3/19

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Con 3/19, Silvio Soldini costruisce un altro dei suoi ritratti femminili, un personaggio che indaga in sé e nel proprio vissuto dopo il contatto, improvviso e traumatico, con la morte.

Ritratto di donna

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Pochi registi riescono a cogliere l’essenza dell’animo femminile profondamente come Silvio Soldini. Il suo rapporto intimo e costante con l’archetipo della donna è da sempre molto chiaro, tanto da costruire introno a lui infiniti mondi cinematografici che sono il riflesso di quello reale, diventando una cassa di risonanza per grazia, passi delicati e sguardi intensi. Non tutte le femminilità raccontate, però, sono uguali tra di loro, come dimostrato da Camilla, la protagonista di 3/19. Grazie a lei il regista affronta le casualità della vita, i cambiamenti di direzione interiore e il confronto con l’inadeguatezza della propria vita. Non è raro, infatti, trovare delle persone che, pur di non ascoltare se stesse e le proprie fragilità, cercano forza nell’esterno e in una vita freneticamente organizzata.

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Per Camilla il rumore di sottofondo che le permette di non dare spazio alle sue voci interiori è il lavoro, una carriera avviata nel mondo della Finanza e la ricerca costante di rispetto da parte di un ambiente in maggioranza maschile. Tutto, però, può cambiare in un solo secondo. Basta un confronto acceso con un collega, una notte piovosa e la distrazione su di un attraversamento. Nel lasso di tempo che trascorre tra una chiamata al cellulare e l’arrivo di un motorino, tutta un’esistenza può mutare. Nell’impatto e a contatto con l’asfalto, il rumore di sottofondo può cessare improvvisamente, dando spazio a una voce che arriva da lontano e che conduce, passo dopo passo, verso un punto di arrivo lontanissimo da quello di partenza. Ed è proprio in quel lasso di tempo minimo che Soldini s’inserisce con il suo sguardo analitico, eppure dolce e comprensivo. Con pazienza offre alla sua Camilla tutto il tempo di cui necessita per trovare un nuovo percorso e rintracciare il coraggio necessario per affrontarlo. Al termine, per lei come per lo spettatore, c’è solamente la rassicurante incertezza di un nuovo inizio.

L’ignoto potere della morte

3/19 (2021) recensione

Per creare quello che in termini tecnici viene definito twist, ossia l’evento in grado di dare una svolta a tutta la vicenda, Soldini inserisce in 3/19 il più semplice e probabile degli eventi: un incidente con un motorino. Da quest’accadimento casuale, però, innesca una scintilla di cambiamento profondo attraverso il rapporto tra Camilla e la morte di uno dei due ragazzi sul veicolo. Si tratta di un immigrato, le sue generalità sono false, non ha nome, identità. E questo pesa anche e, forse di più, nella morte. Nessuno reclama il suo corpo, perché nessuno sembra riconoscerlo. Un giovane uomo che sembra aver vissuto da solo e nello stesso modo, muore. Questa solitudine agisce su Camilla come una scossa che la spinge a indagare nella propria e a porsi domande su di lui e su se stessa. Nulla di sconvolgente, di eccessivamente drammatico o di realmente detonante. Il cinema di Soldini, in fondo, è fatto di piccoli e impercettibili suoni, di voci sommesse e di tempi dilatati. Tutto riporta sullo schermo la vita o, almeno, l’interpretazione che ne fa il regista.

3/19 (2021) recensione

Per Soldini l’esistenza è come il fluire costante di un torrente. Vivace ma mai tempestoso, delimitato da argini eppure deviato da altre diramazioni. Quest’apparente pacatezza della superficie, però, non deve trarre in inganno. Il racconto della quotidianità o della normalità assume significati eccezionali quando ci si immerge nella profondità della protagonista. Lo stile di Soldini, infatti, vive di una chiara eleganza della forma che, però, non anestetizza o rende superficiale il racconto. In questo caso si affida completamente al volto di Kasia Smutniak e all’apparente imperfezione caratteriale di Camilla. All’inizio del percorso narrativo di 3/19, infatti, la sua freddezza analitica risuona dissonante, quasi fastidiosa tenendo distante lo spettatore. Una caratteristica che Soldini non nega ma cerca ed esalta in lei per rendere ancora più efficace il cambiamento successivo, dissolvendola, alla fine, attraverso un’intrusione ravvicinata della camera da presa. Il regista non lascia spazio alla sua protagonista. Non le concede il tempo di ricomporsi o riafferrare il controllo delle proprie azioni. Senza proferire una sola richiesta evidente, rimane in attesa ravvicinata. Si concede, e concede al pubblico l’immagine intima e veramente in primo piano di una mutazione che, iniziando dall’imprevisto, passa attraverso la sorpresa, la necessità di comprensione, l’assenza di indifferenza per arrivare a riscoprire un dolore che si credeva sopito. L’importante è saper aspettare e riuscire ad afferrare il fascino della normalità.

3/19 (2021) poster locandina

Scheda

Titolo originale: 3/19
Regia: Silvio Soldini
Paese/anno: Italia, Svizzera / 2021
Durata: 120’
Genere: Drammatico
Cast: Francesco Colella, Anna Ferzetti, Giuseppe Cederna, Kasia Smutniak
Sceneggiatura: Silvio Soldini, Doriana Leondeff, Davide Lantieri
Fotografia: Matteo Cocco
Montaggio: Giorgio Garini, Carlotta Cristiani
Musiche: Gianluigi Carlone
Produttore: Elda Guidinetti, Lionello Cerri, Cristiana Mainardi
Casa di Produzione: Amazon Prime Video, Lumière & Co., Ventura Film, SRG SSR Idee Suisse, Vision Distribution, Sky Cinema, RSI Televisione Svizzera
Distribuzione: Vision Distribution

Data di uscita: 11/11/2021

Trailer

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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