LA GOMERA – L’ISOLA DEI FISCHI

LA GOMERA – L’ISOLA DEI FISCHI

Presentato prima in concorso al Festival di Cannes, ora nella sezione Festa Mobile del Torino Film Festival, La Gomera è un noir serrato e ottimamente congegnato, ma soprattutto uno strumento attraverso cui il regista Corneliu Porumboiu riflette sul linguaggio e la comunicazione, nelle loro varie declinazioni.

Fischi in noir

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Dopo The Treasure, film che rifletteva sul passato e il presente della Romania attraverso un racconto smaccatamente di genere, incentrato sul più popolare degli spunti (una caccia al tesoro) Corneliu Porumboiu alza in un certo senso, con La Gomera, il tiro delle sue ambizioni. C’è di nuovo la riflessione su una società priva di identità, nel nuovo lavoro del regista rumeno, stavolta espressa attraverso i codici di un genere (il noir) particolarmente adeguato a scavare nelle zone d’ombra etiche di personaggi divisi tra fedeltà e individualismo; c’è però, anche, una riflessione sul linguaggio, e più in generale sulla comunicazione, che stavolta tocca punte di assoluta raffinatezza, attraverso il recupero del più singolare dei codici (il Silbo, tutto basato sui fischi). Ed è proprio sulle modalità della comunicazione, sul mascheramento e sul gioco di verità e falsità tipico del genere (qui scomposto e ramificato) che si basa l’intricata ma ben congegnata trama del nuovo lavoro di Porumboiu.

Lo spunto de La Gomera è quello di una grossa somma di denaro nascosta, con un uomo d’affari colluso con la malavita che, tramite sua moglie, si fa aiutare da un poliziotto corrotto. Per liberare il losco Zsolt e difenderlo tanto dalla polizia, quanto dai “legittimi” destinatari del denaro che vorrebbero eliminarlo, il poliziotto Cristi dovrà imparare nel più breve tempo possibile il linguaggio del Silbo: un linguaggio anticamente utilizzato dai pastori della Gomera, sperduto e roccioso isolotto dell’arcipelago delle Canarie. Ma la vicinanza del poliziotto Cristi con la femme fatale Gilda (nome decisamente esplicito), unita al sospetto del suo doppio gioco presso i suoi superiori, scombineranno presto i piani originari, innescando un gioco di ricatti e tradimenti dall’esito più che mai incerto.

Si muove su diversi piani temporali, la narrazione de La Gomera, con la più classica delle suddivisioni in capitoli (ognuno col nome di un personaggio) e una struttura che gradualmente si allarga a includere un numero sempre maggiore di personaggi; una struttura narrativa che, come da tradizione del genere, sfuma e rimescola ruoli e schieramenti, a delineare un quadro articolato su varie tonalità di grigio. Ma c’è nel film di Porumboiu, fin dai suoi titoli di testa, un approccio teso alla destrutturazione e alla riflessione interna sui codici del genere (in particolare laddove questi si incentrano sul concetto di verità e di sua mistificazione) che lo rende un’operazione decisamente più colta e raffinata della media dei prodotti di genere.

Non è un caso la presenza frequente, nel film, di immagini cinematografiche a fare da sfondo o contraltare agli eventi del racconto: sempre presente è la riflessione sul potere dell’immagine cinematografica di svelare (o celare) la realtà. Se nel caso di un cinema in cui viene proiettato Sentieri selvaggi di John Ford il personaggio (avvinto dalla magia delle immagini) resta in sala dimenticando il suo stesso ruolo, nel caso di un noir trasmesso in televisione uno sparo simulato finisce per mascherarne uno reale, giocando un ruolo fondamentale nell’evoluzione della trama. Il linguaggio, più in generale, è sempre un elemento di primo piano nell’evoluzione narrativa del film, che sia esso visivo (le immagini cinematografiche e quelle delle telecamere nascoste) o uditivo.

Il gioco di verità/mascheramento che attraversa tutto La Gomera, specie davanti all’occhio sempre presente delle telecamere nascoste che spiano i due protagonisti – fin dal loro primo incontro in un albergo – è la componente che innesca la trama e la sua evoluzione, laddove un rapporto sessuale consumato a favore di telecamera innesca una passione reale, che finisce per far prendere alla trama una direzione diversa. E il sesso in fondo, sembra dirci il regista, non è che un’altra forma – raffinata, pericolosa e giocata su più livelli – di comunicazione reciproca.

L’approccio autoriale de La Gomera non esclude comunque che il film di Corneliu Porumboiu sia anche (e forse soprattutto) un’opera squisitamente e genuinamente popolare, capace di intrattenere con un ritmo sostenuto e praticamente privo di pause, attraversata da un umorismo sempre presente e ben integrato nella trama. La componente grottesca e cinica che sottende a tutto il racconto, restituendo un’umanità in certo qual modo triviale (e per questo tanto più vera) a figure che sono veri e propri topoi del genere, innerva di verità e tridimensionalità un intreccio strutturato in modo perfetto; un plot le cui coordinate sono tanto note, sedimentate attraverso decenni di narrativa e cinema, quanto qui capaci di catturare con stile e mestiere. La coniugazione della migliore autorialità con il racconto popolare e di genere ha trovato, nel film di Porumboiu, una sintesi più che felice.

La Gomera poster locandina

Scheda

Titolo originale: La Gomera
Regia: Corneliu Porumboiu
Paese/anno: Germania, Svezia, Francia, Romania / 2019
Durata: 97’
Genere: Commedia, Noir
Cast: Sabin Tambrea, Catrinel Marlon, George Pistereanu, Rodica Lazar, Agustí Villaronga, Andrei Barbu, Andrei Ciopec, Antonio Buíl, Cristóbal Pinto, David Agranov, István Teglas, Julieta Szönyi, Sergiu Costache, Vlad Ivanov
Sceneggiatura: Corneliu Porumboiu
Fotografia: Tudor Mircea
Montaggio: Roxana Szel
Produttore: Jim Stark, Marcela Ursu, Maren Ade, Dan Wechsler, Jamal Zeinal Zade, Alejandro Arenas, Sean Wheelan, Jonas Dornbach, Janine Jackowski, Olivier Père, Sylvie Pialat, Anthony Muir, Benoît Quainon, Patricia Poienaru
Casa di Produzione: Les Films du Worso, Bord Cadre Films, Komplizen Film, Film i Väst, 42 Km Film

Data di uscita: 27/02/2020

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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