SOUL

SOUL

Terzo film del “nuovo corso” Pixar, con Pete Docter a ricoprire il ruolo che fu di John Lasseter, Soul – diretto dallo stesso Docter insieme a Kemp Powers – è complesso, stratificato, pregno di tematiche adulte come pochi dei film precedenti dello studio. Un risultato di alto livello, che lascia ben sperare per il futuro della produzione Pixar. Su Disney+ dal 25 dicembre.

L'anima e la scintilla

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Dopo l’abbandono di John Lasseter, la Pixar era chiamata a una conferma della sua forza creativa (e commerciale) con un nuovo pugno di titoli che ne tenessero saldo il brand, pur introducendo elementi di freschezza e novità. Se Toy Story 4 di Josh Cooley era riuscito nello scopo di rendere attraente – e persino necessario – un sequel arrivato apparentemente fuori tempo massimo, e se Onward – Oltre la magia di Dan Scanlon rifletteva sulla perdita e sul lutto in un coté fantasy/moderno assolutamente originale, questo Soul è sicuramente l’opera più ambiziosa di quello che si può forse definire come il “nuovo corso” Pixar. Un nuovo corso che vede Pete Docter nel ruolo di direttore creativo che fu di Lasseter, e che qui lo vede mettersi di nuovo in cabina di regia (coadiuvato da Kemp Powers) dopo le felici prove di Up e Inside Out. E bisogna dire che, all’interno del team Pixar, Docter sembra attualmente essere l’autore dalla personalità più forte, quello capace di mantenere un nucleo tematico saldo nelle sue opere pur adattandone di volta in volta lo stile alle particolarità del soggetto. Un nucleo tematico che racchiude, ma non coincide esattamente, con quello più generale delle opere Pixar.

La trama di Soul vede protagonista Joe Gardner, un insegnante di musica di scuola media insoddisfatto del suo lavoro, che ha sempre avuto il sogno di esibirsi come pianista jazz. Quando un suo ex allievo, Curly, lo informa che la band della leggenda del jazz Dorothea Williams è alla ricerca di un pianista, a Joe sembra di aver trovato l’occasione della sua vita; il successivo provino impressiona Dorothea, che comunica al pianista che quella sera stessa suonerà nel gruppo. Al settimo cielo per la notizia, Joe cade casualmente in un tombino mentre sta tornando a casa, finendo in coma; ora, la sua anima sta per dirigersi verso l’Altro Mondo, ma l’uomo imbocca la via contraria, urlando che non è ancora pronto per morire. Finisce così nell’Ante Mondo, un luogo popolato dalle anime che ancora devono nascere; qui, i consulenti devono instradare ogni anima fornendo loro la giusta personalità, aiutati dagli istruttori. Joe finge di essere uno di questi ultimi, e gli viene assegnata 22, un’anima che da secoli è bloccata nell’Ante Mondo, incapace di trovare la pur minima motivazione per vivere sulla terra. Nella speranza di recuperare il suo corpo in tempo per esibirsi, Joe accetta di aiutare 22 a trovare la sua “scintilla”, ma il compito si rivelerà tutt’altro che facile.

Nel corpus generale delle opere Pixar, Soul è senz’altro uno dei film più complessi, stratificati e ricchi di tematiche di spessore. La sceneggiatura scritta da Docter, Powers e Mike Jones parte da un contesto quotidiano – che stavolta vede protagonista un personaggio adulto, seppur dalla personalità irrisolta – per trasportare quasi subito lo spettatore (e il protagonista) in una vera e propria cosmogonia, con una visione originale dell’aldilà e del supposto luogo da cui le anime iniziano la loro esistenza. Un universo rappresentato con colori tenui per la visualizzazione della forma delle anime, e con un’attenuazione anche delle figure tridimensionali che descrivono l’Ante Mondo, luogo di provvisorietà per eccellenza e “palestra” per le giovani anime – dalla fisicità volutamente generica e indefinita – che stanno per nascere. Il character design dei consulenti, composto da un insieme di linee e tratti privi di volume, introduce un elemento di novità nel coté grafico dell’animazione digitale dello studio, andando a recuperare una bidimensionalità che crea un piacevole contrasto col resto dei personaggi.

Scorre seguendo parallelamente (e magistralmente) l’evoluzione di due personaggi, la storia di Soul: da un lato il protagonista Joe, individuo insoddisfatto della propria vita che non ha rinunciato ai suoi sogni – e per questo si scontra con sua madre, dal carattere più pratico – e resta tenacemente attaccato a un corpo (e a un mondo) da cui sente di non aver avuto ancora abbastanza; dall’altro la piccola 22, rappresentata come personaggio cinico – diremmo persino nichilista – prima ancora di venire al mondo, dalla scarsissima fiducia verso gli esseri umani e incapace di comprendere il loro attaccamento alla vita. Il carattere sognatore e ostinato di Joe, tutto protratto verso un’unica direzione, finirà per trovare un inaspettato complemento nell’atteggiamento di 22, catapultata nel mondo contro la sua volontà, e che scopre tanto di quel mondo che le piacerebbe assaporare. In una sceneggiatura complessa e ricca di scambi di corpi (e di forme), Docter delinea al meglio la dialettica tra i due compagni di viaggio, fino a evidenziare il momento in cui inevitabilmente i loro scopi entreranno in conflitto.

C’è la celebrazione della vita, in Soul, dell’essere umano nelle sue tante sfaccettature, oltre a una riflessione sullo scopo e il fine ultimo dell’esistenza che nel corso della storia troverà a sua volta un’evoluzione e una sistemazione. Docter dipana la sua storia introducendo tocchi di umorismo surreale, appoggiandosi su soluzioni visive e narrative che possono comunque attrarre il pubblico più giovane (il gatto); tuttavia siamo qui di fronte, probabilmente, alla più adulta delle opere Pixar, in cui la fantasia visiva del regista – che trova picchi immaginifici notevoli, non privi dell’indispensabile lato cupo – è messa al servizio di un soggetto che parla in realtà dell’esistenza borghese – sempre più massificata – nella contemporaneità, e della capacità dell’individuo di trovare in essa spazi di autonomia. Temi che vengono messi in scena con un’alta carica emozionale, arrivando al melò nella frazione finale, e portando lo spettatore verso una conclusione meno scontata rispetto a quanto non potrebbe sembrare. Una visione che (diciamo una banalità) avrebbe meritato la sala cinematografica per essere fruita al meglio, ma di cui alla fine si resta comunque felici di aver beneficiato. Sicuramente un ottimo auspicio per il futuro della produzione Pixar.

Soul (2020) poster locandina

Scheda

Titolo originale: Soul
Regia: Pete Docter, Kemp Powers
Paese/anno: Stati Uniti / 2020
Durata: 90’
Genere: Animazione, Fantastico
Cast: Jamie Foxx, Angela Bassett, John Ratzenberger, Daveed Diggs, Rachel House, Phylicia Rashad, Richard Ayoade, Wes Studi, Alice Braga, Donnell Rawlings, Sakina Jaffrey, Tina Fey, Aiyanna Miorin, Azriel Dalman, Calum Grant, Cora Champommier, Fortune Feimster, Graham Norton, Laura Mooney, Margo Hall, Quest Love, Rhodessa Jones, Sam Lavagnino
Sceneggiatura: Kemp Powers, Mike Jones, Pete Docter
Fotografia: Matt Aspbury, Ian Megibben
Montaggio: Kevin Nolting
Musiche: Trent Reznor, Jonathan Batiste, Atticus Ross
Produttore: Dana Murray
Casa di Produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Disney+

Data di uscita: 25/12/2020

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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