MOTHERLESS BROOKLYN – I SEGRETI DI UNA CITTÀ

MOTHERLESS BROOKLYN – I SEGRETI DI UNA CITTÀ

Film scelto come apertura della quattordicesima Festa del Cinema di Roma, Motherless Brooklyn - I segreti di una città segna dopo un ventennio il ritorno di Edward Norton dietro la macchina da presa: un noir sontuoso nella confezione quanto incerto nel ritmo, gravato da una scrittura episodica e da un generale, scarso amalgama.

Nero senza madre

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È passato ormai quasi un ventennio da quella che era stata, finora, l’unica regia di Edward Norton, la commedia sentimentale Tentazioni d’amore (risalente al 2000). L’ex protagonista di American History X e Fight Club, nel frattempo, ha costruito film dopo film un percorso attoriale che – pur nella sua ecletticità – lo ha condotto sempre più lontano dai territori della sua prima prova da regista. In questo senso, un ritorno dietro la macchina da presa nel segno del noir, come quello di questo Motherless Brooklyn – I segreti di una città (in realtà già ipotizzato un ventennio fa, poi accantonato) si rivela se non altro coerente con un’identità artistica sicuramente interessante, almeno nell’ambito del panorama mainstream hollywoodiano. Una seconda regia, questa, per cui Norton ha preso spunto da un romanzo del 1999 di Jonathan Lethem (uscito in Italia col titolo Brooklyn senza madre), ambientato nella New York degli anni ’50; un period drama in nero, quindi, che ancora una volta vede Norton anche nel ruolo di protagonista, affiancato da uno stuolo di comprimari tra cui campeggiano i nomi di Bruce Willis, Alec Baldwin, Willem Dafoe e Bobby Cannavale.

La storia è quella di Lionel Essrog, detective privato con la Sindrome di Tourette, che indaga sull’omicidio del suo capo e amico Frank Minna, ucciso durante quella che sembrava una normale transazione d’affari. Minna, poco prima di morire, aveva parlato di una donna di colore, e aveva pronunciato l’enigmatico nome di Moses: indagando insieme ai suoi colleghi, Lionel si immerge nei bassifondi delle zone più popolari di Brooklyn, arrivando a un intrigo politico ed economico che coinvolge il potente costruttore locale Moses Randolph, un architetto idealista, e un’associazione di cittadini di che si oppone al progetto di Randolph di trasformare il volto del quartiere, espellendo da esso i membri della working class. In prima linea contro il costruttore, la combattiva Laura Rose, protagonista di una love story col detective, e presto ritrovatasi a sua volta in pericolo.

Il materiale di partenza di Motherless Brooklyn – I segreti di una città è quello di una riflessione (di portata innanzitutto storica) sulla trasformazione urbanistica e sociale della New York degli anni ’50, attraverso un cambiamento di volto rappresentato come pianificato dall’alto, quanto spregiudicato nei metodi. In questo senso, il noir del romanzo di Lethem era il mezzo ideale per porre l’accento su un processo che comportò l’espulsione di vasti strati di popolazione, oltre a una modifica nella composizione sociale della Brooklyn dell’epoca, prima ancora che nel suo volto esterno. La transizione verso una modernità che, nelle emblematiche parole del ras locale col volto di Alec Baldwin “indica una via, per poi essere casomai seguita dalla legge”, viene raccontata attraverso il punto di vista degli outsider – di colore ma non solo – agnelli sacrificali designati della campagna di Randolph e della corrotta amministrazione locale. Reietto tra i reietti, il personaggio interpretato da Norton, tourettico e ossessivo compulsivo, dalla memoria fotografica, è deciso a vendicare con tutti i mezzi un amico a cui sente di dovere tutto.

È visivamente sontuosa, la ricostruzione storica di Motherless Brooklyn – I segreti di una città, all’insegna di un (iper)realismo che non si limita a riprodurre il volto notturno e fumoso – e, se vogliamo, più a rischio cliché – dei bassifondi di Brooklyn, ma cerca al contrario di restituirne un quadro più composito e sfaccettato, illuminando anche il quotidiano dei suoi personaggi. Più problematico, tuttavia, è il tentativo della sceneggiatura di articolare un convincente intreccio noir con al centro la figura sui generis del protagonista, cercando nel contempo di tenere insieme i vari subplot di una vicenda che resta un po’ involuta e farraginosa nella costruzione. Se stupisce, in questo senso, la scelta di rinunciare quasi completamente a un volto come quello di Bruce Willis (interprete dell’amico/mentore del protagonista, uscito rapidamente di scena e riapparso in seguito, brevemente, nella forma di sogno), figure come quella interpretata da Bobby Cannavale, e quella della stessa leader e attivista col volto di Cherry Jones, restano un po’ sacrificate da uno script che sembra a tratti sfrondare troppo, a tratti soffermarsi al contrario su episodi di scarsa rilevanza.

Se, quando è davanti alla macchina da presa, Norton offre un ritratto apprezzabile di un freak non privo di potenziale, di cui evita di caricare troppo i segni di diversità, poco e male è sfruttata l’interazione del personaggio con l’ambiente, specie nella fiacca e poco convinta love story; in questo senso, pretestuose e decontestualizzate si rivelano alcune parentesi oniriche (tra queste, quella seguita all’assunzione di marjiuana da parte del protagonista, ai limiti del kitsch), oltre al tema, sporadicamente evocato e privo di una reale funzionalità narrativa, della memoria fotografica del personaggio. Più di ogni altra cosa, tuttavia, al di là dello scarso amalgama della trama, Motherless Brooklyn – I segreti di una città rivela problemi di ritmo piuttosto evidenti, tradotti da un lato in una regia priva di guizzi, dall’altro in un discutibile lavoro di montaggio: il racconto procede per strappi e singulti, con un’accelerazione, nell’ultima parte, che sembra tirare un po’ frettolosamente le fila dell’intera vicenda. L’anima autenticamente noir della storia – quella che, come da tradizione del genere, vuole l’assenza di manicheismo, e la messa in campo di un’etica che deve fare i conti col compromesso e la gabbia dell’ambiente sociale – emerge compiutamente solo verso la fine: ma ci si arriva con fatica, decisamente troppa per un period drama che resta accattivante nella confezione, quanto ingessato nel ritmo e privo di una precisa, riconoscibile identità.

Scheda

Titolo originale: Motherless Brooklyn
Regia: Edward Norton
Paese/anno: Stati Uniti / 2019
Durata: 144’
Genere: Drammatico, Poliziesco
Cast: Willem Dafoe, Gugu Mbatha-Raw, Bobby Cannavale, Bruce Willis, Edward Norton, Josh Pais, Alec Baldwin, Cherry Jones, Leslie Mann, Robert Wisdom, Ethan Suplee, Dallas Roberts, Fisher Stevens, Michael K. Williams
Sceneggiatura: Edward Norton
Fotografia: Dick Pope
Montaggio: Joe Klotz
Musiche: Daniel Pemberton
Produttore: Rachel Shane, Bill Migliore, Edward Norton, Michael Bederman, Gigi Pritzker
Casa di Produzione: Warner Bros., Class 5 Films, MWM Studios
Distribuzione: Warner Bros. Italia

Data di uscita: 07/11/2019

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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