CRY MACHO – RITORNO A CASA

CRY MACHO – RITORNO A CASA

Una figura come quella di Clint Eastwood, nella sua coerenza e nel suo inesausto amore per il cinema e per il racconto per immagini, non può che destare ancor oggi profonda ammirazione: ammirazione confermata da questo Cry Macho – Ritorno a casa, che tuttavia, per alcuni limiti e debolezze strutturali, non può essere annoverato tra i suoi migliori lavori.

Un ritorno e un approdo

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Negli ultimi anni, il cinema di Clint Eastwood si sta spingendo sempre più verso l’essenzialità dei contenuti, verso una “purezza” tematica che sembrerebbe significare (anche) smussamento delle asperità narrative, estrema chiarezza di intenti e limpidezza del messaggio, a rischio di sembrare semplicistico. Non fa eccezione a questa tendenza, e anzi la spinge ancor più in là, quest’ultimo Cry Macho – Ritorno a casa, arrivato in Italia diverso tempo dopo la sua uscita statunitense, accompagnato da pareri più contrastanti del solito già rimbalzati da oltreoceano. C’è da capirli, i detrattori: rispetto al recente Il corriere – The Mule (sappiamo che in mezzo c’è stato l’ancor più recente Richard Jewell, ma il film del 2018 resta il modello più tematicamente vicino a quest’opera), il nuovo film di Eastwood è ancor più semplice, diretto, narrativamente scarnificato. Anche patetico, se vogliamo (ovvero basato sul pathos), ma che male c’è? La storia di una riconciliazione familiare, e della redenzione di un vecchio uomo con alle spalle un passato di dolore e alcolismo, non può che portare con sé un certo (notevole) quantitativo di patetismo. Ben venga. E ben venga il tardivo adattamento di una storia (il romanzo omomimo di N. Richard Nash) concepita in un’altra epoca, ma talmente essenziale da risultare priva di una qualsiasi dimensione temporale.

La semplicità della base di partenza

Cry Macho - Ritorno a casa recensione

Lo spunto di Cry Macho – Ritorno a casa è molto semplice: ritiratosi da tempo dall’attività, l’anziana ex star del rodeo Mike Milo viene reclutata dal suo ex capo Howard Polik per riportare a casa dal Messico suo figlio, il tredicenne Rafo. Il ragazzo sembra essere diventato uno sbandato, abbandonato a se stesso da sua madre, a sua volta instabile e dedita all’alcol. Mike avrà il compito di ritrovarlo e ricondurlo a casa, spiegandogli che suo padre si vuole riconciliare con lui ed è disposto a lasciargli parte delle sue proprietà. Mike, che ha un vecchio debito di riconoscenza verso Howard, accetta il compito: tuttavia, una volta giunto sul posto, l’uomo troverà un ragazzino molto diverso da quello che aveva immaginato, imprigionato in un mondo adulto che non sembra capace (e neanche granché interessato) a dargli il giusto supporto per la sua crescita.

Il vecchio e il bambino

Cry Macho - Ritorno a casa recensione

Ascolta “Clint Eastwood e il suo Cry macho brillano assieme a Caro Evan Hansen” su Spreaker.

Proprio giustapponendo i personaggi di Mike e Rafo (gli “altri”, in questo film, hanno un peso in fondo secondario) si vede la doppia valenza in cui può essere visto Cry Macho – Ritorno a casa, quella di romanzo di formazione per il giovanissimo co-protagonista, e di storia di riscatto e redenzione per un uomo nell’autunno della sua vita. Una doppia dimensione che, presa in sé, risulta limpida, diretta ed efficace, e che nei suoi sviluppi non può che ricordare un altro film di Clint Eastwood, il riuscito e sottovalutato Un mondo perfetto. Dall’incontro dell’anziano Mike col ragazzino (l’esordiente ed espressivo Eduardo Minett) ci si aspetta quasi di default una durezza e una difficoltà di comprensione che la storia subito smentisce: coerentemente col suo personaggio, Eastwood sembra desideroso di accorciare subito tutti i passaggi intermedi dell’incontro tra i due, di concentrarsi sull’empatia stabilita tra i due personaggi, e di esplorare una fragilità (nella figura di Rafo) che qui appare subito evidente. Che il vecchio e il bambino fossero destinati a diventare amici, in fondo, uniti da un’identica inadeguatezza ai rispettivi mondi, si sapeva fin dall’inizio. Quindi, perché darsi pena di allungarne l’avvicinamento? Meglio concentrarsi sui suoi sviluppi.

