutta un’altra vita mostra l’unico, limitato elemento di novità nel modo in cui la trama viene infine risolta; un finale che in un certo senso sovverte il moralismo naturalmente insito nella storia, quasi una conclusione aperta che coniuga l’happy ending con una cattiveria che il film, per tutto il resto della sua durata, si era dimenticato di mostrare. Qualcosa, ma non molto: certo arrivato troppo tardi, e certo non sufficiente per risollevare le sorti di una commedia in sé abbastanza mediocre.

Scheda

Titolo originale: Tutta un’altra vita
Regia: Alessandro Pondi
Paese/anno: Italia / 2019
Durata: 103’
Genere: Commedia
Cast: Giorgio Colangeli, Paola Minaccioni, Maurizio Lombardi, Ilaria Spada, Paolo Sassanelli, Diego Verdegiglio, Enrico Brignano, Monica Vallerini, Daniela Terreri, Gabriele Lustri, Giordano Di Cola, Jesper Cabal, Margherita Remotti, Norly Cabal, Rossella Brescia
Sceneggiatura: Alessandro Pondi, Paolo Logli
Fotografia: Ramiro Civita
Montaggio: Marco Spoletini
Musiche: Cris Ciampoli
Produttore: Marco Poccioni, Marco Valsania
Casa di Produzione: Rodeo Drive, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution

Data di uscita: 12/09/2019

Trailer

Dagli stessi registi o sceneggiatori

Pubblicità
Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.