IL BUCO IN TESTA

IL BUCO IN TESTA

Cinema capace di parlare del passato e del presente attraverso il confronto tra due outsider di generazioni diverse, Il buco in testa ha il torto di disperdere a volte il suo (notevole) materiale narrativo in subplot poco approfonditi; ciò nonostante, il film di Antonio Capuano resta un’opera preziosa, innervata da due ottimi protagonisti e dall’evidente urgenza di raccontare la sua storia. Fuori concorso al Torino Film Festival 2020.

Un buco (im)possibile da riempire

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Quello degli anni di piombo è un periodo che continua a suscitare l’interesse – seppur in modo discontinuo e intermittente – del nostro cinema. Si cimenta per la prima volta con quell’epoca mai del tutto elaborata, e soprattutto con le sue conseguenze nel presente, Antonio Capuano con questo Il buco in testa, presentato fuori concorso al Torino Film Festival. Il film di Capuano rielabora la storia vera di Maria Serra, giovane donna di Torre del Greco che perse suo padre due mesi prima di nascere; quest’ultimo, vicebrigadiere della celere poco più che ventenne, fu colpito a morte durante una manifestazione dell’estrema sinistra a Milano, dove allora la famiglia risiedeva. L’assenza del padre ha lasciato un solco profondo sulla vita di Maria, che può conoscere quell’uomo solo attraverso le fotografie sparse ovunque per la casa e i racconti dei parenti. Cedendo alle insistenze della sua psicologa, Maria decide di rintracciare l’uomo che uccise suo padre, ora in libertà dopo aver scontato la sua pena, e di andare a Milano a incontrarlo. Sarà un confronto duro, ma forse necessario per dare un senso a una vita nata “con un buco in testa”.

Non dirige propriamente un film politico, Antonio Capuano, o per lo meno non fa delle tensioni degli anni ‘70 il centro del suo racconto; il suo scopo è piuttosto quello di delineare il ritratto di una vita vissuta a metà, gravata da un fantasma concreto e pesante come un macigno, quello di un’assenza che quarant’anni dopo urla ancora per trovare una qualche giustificazione. Il buco in testa delinea con attenzione la realtà di Maria e tutto il microcosmo che le gravita attorno – a cominciare dalla madre, che non si è più risposata e ha vissuto in una sorta di limbo gli ultimi quarant’anni – il suo lavoro precario e il suo altrettanto precario rapporto con un giovane insegnante di teatro, l’amarezza e la disillusione che sembrano muovere ogni sua azione. Per raccontare il mondo di Maria, giustapponendolo a scorci e frammenti di quello dell’ex militante Guido, il film di Capuano sceglie un montaggio non cronologico, che alterna le immagini del viaggio a Milano della donna con la sua quotidianità a Torre del Greco, l’aspro confronto con l’uomo che uccise suo padre con quelli con sua madre, il suo fidanzato e i colleghi, in una città che fa i conti con la violenza di strada ogni giorno.

Con un certo coraggio, Capuano sceglie di far dialogare il personaggio della protagonista (interpretato da un’impeccabile Teresa Saponangelo) direttamente con lo spettatore, rompendo la quarta parete in una serie di scene che delineano la storia di Maria, il suo background e il suo difficile presente. Di quest’ultimo, scorgiamo i frammenti nelle sequenze che mostrano la protagonista in casa con sua madre, al lavoro o nei confronti sempre tesi col suo ragazzo, o ancora in una solitudine costellata di incubi e del ricordo (indotto) di una via di Milano dove la sua vita sarebbe stata condizionata ancor prima di cominciare. Lo script fa collidere la solitudine e l’amarezza che guidano ogni azione della protagonista con la triste disillusione dell’ex militante interpretato da Tommaso Ragno, combattente sconfitto che ha anche lui una storia da raccontare, incapace di dialogare con una generazione che ha scelto altre forme di lotta, in un presente grigio di cui l’uomo si sente in parte responsabile. Il confronto tra i due è centellinato lungo tutta la durata del film, alternato alle sequenze che ci fanno conoscere Maria e ci permettono di entrare nel suo mondo.

Potente, capace di sfruttare con rigore e sguardo laico un materiale narrativo potenzialmente incendiario, Il buco in testa trova i suoi limiti nel voler mettere forse troppa carne al fuoco, specie quando si volge al presente, disperdendosi a volte in subplot che non vengono sufficientemente approfonditi (l’arresto del personaggio interpretato da Francesco Di Leva, la gravidanza di un’amica della protagonista). È come se la sceneggiatura, ansiosa di descrivere con precisione antropologica l’universo della protagonista, avesse sovraccaricato quest’ultimo di dettagli e suggestioni, senza poi riuscire a gestire compiutamente il tutto. Ed è un peccato, perché proprio quando si libera di questa zavorra, concentrandosi sulla protagonista e centellinando i tempi di un confronto doloroso, inevitabilmente non risolutivo ma altresì necessario, il film di Capuano vola alto: lo fa riuscendo a sfruttare l’abilità dei suoi due interpreti principali per cesellare una storia a cui – pur non avendo vissuto esperienze simili – è facile sentirsi vicini. Cinema comunque importante, capace di dire qualcosa sul passato e sul presente senza i cliché e le convenzioni narrative di tanto cinema italiano contemporaneo.

Il buco in testa poster locandina

Scheda

Titolo originale: Il buco in testa
Regia: Antonio Capuano
Paese/anno: Italia / 2020
Durata: 95’
Genere: Drammatico
Cast: Tommaso Ragno, Francesco Di Leva, Anita Zagaria, Vincenza Modica, Alberto Ricci Hoiss, Angelo Imperatore, Bruna Rossi, Daria D’Antonio, Gea Martire, Marco Risiglione, Teresa Saponangelo, Vincenzo Ruggiero
Sceneggiatura: Antonio Capuano
Fotografia: Gianluca Laudadio
Montaggio: Diego Liguori
Produttore: Dario Formisano
Casa di Produzione: Eskimo, Rai Cinema
Distribuzione: Altri sguardi, Eskimo

Data di uscita: 20/05/2021

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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