TORINO FILM FESTIVAL, PRESENTATA LA 37a EDIZIONE

TORINO FILM FESTIVAL, PRESENTATA LA 37a EDIZIONE

È stato annunciato oggi, in conferenza stampa, il programma del Torino Film Festival, storica manifestazione con sede nel capoluogo sabaudo, giunta alla trentasettesima edizione. Dal 22 al 30 novembre, tre cinema della città ospiteranno il ricchissimo programma del festival.

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Ultimo evento annuale tra i festival cinematografici di dimensioni più grandi, ma anche tradizionalmente tra le manifestazioni più attese per la sua varietà, e la sua capacità di parlare ai più svariati tipi di pubblico, il Torino Film Festival si appresta a celebrare la sua trentasettesima edizione. Una lunga storia, quella della manifestazione torinese, che ha visto svariati avvicendamenti e cambi di pelle, ma anche la capacità di mantenere un’identità forte, e di consolidare negli anni un rapporto con la città – nel suo complesso – che non è mai venuto meno nel corso delle sue tante edizioni. Di nuovo, dal 22 al 30 novembre, tre cinema della città (le multisala Massimo e Reposi, e il cinema Classico) ospiteranno un programma fittissimo di proiezioni e appuntamenti, che anche quest’anno sembra privilegiare la varietà e la sostanza – innanzitutto artistica – alla ricerca del glamour e dei lustrini. Una continuità, quella del festival torinese, garantita da uno staff con al centro la direttrice artistica Emanuela Martini, giunta al suo sesto anno alla guida della manifestazione (in scadenza di contratto, e con l’esplicito auspicio – ribadito nella chiusura dell’odierna conferenza stampa – di una prosecuzione del rapporto), coadiuvata (tra gli altri) dai responsabili di sezione Massimo Causo e Davide Oberto. Proprio i tre hanno illustrato oggi alla stampa il programma di questa trentasettesima edizione, in un incontro come sempre ricco di dettagli e suggestioni.

Proprio parlando di suggestioni, è impossibile non notare la “madrina” scelta per questa edizione del Torino Film Festival, la cui immagine campeggia sulla sua locandina: parliamo di quella Barbara Steele che è stata protagonista di tante memorabili pagine di cinema di genere italiano (e non), e che sarà destinataria di un Gran Premio Torino che le verrà consegnato mercoledì 27, contestualmente alla proiezione del classico La maschera del demonio di Mario Bava (1960). Una scelta che ribadisce l’attenzione del festival sabaudo al “genere” inteso nel senso più ampio e onnicomprensivo, che quest’anno viene sottolineata non solo dai tradizionali appuntamenti con la Notte Horror (prevista per sabato 23) e con la sezione Afterhours, ma anche dalla retrospettiva Si può fare! L’horror classico, 1919-1969, curata dalla stessa Emanuela Martini e dal nome abbastanza autoesplicativo. Una cavalcata attraverso il genere che muove dal muto e dall’espressionismo fino agli inizi del New Horror, con i primi germi di un cinema che avrebbe cambiato per sempre gusto e coordinate della paura cinematografica. Al ricco programma della retrospettiva (che muove da Il gabinetto del Dottor Caligari di Robert Wiene all’irriverente Barbara, il mostro di Londra, diretto da Roy Ward Baker nel 1971) si va ad aggiungere una Notte Horror che quest’anno vedrà la presenza del canadese Blood Quantum di Jeff Barnaby e del britannico The Lodge di Severin Fiala e Veronica Franz, ma soprattutto il recupero del classico Il mostro della laguna nera, pietra miliare del 1954 firmata da Jack Arnold.

Naturalmente, quella del cinema di genere non è che una delle tante facce di un festival che continua a guardare indifferentemente al passato e alle sperimentazioni di un’arte cinematografica che sempre più si contamina con altri linguaggi, a un sentire “popolare” e a uno dal gusto più autoriale; proprio in questo senso vanno intese le scelte dei due titoli d’apertura e di chiusura, rispettivamente il già annunciato Jojo Rabbit di Taika Waititi (il regista neozelandese che proprio a Torino vinse il premio per la sceneggiatura col mockumentary horror Vita da vampiro – What We Do in the Shadows) e il divertissment giallo in puro stile Agatha Christie Cena con delitto, classico whodunit diretto da Rian Johnson e con un cast infarcito di star (tra gli altri, Daniel Craig, Chris Evans e Jamie Lee Curtis). Nel mezzo, la consueta sezione competitiva del festival, Torino 37, dedicata a opere prime, seconde o terze, la selezione più “generalista” di Festa mobile, le sezioni speciali TFFdoc e Italiana.corti curate da Davide Oberto, con uno sguardo particolarmente attento alla ricerca e all’originalità di linguaggio, e la sezione Onde – Artrum curata da Massimo Causo, quest’anno assemblata insieme alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, nel segno della contaminazione tra arte e cinema. Dando uno sguardo al cartellone, si fa notare nella sezione competitiva la presenza dell’italiano Il grande passo, opera seconda di Antonio Padovan (regista di Finche c’è prosecco c’è speranza) con protagonista Giuseppe Battiston; mentre nella selezione di Festa Mobile fa piacere trovare, o ritrovare, il dramma thriller La Gomera di Corneliu Porumboiu (già in concorso a Cannes), l’atteso nuovo lavoro di Alejandro Amenábar Mientras dure la guerra, e ben due lavori di Abel Ferrara: il documentario The Projectionist, in cui il regista fa un salto indietro nella New York degli anni ’70, raccontando il lavoro di un esercente cinematografico dell’epoca, e il narrativo Tommaso, opera parzialmente autobiografica ambientata nel quartiere Esquilino di Roma, interpretata dal fidato Willem Dafoe.

Vanno inoltre ricordati, in una selezione di cui è quasi impossibile dare un resoconto esaustivo, i restauri degli italiani La grande strada azzurra (1957) di Gillo Pontecorvo e Il ladro di bambini (1992) di Gianni Amelio, entrambi inseriti nella sezione Festa Mobile; ed è da segnalare infine la presenza del “Guest Director” Carlo Verdone, che per l’occasione ha selezionato personalmente cinque titoli che vanno a costituire una sezione creata ad hoc, denominata Cinque grandi emozioni: si tratta degli immortali Viale del tramonto (1950) di Billy Wilder e Ordet (1955) di Carl Theodor Dreyer, del classico della commedia all’italiana Divorzio all’italiana (1961) di Pietro Germi, della commedia di Hal Hashby Oltre il giardino (1979) e del dramma Buon compleanno Mr. Grape (1993) di Lasse Hallstrom.

Il sito di Torino Film Festival

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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