KUNG FU PANDA 3

KUNG FU PANDA 3

Sospeso tra ironia e rispettosa aderenza ai canoni del cinema a cui si rifà, Kung Fu Panda 3 intrattiene e introduce un nuovo sottotesto familiare nella vicenda del panda Po; ma al di là delle (limitate) novità del film di Jennifer Yuh e Alessandro Carloni, la formula della saga inizia a mostrare un po' la corda.

Un panda e le sue radici

Pubblicità

Anni fa, il malvagio guerriero Kai fu imprigionato nel regno degli spiriti dal suo fratello d’armi, il maestro Oogway, da quando aveva iniziato a rubare il chi (l’energia vitale) degli individui per accrescere il suo potere. Ora, Kai è riuscito a liberarsi, appropriandosi anche del chi di Oogway. Il suo scopo è eliminare il Guerriero Dragone, il panda Po, entrando in possesso del suo chi e ottenendo così un potere virtualmente illimitato. Nel frattempo Po, appena promosso dal suo maestro Shifu a insegnante di kung fu, si ricongiunge col suo padre biologico, da cui era stato separato anni prima. Alla ricerca delle sue radici, il panda muove col genitore verso il suo villaggio natale, dove scoprirà per la prima volta il modo di vivere della sua specie. Ma la minaccia di Kai incombe su Po e sui suoi amici: presto il panda dovrà ricominciare a combattere.

Il fortunato franchise d’animazione targato Dreamworks, che mescola tematiche e stilemi del cinema di arti marziali con l’impatto e l’humour dell’animazione digitale, giunge con questo Kung Fu Panda 3 al suo terzo episodio. Squadra che vince non si cambia, viene da dire, considerato che il team creativo che ha dato vita al secondo capitolo (la regista Jennifer Yuh, gli sceneggiatori John Stevenson, Jonathan Aibel e Glenn Berger, la squadra di doppiatori capitanata da Jack Black e Dustin Hoffman) è rimasto sostanzialmente invariato. A loro, si aggiunge qui nel ruolo di co-regista l’italiano Alessandro Carloni, già presente quale story artist nei due precedenti capitoli della saga.

Non cambiano, nella sostanza, neanche le tematiche affrontate da questo nuovo episodio, che sembra porsi come ideale conclusione, se non della saga, almeno di una sua specifica fase: il percorso di maturazione personale e marziale del panda antropomorfo Po è giunto infine – con la nomina a maestro di kung fu, e la riscoperta delle sue origini – a pieno compimento. A ciò, si aggiunge una storia marziale che, come per i precedenti episodi, mescola i temi cardine del cinema di Hong Kong degli anni ‘60 e ‘70 (l’addestramento, la scoperta personale dell’identità, la fratellanza e il tradimento, la lealtà e la vendetta) a un humour pensato per essere fruibile da un pubblico di tutte le età e latitudini; un approccio che prende in giro con gusto, ma anche con consapevolezza e rispetto, i topoi del cinema a cui si rifà.

In mezzo c’è la consueta cura tecnica, con gli inserti di animazione tradizionale a completare l’accattivante estetica del film, un ritmo come sempre sostenuto, e l’inserimento di un tema familiare di facile lettura e di immediata presa. Kung Fu Panda 3 conferma, nella sostanza, quanto di buono la serie ha mostrato finora: resta invariata la feconda mescolanza tra oriente e occidente, tra l’ironico omaggio a un cinema popolare scomparso (ma periodico oggetto di riscoperte e rivisitazioni) e un’animazione moderna che è essa stessa entità meticcia, contaminata, ibrida.

Nella grande varietà dei prodotti Dreamworks, tra il polo delle opere più interessanti e personali (I Croods, Le 5 leggende) e quello rappresentato dai titoli più standardizzati (Turbo, Home – A casa), la saga di Po continua a collocarsi decisamente nel primo gruppo. Una perduranza di appeal – confermata dagli ottimi risultati ai botteghini statunitense e cinese – dovuta a un progetto semplice quanto forte, e all’evidente conoscenza (e passione) dei cineasti per il cinema a cui il film guarda. Le tematiche toccate da Kung Fu Panda 3, a cui si va ad aggiungere un sottotesto familiare di sicura presa (con risonanze melò), si muovono in linea con quelle finora affrontate dal franchise, andandone a chiudere idealmente una prima (ipotetica) fase. Il livello tecnico resta decisamente alto, con la stilizzazione dei fondali e gli inserti di animazione bidimensionale a completare un’estetica accattivante quanto messa costantemente al servizio della narrazione.

Dal punto di vista tematico, tuttavia, arrivati al terzo episodio, la reiterazione dei motivi espressi dalla saga inizia a perdere in spontaneità e freschezza. Pur restando al di sopra della media della produzione d’animazione occidentale, Kung Fu Panda 3 paga in parte la stanchezza e l’inizio di usura della sua formula. Al punto in cui è giunta la saga, viene da pensare che, se altri episodi verranno prodotti, questi dovranno battere auspicabilmente altre strade. Il villain di questo terzo episodio (che nella versione originale ha la voce di J.K. Simmons) esprime un humour a tratti stanco e forzato, mentre la sua costruzione narrativa appare un po’ scolastica e risaputa. Un limite, per gli spettatori italiani, è poi rappresentato dalla generale, mediocre resa dei dialoghi affidati alle voci dei doppiatori: in particolare, il confronto tra il timbro e la recitazione di Fabio Volo e la resa del personaggio di Po da parte dell’istrionico Jack Black continua ad apparire quantomeno ingeneroso.

Scheda

Titolo originale: Kung Fu Panda 3
Regia: Jennifer Yuh, Alessandro Carloni
Paese/anno: Stati Uniti, Cina / 2016
Durata: 94’
Genere: Commedia, Avventura, Animazione, Azione
Cast: J.K. Simmons, Seth Rogen, Bryan Cranston, James Hong, Angelina Jolie, Kate Hudson, Dustin Hoffman, Jack Black, Jackie Chan, Lucy Liu, David Cross, Jean-Claude Van Damme, Randall Duk Kim, Steele Gagnon, Stephen Kearin
Sceneggiatura: Jonathan Aibel, Glenn Berger
Montaggio: Clare Knight
Musiche: Hans Zimmer
Produttore: Melissa Cobb, Jonathan Aibel, Glenn Berger, Jeff Hermann
Casa di Produzione: DreamWorks Animations, Oriental DreamWorks
Distribuzione: Universal Pictures

Data di uscita: 17/03/2016

Trailer

Dagli stessi registi o sceneggiatori

Pubblicità
Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.