GELATERIA

GELATERIA

Esordio di Christian Serritiello e Arthur Patching, Gelateria vive, indisturbato, di vita propria. In un’assurda staffetta che trascende la linearità degli eventi, seguiamo, crediamo di seguire, siamo inseguiti. Arrivando a dubitare l’essersi mai messi in moto.

Il tango dell'esistenza

Pubblicità

Christian Serritiello e Arthur Patching esordiscono con Gelateria, in anteprima mondiale al Kinolkbez International Film Festival (San Pietroburgo) a luglio 2019, dove il film vince il Grand Prix per “Miglior film del festival”. Gelateria era anche nella selezione ufficiale al 73° Festival del cinema di Salerno. Il film è stato girato in Germania, Inghilterra e Polonia e presenta un cast di attori internazionale.

Nella misura nella quale la presunta razionalità umana bolla come “assurda” ogni situazione non in linea con lo svolgimento logico razionale degli eventi, è quasi necessario, nel tentativo di inquadrare l’opera, addentrarci nelle viscere della categoria estetica dell’assurdo.

Pinter, Beckett, pionieri dell’assurdità che si fa scena, severi chirurghi della realtà nella netta separazione tra necessario e superfluo (sempre a vantaggio di quest’ultimo): Serritiello e Patching visibili allievi.

Gelateria annulla l’effetto del tempo. Nella serigrafia umana sfilante dinnanzi ai nostri sguardi la dimensionalità assume nuove caratteristiche, permettendo l’evasione da una costrittiva ma al contempo rassicurante narrazione, eludendo la sorveglianza attenta della consequenzialità a favore di una labirintica ridda.

Adattandoci alla corsa frenetica contro l’orizzonte del conosciuto, portati e supportati dal grottesco susseguirsi di personaggi in preda a un’indefinibile mancanza ad essere, deliberatamente consapevole, pregnante introduzione a Gelateria sembra essere la presenza assordante – scenicamente spettacolare – di un giovane muto, protratto in tutta la sua sorda vocalità contro il nemico più insidioso: il mare, la nebbia.

Cambio scena, inquieto leitmotiv.

“Inchiodato”: icastica presentazione di sé strappata ad un uomo in procinto di saltare da un treno: solo così, spera, si libererà dalla costrizione dell’amore non corrisposto.

Cambio scena, musica soft in sottofondo.

Teste che ondeggiano al ritmo di uno sfiorato blues. L’aria greve d’inquietudine deducibile dal soffermarsi singhiozzante della camera su visi emaciati.

L’immediata violenza che scaturisce dal riconoscersi dei due uomini sembra inevitabile, meno il feticismo verbale che ne consegue, prima manifestazione di una perversione fonica che accompagnerà pedissequamente lo svilupparsi del tipo psicologico nevrotico del protagonista.

È difatti sui suoi nervi tesi allo (esagerato) spasimo che si verifica la seconda eccezionalità registica di Gelateria: la “staffetta”.

A ogni avanzamento corrisponde aggiuntivo straniamento: dalla crisi di nervi di un io definito perdiamo definitivamente il già fragile orizzonte orientativo, divenendo passivi spettatori a un ingegnosa corsa ad ostacoli, senza protagonista, i cui ostacoli altro non sono che grottesche parodie del sé, nelle più recondite sfaccettature.

Cambio scena.

Barbieri color pastello, ringhiosi borghesi agguantano minacciosi cornette sconnesse.

Cambio scena, apoteosi della perversione: uomini pressati all’inconcludenza di una lingua senza contenuto.

Cambio scena, performers che sparano davvero, cambio scena e donne cinguettano agli uccelli.

Ellittica conclusione: un maturato protagonista, in eterno conflitto con l’altro da sé, in viaggio per ritrovare un’identità mai posseduta ritrovandosi nel luogo di partenza, sarcastico ghigno sul volto della possibilità.

Gelateria corre. Corrono i personaggi, corrono le interpretazioni possibili e impossibili, equamente degne di considerazione. Rimane il disagio dell’incertezza comune, la consapevolezza del recitare la propria sbiadita parte, giudicati e giudicandosi, stremati. Possibilità di salvezza avvolte, come gli affaticati protagonisti, in fitte nebbie inglesi.

Gelateria poster locandina

Scheda

Titolo originale: Gelateria
Regia: Arthur Patching, Christian Serritiello
Paese/anno: Germania / 2019
Durata: 62’
Genere: Drammatico
Cast: John Keogh, Alia Seror-O’Neill, Arthur Patching, Ben Posener, Carrie Getman, Christian Serritiello, Daniel Brunet, Darren Smith, Frey le Maistre, Jade Willis, Joulia Strauss, Julie Trappett, Laura Wilkinson, Mark Windsor, Matthew Burton, Melissa Holroyd, Mike Davies, Myra Eetgerink, Seumas F. Sargent, Simone Spinazze, Suzanne Hyde, Tomas Spencer, Wencke Synak
Sceneggiatura: Arthur Patching, Shane Starling, Christian Serritiello
Fotografia: Arthur Patching, Christian Serritiello
Montaggio: Christian Serritiello, Arthur Patching
Musiche: Jack Patching
Produttore: Louise Hamelmann, Arthur Patching, Christian Serritiello
Casa di Produzione: Tropical Grey Pictures

Pubblicità

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.