VENUS E SERENA WILLIAMS, NATE PER VINCERE

È in uscita nelle nostre sale Una famiglia vincente - King Richard, biopic sportivo che racconta l'ascesa delle tenniste Venus e Serena Williams, sotto l'ala del loro discusso padre Richard. Un'occasione, l'uscita del film, per ripercorrere il percorso sportivo e familiare delle due, tra i molti trionfi, le ombre e le pur presenti cadute.
Quando il successo è un affare di famiglia
Qualsiasi genitore sogna per i propri figli un futuro migliore del proprio, caratterizzato da successo, approvazione e, ovviamente, stabilità finanziaria. Si tratta, in effetti, di una reazione naturale dettata dall’amore per la propria prole. Sentimenti che, però, a Richard Williams, padre delle campionesse di tennis Venus e Serena, sono sfuggiti un po’ di mano. A dimostrarlo non è tanto il film Una famiglia vincente – King Richard, in uscita nelle sale il 13 gennaio e interpretato da Will Smith, quanto alcuni particolari biografici di queste ragazze straordinarie destinate all’eccellenza ancor prima di nascere. Si, avete capito benissimo. Leggenda vuole che, guardando in televisione un torneo e scoprendo che il vincitore era riuscito a portare a casa un assegno di quarantamila dollari in soli quattro giorni, la guardia giurata Williams decise che i propri figli sarebbero diventati delle star assolute di questo sport. Per rendere ancora più concreta la sua idea, poi, preparò un piano d’azione dettagliato in ben settanta pagine. Peccato che, però, le sue due ragazze erano ancora ben lontane dall’emettere il primo vagito, figuriamoci vincere una prova del Grande Slam.

Tutto questo, dunque, rende le reali intenzioni di Richard Williams sicuramente più personali e concrete di quanto si sia fatto credere fino a questo punto. Una certa mitologia famigliare, che Venus e Serena hanno contribuito a scrivere anche grazie al libro Nel nome del padre, lo tramanda sicuramente come una personalità meno interessata al guadagno e più concentrato su questioni di principio universali come la lotta al razzismo e l’equiparazione di atleti di colore all’interno di un ambiente sportivo storicamente praticato da una certa elite. Quale sarà la realtà? Sicuramente la verità si trova nel mezzo, come spesso accade. Senza alcun dubbio, la prospettiva di una ricchezza ottenuta a suon di ace deve aver rafforzato anche la convinzione delle sue lotte sociali. Qualunque siano state le motivazioni, comunque, è un dato di fatto che Venus e Serena sono diventate delle protagoniste assolute del tennis mondiale, riuscendo a dimostrare a tutti i ragazzi “svantaggiati”, economicamente e socialmente, che è possibile uscire dal ghetto per conquistare il proprio posto nel mondo. Prima di raccontare un successo definito dai record e dalle vittorie ottenute, dunque, vale la pena riavviare questa storia dal punto di partenza; ossia dal ghetto di Compton a Los Angeles.
Sognando un Grande Slam

Nel corso dei vent’anni di attività sui campi da tennis internazionali, le sorelle Williams hanno conquistato, in due, 121 tornei e trascorso 300 settimane ben salde al primo posto del ranking mondiale. Queste poche cifre, dunque, le inseriscono di diritto nel privatissimo club delle atlete che hanno vinto di più al mondo durante la loro carriera. Ma come ha avuto inizio questo lungo tragitto dorato? All’inizio non c’erano sicuramente clamori e successi ma solo una totale abnegazione, spronata anche dal più determinato Richiard Williams. Venus e Serena, nate a solo un anno di distanza l’uno dall’altra, dunque, erano delle ragazzine di colore che, non godendo di una condizione economica favorevole, lottavano per afferrare un futuro migliore. E lo hanno fatto nei campi da tennis del loro quartiere dove il fair play tipico di Wimbledon non era certo di casa.
Sempre citando i racconti leggendari ormai costruiti intorno alla loro ascesa sportiva, si ricorda che le future campionesse si allenavano strenuamente su di un campo pericolosamente disseminato dalle siringhe dei tossicodipendenti e non era raro sentire la detonazione di spari durante le loro lunghe e quotidiane sessioni di lavoro. La stessa sorella maggiore Yetunde, figlia di una prima relazione della madre, rimarrà vittima di uno scontro a fuoco lungo le strade di Compton per puro errore. Un evento drammatico che s’inserisce, come una detonazione improvvisa, tra i successi ottenuti da Venus e Serena nel 2003. Allo stesso tempo, però, racconta molto del mondo dal quale queste due ragazze sono riuscite ad affrancarsi grazie a un talento forgiato dalla volontà del padre e dalla loro cieca abnegazione.
Sorelle rivali

Venus e Serena, dunque, sono state destinate allo stesso percorso. E certamente non per assicurarsi una seconda possibilità nel caso la prima fallisse la scalata al successo. Nei sogni di Richard Williams, infatti, entrambe le sue ragazze dovevano dominare la scena. E poco importava se questo avrebbe creato un’inevitabile rivalità tra le due. La prima che fa il suo esordio sui court internazionali è Venus, meglio conosciuta anche come la Venere nera. Muove i primi passi nel 1995, ma il suo nome sale alle cronache sportive due anni dopo quando, agli US Open, arriva alla finale a soli 17 anni. A fermare la sua corsa, in quel caso, è Martina Hingis, battendola in modo piuttosto netto. Ma si tratta di un’empasse momentanea. Dall’anno successivo, infatti, inizia quello che viene definito come il dominio Williams.
Nel 1999, però, entra in gioco anche Serena, The Queen per gli amanti del tennis. In quell’anno, infatti, sul cemento diventa imbattibile e perfeziona l’impresa della sorella. In parole povere vince gli US Open, la sua prima prova del Grande Slam. Da quel momento le due sorelle hanno incrociato le racchette più di una volta con risultati altalenanti dall’una e dall’altra parte. Entrambe, però, sono riuscite a raggiungere la prima posizione mondiale, anche se il loro dominio non è durato mai troppo a lungo. La sensazione è che, nonostante i molti successi, le cadute che hanno vissuto e i periodi di crisi narrino un sottotesto meno sfavillante di quanto possa sembrare. Qui, due ragazze diventate ormai donne, devono fare i conti ancora con i sogni e le aspettative dei loro genitori, mostrando e continuando a nutrire un talento poco naturale e molto costruito.