UNA FAMIGLIA MOSTRUOSA, VOLFANGO DE BIASI PRESENTA IL NUOVO FRANCHISE DELLA COMMEDIA ITALIANA

UNA FAMIGLIA MOSTRUOSA, VOLFANGO DE BIASI PRESENTA IL NUOVO FRANCHISE DELLA COMMEDIA ITALIANA

Basato sull’incontro tra una famiglia di mostri e una di arricchiti, Una famiglia mostruosa ha lo scopo di rivolgersi a un pubblico famigliare, optando per una comicità fatta più di situazioni che di battute. Parola di Massimo Ghini, Paolo Calabresi e Ilaria Spada.

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La notizia arriva proprio in chiusura dell’incontro con la stampa romana. Una famiglia mostruosa, ultimo film di Volfango De Biasi, con molta probabilità sarà il primo capitolo di una lunga serie. Almeno così spera il regista e la Lucisano Film che, con Rai Cinema e 01 Distribution, sembra credere molto nel progetto tanto da puntare su una lunga serialità. A colpire l’attenzione di produzione e distribuzione è soprattutto il carattere famigliare del progetto che vuole configurarsi come una commedia per famiglie. Ma qual è il cuore narrativo di questo film che vede Massimo Ghini, Lucia Ocone, Paolo Calabresi, Lillo, Ilaria Spada, Cristiano Caccamo ed Emanuela Rei coinvolti in un “conflitto” famigliare sui generis?

Sicuramente la natura soprannaturale di alcuni personaggi. Indubbiamente se hai un padre vampiro, una madre strega e uno zio zombi la vita non è facile. Ma non lo è nemmeno se provieni da una famiglia di cafoni “palazzinari”, il cui unico scopo è il guadagno. Lo sanno perfettamente Adalberto e Luna che, messi di fronte ai genitori dell’altro, provano a trovare un modo per coniugare le loro diversità. Complice uno specchio magico e di una nonna fantasma. Il film sarà in sala dal 25 novembre, distribuito da 01 Distribution con 300 copie.

La famiglia è un luogo naturale dove le diversità si accentuano. In questo caso, però, ci troviamo di fronte ad una situazione veramente particolare e insolita. Nell’incontro tra umani e non, però, chi sono i mostri?
Volfango De Biasi: Credo che ogni famiglia abbia la potenzialità per essere mostruosa. Quello che il film dimostra è che non si conosce veramente il proprio partner fine a quando non si entra nel suo nucleo d’origine. Tutto, poi, è raccontato attraverso una commistione di generi che sono insoliti per il cinema italiano, applicati anche con degli effetti speciali cui la commedia non è abituata.

Volfango De Biasi Una famiglia mostruosa conferenza stampa


Il capostipite della famiglia di mostri è il Conte Vladimir, un vampiro ultracentenario che parla con la stessa cadenza dell’Avvocato Agnelli. Com’è stato costruito il personaggio?
Massimo Ghini: Per il mio personaggio ci siamo ispirati a vari modelli. E non potevamo fare altrimenti, visto che non abbiamo un riferimento italico per la figura del vampiro. Questa, infatti, è legata più a una tradizione anglosassone. Mi sono divertito, dunque, a inventare un personaggio con una dimensione mostruosa ma dentro panni elegantissimi. Il passo successivo, poi, è stato farlo agire in modo naturale senza scimmiottare. Io credo che un personaggio, per quanto assurdo possa essere, ha il diritto di essere interpretato con serietà e fino in fondo. In sostanza ci siamo sentiti liberi nei movimenti ma stando sempre dentro il personaggio.

Altrettanto particolare è il personaggio dello zio che, a causa di una donna umana, ha letteralmente perso il cervello e la parola. Come siete riusciti a definirlo attraverso il suo linguaggio alternativo?
Paolo Calabresi: Da tanto tempo, dopo una carriera di un certo livello, cercavo un modo di perdere la dignità. Grazie a Volfango credo di essere riuscito nell’impresa, avendo interpretato coatti, tatuati, un innamorato di caproni e ora una specie di Frankenstein. A parte gli scherzi, il segreto è di essere credibili in qualsiasi cosa si faccia. Per quanto riguarda il linguaggio, invece, ho attinto ai miei umori più reconditi. Volevo che dietro queste sconclusionate espressioni fonetiche, ci fosse comunque un ragionamento.

Accanto a quella mostruosa c’è anche una famiglia umana che, però, riesce a spaventare molto più dei primi. A quale modello vi siete ispirati?
Ilaria Spada: Considerate che la famiglia “normale” riesce a mettere in difficoltà i mostri che, al loro arrivo, rimangono basiti. Per costruire questo nucleo di cafoni abbiamo preso come riferimenti quegli elementi comuni a tutti e dai quali ognuno vuole prendere le distanze. Il loro unico lato positivo è che sono senza filtri. In loro non c’è nemmeno un briciolo d’ipocrisia.

Per finire, chi sono oggi i veri mostri?
Volfango De Biasi: I mostri sono solo quelli che mirano al loro interesse e gli egoisti che non amano nessuno. La mostruosità è in chi crede di essere sempre nel giusto e discrimina gli altri.

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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