MONICA BELLUCI, ZOE MASSENTI E FABIO DE LUIGI CI RICORDANO CHE LA BEFANA VIEN DI NOTTE

MONICA BELLUCI, ZOE MASSENTI E FABIO DE LUIGI CI RICORDANO CHE LA BEFANA VIEN DI NOTTE

Dopo il successo del primo capitolo, torna una nuova avventura della Befana diretta da Paola Randi. In questo La Befana vien di notte II – Le origini, però, si torna indietro in un passato lontano tra magie e misteri.

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Vi siete mai chiesti da dove viene la Befana? Sicuramente si sono posti questa domanda gli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Menotti, insieme alla regista Paola Randi. La risposta a questo interrogativo vi stupirà, visto che l’hanno trovata niente meno che su Tik Tok e Instagram. A essere più precisi, leggenda vuole che Guaglianone, durante un giro sui social, si sia imbattuto nella romanità della giovanissima Zoe Massenti. Di lei l’hanno colpito gli undicimila followers, conquistati grazie a una simpatia e spontaneità tutta verace. Così, dopo vari provini, Zoe ha conquistato di diritto il cappello e la scopa da Befana per un prequel dall’anima fantasy, La Befana vien di notte II – Le origini. Forti del successo ottenuto con un primo capitolo dal sapore epifanico, gli autori hanno deciso di puntare su una seconda avventura dove, però, il senso di magia e d’impossibile viene amplificato da un’ambientazione storica antica tra streghe, persecuzioni e pozioni magiche. In questo contesto, poi, si collocano Monica Bellucci, nei panni della bizzarra Dolores, dolce e potente fattucchiera, e Fabio De Luigi in quelli del Barone De Michelis, un piccolo uomo fragile e incattivito.

Attenzione, però, la giovane Paola, destinata per nascita a diventare la Befana, è lontana anni luce dalla vecchina che conosciamo bene e che, nonostante il suo aspetto un po’ inquietante, dispensa dolci e regali ai bambini. Prima di scoprire la magia dentro di se, infatti, quest’orfana furba e fin troppo scaltra ha un solo scopo: rincorrere il proprio interesse. Ovviamente, passo dopo passo, guidata da Dolores, imparerà a capire il potenziale nascosto dentro di se. Da quanto detto fino a questo punto, dunque, è chiaro che il film, prodotto da Lucky Red e distribuito da 01 Distribution, è un prodotto destinato a riportare in auge quello che viene definito cinema per famiglie. Riuscirà a competere con tutte le pellicole in uscita durante le feste di Natale? Sarà possibile rispondere a questa domanda dal 30 dicembre in poi, quando la pellicola sarà al cinema con 400 copie. Per ora scopriamo gli intenti e le aspettative grazie al cast, agli sceneggiatori e alla regista Paola Randi.

Come già accaduto con Tito e gli alieni, anche in questo film gli effetti speciali sono presenti e necessari per definire lo svolgimento della storia. Solitamente come ti trovi a gestire questo elemento tecnico?
Paola Randi: Il mio rapporto con gli effetti speciali è ottimo. A dire il vero sono una grande appassionata. Considerate che fin da bambina ero una fan di Rambaldi, il papà di E.T., e attendevo con grande trepidazione l’uscita di Star Wars. Questo vuol dire che da sempre sono stata affascinata dall’incredibile capacità del cinema di raccontare l’impossibile. Quando, poi, ti confronti con una sceneggiatura come quella scritta da Guaglianone e Menotti, capisci che puoi giocare con la fantasia in modo incredibile.

Parlando proprio di sceneggiatura, nonostante il successo ottenuto dal primo capitolo, avete deciso di spostare la narrazione in un passato di fantasia, non rispettando la consecutio narrativa. Da cosa è dipesa questa scelta?
Nicola Guaglianone: Onestamente siamo sempre stati restii a realizzare dei sequel. Nonostante le molte richieste per un secondo capitolo di Lo chiamavono Jeeg Robot, infatti abbiamo sempre rifiutato. In questo caso, però, la storia è stata pensata come una sorta di prequel nato dalla nostra convinzione che dietro la figura della Befana ci fosse ancora molto da dire. Stabilito questo, poi, abbiamo pensato che sarebbe stato interessante mostrare l’evoluzione del personaggio. In fondo noi avevamo a disposizione il suo punto di arrivo, ossia quello di vecchina amorevole nei confronti dei bambini, ma non avevamo idea quale fosse quello di partenza. Per rendere la narrazione interessante, dunque, non c’è nulla di meglio che metterla a confronto con una personalità di partenza completamente all’opposto. Seguendo questa scia abbiamo costruito una vicenda basandola sulla dicotomia tra altruismo ed egoismo. Per questo la giovane Paola, prima di diventare la Befana, non è altro che una ladruncola egoista concentrata solo su se stessa. Fino a quando non la coinvolgiamo in un viaggio verso la scoperta di se.

