MONSTER HUNTER: LA CINA BLOCCA ANCHE LA PRESENZA ONLINE DEL FILM

MONSTER HUNTER: LA CINA BLOCCA ANCHE LA PRESENZA ONLINE DEL FILM

Dopo il ritiro dalle sale del film di Paul W.S. Anderson, per una battuta che è stata reputata offensiva verso i cinesi, le autorità hanno anche censurato la presenza del film sul web.

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Le scuse di produzione, realizzatori e attori, e la rimozione del dialogo incriminato, non hanno fatto in modo che Monster Hunter tornasse a essere distribuito in Cina. Al contrario, il film di Paul W.S. Anderson – che era stato ritirato dalle sale dopo appena un giorno per una battuta considerata razzista – sembra aver subito anche la censura del controllatissimo web cinese, all’interno del quale la sua presenza è stata quasi cancellata.

Le app per la vendita di biglietti del paese asiatico, infatti, hanno disabilitato la possibilità di commentare il film, lasciando le schede a esso dedicate praticamente in bianco. La popolare app Tao Piaopiao, all’interno della quale Monster Hunter è tra i titoli più ricercati, mostra una pagina per metà vuota, senza immagini o possibilità di interagire con l’utente. L’ipotesi di un ritorno in sala del film, epurato dalla sequenza incriminata, sembra al momento molto remota.

La querelle, lo ricordiamo, è stata originata da un dialogo in cui un soldato australiano chiede a un suo collega cinese (interpretato dal rapper MC Jin) “What kind of knees are these?”, ottenendo cone risposta il gioco di parole “Chi-nese”. Il dialogo è stato accusato di citare una vecchia rima razzista risalente al periodo della Seconda Guerra Mondiale, che recitava “Chinese, Japanese, dirty knees, look at these”.

Dopo lo scatenarsi della polemica e il ritiro del film, sono arrivate le scuse della Constantin Film (che in una lettera sostiene che “non c’era assolutamente intento di discriminare, insultare o offendere in qualsiasi modo le persone di origini cinesi”), quelle del regista Paul W.S. Anderson (“Non c’è mai stata intenzione di mandare un messaggio di discriminazione o mancanza di rispetto; al contrario, nel suo fulcro il nostro film parla di unità”), e quelle dell’attore/rapper che ha pronunciato la battuta, MC Jin.

Quest’ultimo si è espresso attraverso un post su Instagram: “È un gioco di parole, e per il modo in cui ho interpretato il personaggio, quello doveva essere piuttosto un momento in cui lui proclamava fieramente di essere un soldato cinese – non solo le sue ginocchia, ma le sue braccia, la sua testa, il suo cuore. Sono terribilmente frustrato, perché quella doveva essere una scena in cui il pubblico cinese doveva dire ‘Sì! Ci sono soldati cinesi’. Il fatto che sia stata interpretata al contrario mi sta devastando”.

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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