LET’S KISS – FRANCO GRILLINI, STORIA DI UNA RIVOLUZIONE GENTILE

Distribuito in sala quale evento speciale, dal 31 gennaio al 2 febbraio, Let’s Kiss – Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile racconta un uomo e la sua idea di attivismo, aderendovi anche nei toni. Il risultato è uno spaccato forte ed efficace, non solo di una comunità e di un suo portavoce, ma anche del suo poco indagato rapporto con la società italiana, nel suo ultimo quarantennio di storia.
I colori di una rivoluzione
È possibile che esista una “rivoluzione gentile”? Il movimento per i diritti LGBTQ+, negli ultimi decenni, si è attivato per dimostrare che – almeno nel campo dei diritti civili – l’idea di una rivoluzione che passi per parole d’ordine come empatia, affettività e riconoscimento del valore dei sentimenti, è qualcosa di non solo attuabile, ma persino auspicabile. Proprio intorno alla magmatica realtà della comunità LGBTQ+ italiana, e a uno dei suoi più noti rappresentanti, si snoda la narrazione di questo Let’s Kiss – Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile: un documentario che nello stesso titolo integra un po’ il programma politico, e la stessa idea di attivismo, dell’uomo che ne è oggetto. La figura di Grillini, tra i primi attivisti gay italiani, ma anche politico organico alla sinistra che fece dialogare movimento operaio e mondo omosessuale, viene ricostruita dal film di Filippo Vendemmiati in una continua alternanza di pubblico e privato, dall’infanzia del personaggio nelle campagne di Pianoro, vicino Bologna, agli inizi della militanza politica fino all’attivismo gay e alle battaglie più recenti (legge Giovanardi e unioni civili). La narrazione della vita dell’uomo diventa inevitabilmente uno spaccato sociale e politico di aspetti poco indagati della società e della cultura italiana dell’ultimo quarantennio.
Un altro libertino

Il documentario diretto da Vendemmiati (regista che con È stato morto un ragazzo, sul caso Aldrovandi, aveva indagato un altro, ben più cupo pezzo di storia italiana) ricostruisce la figura di Grillini partendo da brevi cenni alla sua infanzia e adolescenza; lo fa relativizzando in primis un mito che vorrebbe necessariamente distanti, e non comunicanti, la realtà culturale in cui si forma il giovane Franco (prima la famiglia comunista dell’Emilia rurale, poi il movimento studentesco degli anni ‘70) e quella ricerca personale, tra indagine privata e voglia di riconoscimento pubblico, che ne caratterizzò il percorso formativo e politico.
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Franco Grillini, nella figura che la sua stessa voce fuori campo ci restituisce – accompagnata dalle immagini di lui che torna sui luoghi del suo passato – praticamente mai appare come individuo emarginato o estraneo al suo ambiente, a partire dal racconto della sua infanzia e adolescenza; Franco è prima bambino curioso e “ribelle al contrario” (che si avvicina alla chiesa per reazione alla sua formazione comunista, per poi allontanarsene una volta rilevatane la carica repressiva); poi adolescente popolare, e infine universitario impegnato e consapevole. Il suo attivismo gay, da quello storico 1982 in cui fonda il primo circolo di cultura omosessuale al cassero di Porta Saragozza, appare come il logico sbocco di un percorso piuttosto che come una rottura. La sua figura è quella di un gioioso esploratore, di sé e della realtà. Uno che al muro contro muro preferisce la risata, un’ironia pungente ma mai sgarbata, col tranquillo invito a venire a scoprire il proprio mondo. “Tu non sei gay, sei un libertino”, racconta di essersi sentito dire in un passaggio del documentario. “No, io sono proprio gay”, risponde lui. Ma a ben vedere le due cose non sono in contraddizione l’una con l’altra.
Agire positivo

Filippo Vendemmiati dà a Let’s Kiss – Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile la struttura di un classico documentario biografico, in cui a parlare – e a guidare lo spettatore all’interno della sua narrazione – è proprio il soggetto ritratto. Franco Grillini è sempre al centro del quadro, nella sua figura attuale che non nasconde i segni della malattia (il mieloma che gli è stato diagnosticato negli ultimi anni, che lo costringe a muoversi spesso con sedia a rotelle o deambulatore) ma al contrario li esibisce con quell’orgoglio quieto che ne costituisce lo stile comunicativo. Proprio la condizione attuale, nell’ultima parte del documentario, viene riconosciuta dallo stesso Grillini come ulteriore motivo di attivismo: lui stesso, ricordando la tragedia dell’AIDS – a cui il film dedica alcuni dei passaggi emotivamente più pregnanti – trova un filo rosso tra l’urgenza di fare informazione e prevenzione in anni in cui il virus trovava nel pregiudizio il suo più forte alleato, e la necessità di rompere il muro di silenzio che circonda tuttora la condizione di molti malati di tumore. Quel silenzio che ancora, nel 2022, porta persino alla paura di chiamare la patologia col suo nome (viene evidenziato come locuzioni come “brutto male” restino tuttora molto in uso); quasi che la cancellazione dal vocabolario, per una sorta di “pensiero magico” troppo radicato nella mentalità corrente, possa portare a una scomparsa del problema. Proprio in questo continuo ripensarsi, e nella traduzione di occorrenze potenzialmente drammatiche – quali una patologia – in nuova spinta all’azione, sta uno degli aspetti più interessanti (e qui meglio colti) del personaggio.
Il realismo gioioso

In ogni caso, e a dispetto di una frazione finale in cui l’aspetto emotivo del racconto sale alla ribalta (parallelamente alla narrazione di alcune dolorose vicende familiari del personaggio), Let’s Kiss – Franco Grillini, storia di una rivoluzione gentile resta un’opera all’insegna dell’ottimismo: un documentario impregnato di una realistica gioia che – anche tramite le immagini dei Pride, manifestazioni di cui viene sottolineato l’aspetto “libertino” e fantasioso, più che volutamente provocatorio – vuole contagiare lo spettatore e sottolineare che, faticosamente, l’ottimismo della volontà può portare a dei risultati. Non a caso, il documentario sceglie di mettere tra parentesi la sconfitta del ddl Zan (richiamata solo in un breve passaggio, attraverso una voce alla radio) evidenziando piuttosto le vittorie del movimento, culminate col riconoscimento, nel 2016, del diritto alle unioni civili. La “rivoluzione gentile”, come lo stesso Grillini tiene a sottolineare nel finale, c’è sicuramente stata: sicuramente una rivoluzione perfettibile, certo la base di partenza per un processo tuttora in corso (e forse tale da non concludersi mai davvero concluso), ma i cui conseguimenti non possono comunque essere negati. Una chiusura in linea col tono di un’opera che, visivamente impregnata di quei colori arcobaleno che sono emblema della comunità, vuole tradurre quell’impianto visivo in un preciso mood. Un risultato raggiunto, con coerenza ed efficacia espressiva.

Scheda
Titolo originale: Let’s Kiss
Regia: Filippo Vendemmiati
Paese/anno: Italia / 2022
Durata: 78’
Genere: Documentario
Cast: Franco Grillini
Sceneggiatura: Filippo Vendemmiati, Donata Zanotti
Fotografia: Carlotta Cicci, Simone Marchi, Stefano Massari
Montaggio: Stefano Massari
Musiche: Paolo Fresu
Produttore: Paolo Rossi Pisu, Cinzia Salvioli
Casa di Produzione: Genoma Films, Albedo Productions
Distribuzione: Genoma Films
Data di uscita: 31/01/2022