Nuovi legami

Cry Macho - Ritorno a casa recensione

La parte più riuscita di Cry Macho – Ritorno a casa risulta essere quella in cui i due protagonisti sostano a casa di Marta, la ristoratrice messicana che immediatamente li prende in simpatia, e che con loro stabilisce un embrione di famiglia. Qui, il regista/protagonista viola tutte le regole del road movie, dilatando oltremodo una frazione statica, e narrativamente (in apparenza) poco funzionale alla storia. Eppure, proprio quella frazione risulta essere quella più sincera dell’intero film, che mostra da un lato l’ironia ormai garbata, poco incline ai conflitti, attraverso cui l’anarco-individualista (e destrorso) Eastwood si prende gioco delle istituzioni (il minaccioso sceriffo non è che un uomo debole, succube di una moglie che gli intima di curare il cane di famiglia, altrimenti saranno guai); e attraverso cui il regista delinea un’idea di famiglia ben poco convenzionale, in cui i legami affettivi stabiliti on the road, multietnici e multiculturali – alla faccia di un presunto razzismo, che della poetica del regista non ha mai fatto parte – contano (quasi) quanto quelli di sangue. Legami che, per i due protagonisti, saranno ugualmente destinati a lasciare il segno.

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Quando lo sfondo non convince

Cry Macho - Ritorno a casa recensione

Tanto “piccolo” ed essenziale nella narrazione quanto bello da vedere nella sua componente da road movie, che lo ricollega a una lunghissima tradizione del cinema americano, nonché ai già citati Un mondo perfetto e Il corriere – The Mule, Cry Macho – Ritorno a casa (il titolo originale si riferisce al nome del gallo da combattimento di Rafo, metafora di uno spirito guerriero che il ragazzo conosce solo superficialmente) diventa più debole laddove cerca di esplorare il background familiare del giovane protagonista, specie nella delineazione dei personaggi – appena abbozzati – dei suoi genitori. Poco convince l’assenza di conflittualità che accompagna la rivelazione posta a circa tre quarti della storia (seguita a un dialogo telefonico tra il personaggio di Mike e quello del suo vecchio amico); poco convince la madre di Rafo interpretata da Fernanda Urrejola, sorta di villain che resta sullo sfondo, manovratrice di scagnozzi che la sceneggiatura ridicolizza a più riprese, non si sa quanto consapevolmente. Sembra quasi che Eastwood volesse dirigere una sorta di commedia familiare sui generis, restando incastrato nella pur presente forma del thriller più per necessità che per reale convinzione. La debolezza dell’aspetto conflittuale della vicenda finisce per farsi sentire un po’ troppo. Ragione, quest’ultima, che impedisce a Cry Macho – Ritorno a casa di essere annoverato tra le opere più riuscite di Clint Eastwood, malgrado l’innegabile fascino che, ancora una vota, emana dalla coerenza di un cineasta novantunenne ancora non domo di cinema e di storie.

Cry Macho - Ritorno a casa poster locandina

Scheda

Titolo originale: Cry Macho
Regia: Clint Eastwood
Paese/anno: Stati Uniti / 2021
Durata: 104’
Genere: Drammatico, Thriller, Western
Cast: Clint Eastwood, Abiah Martinez, Ana Rey, Cesia Isabel Rosales, Dwight Yoakam, Eduardo Minett, Elida Munoz, Fernanda Urrejola, Horacio Garcia Rojas, Ivan Hernandez, Jorge-Luis Pallo, Juan Mendoza Solis, Lincoln A. Castellanos, Marco Rodríguez, Natalia Traven, Paul Lincoln Alayo, Ramona Thornton, Rocko Reyes, Sebestien Soliz
Sceneggiatura: N. Richard Nash, Nick Schenk
Fotografia: Ben Davis
Montaggio: Joel Cox, David S. Cox
Musiche: Mark Mancina
Produttore: Holly Hagy, Albert S. Ruddy, Clint Eastwood, Jessica Meier, Tim Moore
Casa di Produzione: Ruddy Productions, Warner Bros., Malpaso Productions
Distribuzione: Warner Bros.

Data di uscita: 02/12/2021

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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