7 DONNE E UN MISTERO, UN CAST TUTTO AL FEMMINILE PRESENTA L’ULTIMO FILM DI ALESSANDRO GENOVESI

7 DONNE E UN MISTERO, UN CAST TUTTO AL FEMMINILE PRESENTA L’ULTIMO FILM DI ALESSANDRO GENOVESI

Margherita Buy, Luisa Ranieri, Micaela Ramazzotti, Benedetta Porcaroli , Diana Del Bufalo, Sabrina Impacciatore e la new entry Ornella Vanoni portano sul grande schermo 7 donne e un mistero, nuova rivisitazione della piece teatrale di Robert Thomas, con un tocco tutto italico.

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Prendete una villa nella zona di Monteverde a Roma, arredatala con un gusto dichiaratamente art deco, immergetela in una bufera cinematografica nonostante sia il 23 agosto e, poi, chiudete al suo interno ben sette donne. Cosa credete possa accadere? Secondo il regista Alessandro Genovesi si ottiene un’armonia inaspettata in cui le diverse personalità si accordano per uno scopo finale. E, effettivamente, il film 7 donne e un mistero, prodotto da Wildside e distribuito dal 25 dicembre grazie a Warner Bros, chiama in causa le migliori attrici del panorama italiano per costruire un film in cui il genere giallo e quello della commedia si contaminano l’un l’altro.

Margherita Buy, Luisa Ranieri, Diana Del Bufalo, Micaela Ramazzotti, Sabrina Impacciatore, Benedetta Porcaroli e Ornella Vanoni, vera rivelazione comica di questa esperienza, portano sullo schermo una rivisitazione dalla piece teatrale Huit femmes di Robert Thomas, già reinterpretata da Francois Ozon nel 2002. Tra la pellicola francese e quella realizzata da Genovesi, però, esistono delle piccole e fondamentali differenze. Prima di tutto l’ambientazione temporale è diversa. Dagli anni cinquanta, infatti, si è tornati indietro fino agli anni trenta. In secondo luogo, poi, le parti musicali sono sparite, visto che erano state inserite da Ozon come una personale interpretazione di regia.

Per finire, all’appello manca una donna. Nella piece come nel film, le protagoniste chiamate a risolvere il mistero della morte dell’unico uomo sono otto. Nella visione di Genovese, invece, diventano solamente sette. All’appello manca Madame Chanel, cuoca e governante della casa. Al suo posto, il regista e la sceneggiatrice Lisa Nur Sultan hanno preferito utilizzare un personaggio unico, capace di racchiudere le sue caratteristiche e quelle della giovane cameriera Louise. In questo modo si è cercato di imprimere un’impronta e un carattere personale per una commedia dal retrogusto noir pronta a intrattenere durante le prossime feste. Di tutto questo hanno parlato durante la presentazione alla stampa romana le protagoniste, fatta eccezione di Diana del Bufalo e Ornella Vanoni, assenti giustificate per motivi di lavoro la prima e a causa di un piccolo incidente la seconda, insieme al regista Alessandro Genovesi.

Il riferimento alla piece teatrale e al film realizzato da Francois Ozon è inevitabile. Come hai lavorato per rendere questa storia personale e diversa?
Alessandro Genovesi: Ho cercato di costruire un mondo del passato magico e che ora non esiste più. In questo senso, dunque, ho voluto realizzare una sorta di viaggio, indirizzando tutte le energie narrative verso il divertimento. In fondo siamo stati fortunati a essere immersi in una scenografia così bella, con dei costumi di grande eleganza e una atmosfera d’altri tempi. Oltre a questo, poi, sono stato affiancato da interpreti capaci di mettersi in gioco con ironia. Ognuna di loro è stata scelta in base alla bravura. Non potevano esserci veramente altri elementi validi, visto che volevo realizzare un film molto recitato in cui le sinergie e i rapporti tra le diverse parti erano importanti.

Come vi siete confrontate con questa esperienza collettiva, in cui mettere in evidenza le sfaccettature e le differenze del mondo femminile?
Sabrina Impacciatore: È stata un’esperienza che non dimenticherò mai. All’inizio ero terrorizzata ma, per me, questa non è una novità. Sono sempre sconvolta dalla paura prima di iniziare un nuovo progetto. In questo caso, però, c’era anche un’altra variante. Come avremmo reagito su di un set totalmente al femminile? Prima ci siamo studiate reciprocamente, com’è normale, poi la nostra relazione ha cominciato a crescere andando sempre più verso la complicità. E nel gioco comune e nella risata abbiamo trovato le basi per un legame che dura ancora oggi. Basti pensare che abbiamo creato una chat, il cui nome cambia ogni settimana, in cui ci sentiamo e ci confrontiamo su ogni aspetto delle nostre vite.
Margherita Buy: Per me si è trattato di un’esperienza surreale. Caratterialmente sono una solitaria ma in questa convivenza forzata la quotidianità con tante donne mi ha fatto bene. È stata anche un’occasione per osservare e confrontarmi, anche con il lavoro delle altre.
Luisa Ranieri: Io non ero spaventata. Anzi, ho pensato subito che fosse bello trovarsi sul set tra donne. Sapevo di avere delle professioniste accanto a me con cui trovare una sintonia. C’è voluto poco tempo per raggiungere questo risultato. Dopo una settimana, infatti, abbiamo fatto subito lavoro di squadra, confrontandoci sulle battute e su come interpretare i nostri personaggi. Credo che le donne si siano evolute rispetto al passato, evitando di entrare in competizione a prescindere. Sarà anche per questo che ci siamo trovate su di un piano emotivo.

7 donne e un mistero conferenza stampa

Ogni personaggio del film, almeno all’inizio, sembra essere alle prese con un rancore e il desiderio di vendetta. Che tipo di rapporto avete con questo sentimento?
Sabrina Impacciatore: Io non serbo mai rancore. Per questo non concepisco mai nessuna idea di vendetta. L’unica cosa che non dimentico è il tradimento dell’anima ma, in quel caso, smetto di investire emotivamente sulla persona che mi ha deluso.
Margherita Buy: Io sono vendicativa per pochi secondi, poi non riesco a concretizzare nulla. Però ho fatto caso che, per chi mi ha ferito, poi la vendetta arriva sempre da sola. Quindi la penso molto aspettando che arrivi.
Luisa Ranieri: Io credo che le nostre sette donne non siano alla ricerca di una vendetta. Il film e i suoi personaggi, infatti, non fanno altro che scoprire i nodi delle famiglie, mettendo in evidenza tutto ciò che non si dice all’interno dei rapporti.
Benedetta Porcaroli: La famiglia è il vero macrotema. Il film, infatti, ci dà la possibilità di accettare anche la difficoltà della famiglia e le differenze caratteriali che ci mettono in difficoltà nonostante l’amore.

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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