La Befana vien di notte II – Le origini trailer

Dopo aver interpretato una bellissima strega nei I fratelli Grimm, è tornata a vestire i panni di un personaggio magico. In che modo, però, la smemorata Dolores si differenzia dalla prima esperienza?
Monica Bellucci: Una strega così non l’ho mai interpretata prima di oggi. Dolores, infatti, è una donna che riflette sul passaggio e il cambiamento. D’altronde la forza del film è rappresentata dal risvolto psicologico dei personaggi. Dolores è una strega molto umana e penso che questa dualità tra fantasia e umanità rappresenti un arricchimento per tutta la vicenda, rendendo accessibile anche l’impossibile.

Dolores è una guida affettiva molto importante per la giovane Paola, aprendola a un’interpretazione più generosa della vita. Questo può essere applicato anche a un’attualità dove il singolo è sempre più concentrato su se stesso?
Monica Bellucci: Dolores è una madre e costruisce con Paola un rapporto allo stesso tempo di protezione e amicizia. Personalmente io credo che nel legame affettivo tra madre e figlia, si debba costruire anche una sorta di amicizia. Grazie a quest’educazione all’intimità e alla collaborazione, riusciamo a crescere come donne. Oggi ci troviamo in un periodo storico particolare in cui possiamo insegnare alle più giovani l’importanza della comunicazione e della libertà personale. Quello che ci troviamo ad affrontare, infatti, è un mondo nuovo che si sta affacciando dolcemente e lentamente, ma con costanza.

Nel film mostri dei lunghi capelli bianchi e qualche ruga in evidenza. È stato difficile accettare e confrontarsi con questo invecchiamento cinematografico?
Monica Bellucci: Per un’attrice non è semplice fare dei passaggi. Bisogna trovare delle occasioni in cui è possibile staccarsi dalla necessità di un certo immaginario estetico per raccontare dell’altro che sia concentrato sul personaggio. Così, quando cambi fisicamente, per il normale procedere dell’età, è possibile accedere a ruoli cui non sarebbero stati accessibili prima. In fondo, ci sono anche delle cose belle nel tempo che passa.

La Befana vien di notte II conferenza stampa

La giovane Befana ha il volto di Zoe Massenti, per la prima volta sul grande schermo. Come sei arrivata alla recitazione?
Zoe Massenti: In realtà è qualche cosa con cui ho sempre desiderato confrontarmi. Fin da bambina recitavo le battute dei film da sola nella mia stanza. Mi vergognavo troppo per farlo davanti agli altri. Poi mi sono fatta coraggio e ho iniziato a seguire dei corsi di recitazione. Alla fine, è arrivata la chiamata di Guaglianone. Mi aveva visto sui social e voleva che partecipassi ai provini. L’ho fatto ed eccomi qua.

Fabio De Luigi, dopo Gli uomini d’oro torni a vestire i panni di un cattivo. Si tratta, però, di un personaggio di fantasia quasi buffo nelle sue esternazioni. Cosa pensi di lui?
Fabio De Luigi: Il Barone De Michelis è un cattivo da favola con delle fragilità evidenti. Ogni personaggio, infatti, ha un suo racconto umano. Per questo è evidente che ci troviamo davanti a un uomo che ha delle frustrazioni sia per il suo discutibile aspetto fisico che per la condizione affettiva che lo tormenta. Oltre a non essere particolarmente amato dai suoi genitori, piange anche la misteriosa morte della moglie Bettina. Per tutti questi motivi, scarica la propria ansia con una cattiveria esagerata nei confronti delle streghe, che crede siano la causa della sua vedovanza.

Quale caratteristiche del vostro personaggio vi ha conquistato maggiormente?
Zoe Massenti: Di Paola amo il fatto che riesce sempre a sorprendere. Quando si presenta un problema riesce a trovare una soluzione alternativa che non ti aspetti.
Fabio De Luigi: Come ho già accennato, provo tenerezza per il connubio di cattiveria e fragilità che definiscono così bene il personaggio del Barone De Michelis.
Monica Bellucci: Di Dolores amo follemente la magia che avvolge la sua vita. Noi attori, però, siamo fortunati. Possiamo lavorare con la magia e provare a volare alto. Quando vedo un film che mi tocca nel profondo, sono consapevole che ha avuto la capacità di cambiare qualche cosa. Credo fermamente che il cinema, in qualche modo, abbia la capacità di curare i mali, offrendoci la possibilità di sognare ed evolvere. Onestamente spero che questa magia possa continua a lungo.

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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