IL MALE NON ESISTE

IL MALE NON ESISTE

Dopo aver vinto l’Orso d’Oro al Festival di Berlino, il film di Mohammad Rasoulof Il male non esiste arriva sugli schermi, per offrire un racconto pulito ed essenziale sui tormenti e le scelte dei singoli di fronte alle imposizioni di una dittatura che non si fa scrupoli a trasformare i suoi ragazzi in esecutori di pene capitali.

L’importanza di un no

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Nel 1963 Anna Harendt pubblicò un libro destinato a fare molto scalpore tra i suoi contemporanei e ad essere, ancora oggi, illuminante per chi intende comprendere cosa si nasconde dietro l’applicazione della morte di massa. Si tratta del famoso La banalità del male, trattato filosofico d’incredibile lucidità storica grazie al quale si indaga sulle fondamenta e le motivazioni alla base dello sterminio degli ebrei. Assistendo al processo di Adolf Eichmann nel 1960 per crimini contro l’umanità, la Harendt giunge alla conclusione che ciò che veniva definito male assoluto nasceva, in realtà, da una catena di azioni banali. In particolare si fa riferimento alla cieca obbedienza agli ordini, senza porsi minimamente il problema di disobbedire. Al centro della discussione, dunque, c’è l’importanza di dire no per motivazioni morali ed etiche. Una tematica che, a distanza di molti anni e in una zona diversa del mondo, è al centro del film di Mohammad Rasoulof.

Presentato al Festival di Berlino 2020 e premiato con l’Orso d’Oro, Il male non esiste mette in evidenza il rapporto degli iraniani con la loro coscienza nel momento in cui vengono messi a confronto con “l’obbligo” di partecipare alle esecuzioni capitali. In modo particolare questo problema grava sulle spalle delle generazioni più giovani che, costrette a due anni di leva, si trovano spesso a confronto con questa eventualità sconvolgente e innaturale. Un momento destinato a segnare per sempre e in modo indelebile gli animi di chi deve fare una scelta. Ed è proprio sull’importanza di questo elemento che il film concentra la sua attenzione. In questo caso, infatti, l’elaborazione di un pensiero libero è fondamentale per costruire una propria identità come essere umano, cosciente che una determinata scelta porterà inevitabilmente a delle conseguenze. In questo senso, dunque, accanto alla problematica etica e morale si definisce anche quella del coraggio e del rispetto di se stesso. Due elementi essenziali per accettare di affrontare un’esistenza ai margini per aver osato non obbedire. Perché è proprio con la disobbedienza che si evita la stupidità del male. In determinate condizioni politiche o storiche, la coscienza personale è l’unico aspetto che può fare la differenza.

Raccontare la morte

Una scena drammatica Il male non esiste di Mohammad Rasoulof
Una scena drammatica Il male non esiste di Mohammad Rasoulof

Dal punto di vista narrativo l’aspetto che più caratterizza il film di Rasoulof è una sorta di naturalezza e delicatezza che, almeno sulla carta, sembrano adattarsi in modo poco naturale con il tema della morte e della condanna capitale. In realtà si tratta di un incontro positivo che dà vita ad un insieme armonioso. Probabilmente la divisione in quattro capitoli, scelta per motivi assolutamente organizzativi e produttivi, si è rivelata un’occasione perfetta per costruire un racconto pulito e completo dalla ritmica crescente. Distante da qualsiasi tipo di qualunquismo politico o storico, la visione si concentra essenzialmente sull’uomo comune e su come decide di affrontare intimamente il confronto con le limitazioni di una dittatura in cui è previsto un uso quotidiano della pena di morte.

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Le domande poste da questo racconto sono molte. Come ci si confronta con la propria coscienza? Quanto pesa un’esecuzione sulla memoria del singolo? In che modo questo evento è destinato a mutare completamente l’interiorità di qualsiasi uomo, producendo un peso soffocante? La questione più importante posta dal regista, però, riguarda soprattutto la possibilità di dissentire e di esprimere quella negazione che mette in pace con se stessi e crea un precedente destinato a creare il cambiamento. Non tutti, però, sono capaci di affrontare con coraggio una decisione destinata a cambiare definitivamente le proprie vite. Per tutti loro lo sguardo di Rasoulof non è mai giudicante ma diventa semplice spettatore e narratore, il cui scopo è contribuire a creare un quadro sfaccettato e più completo possibile. Perché lo scopo de Il male non esiste non è certo quello di mostrare una soluzione universalmente valida ma di spingere ogni persona a indagare in se stessa per chiedersi cosa avrebbe fatto in quelle determinate condizioni.

Le conseguenze del coraggio

Una intensa scena del film Il male non esiste di Mohammad Rasoulof
Una intensa scena del film Il male non esiste di Mohammad Rasoulof

Costrette dai limiti della dittatura e della censura, le riprese mostrano uno stile essenziale, privo di qualsiasi artificiosità estetica o tecnica. In quest’ottica, forgiata soprattutto dalla necessità, l’azione si concentra sull’essenziale rappresentato dall’uomo e dall’ambiente che lo circonda. In modo particolare, infatti, si osserva un rapporto stretto tra i quattro protagonisti di questi racconti. Dalla quotidianità indaffarata di una vita cittadina, a un esterno notte in cui le luci si fanno sempre più lontane alla ricerca della libertà, per terminare ad ambientazioni più agresti, l’esterno contribuisce a scrivere il racconto dell’anima e delle conseguenze nate dalle proprie scelte.

L’ultimo episodio de Il male non esiste, in modo particolare, ci traghetta in un’atmosfera polverosa e completamente isolata volta a mettere in evidenza l’uscita dalla vita sociale di chi ha tratto forza dal dissentire e disubbidire agli ordini. In questo caso l’unica ricchezza interiore ed esteriore cui è possibile aggrapparsi è la riconoscibilità e il rispetto di se stessi. Due valori che, secondo il regista e non solo, dovrebbero rappresentare l’essenziale per vivere una vita dignitosa nonostante tutto.

Il male non esiste, la locandina del film di Mohammad Rasoulof

Scheda

Titolo originale: Sheytan vojud nadarad
Regia: Mohammad Rasoulof
Paese/anno: Iran, Germania, Repubblica Ceca / 2020
Durata: 151’
Genere: Drammatico
Cast: Alireza Zareparast, Baran Rasoulof, Bardia Yadegari, Darya Moghbeli, Ehsan Mirhosseini, Gholamhosein Taseiri, Kaveh Ahangar, Kaveh Ebrahim, Mahtab Servati, Masoud Tosifyan, Mohammad Seddighimehr, Mohammad Valizadegan, Parvin Maleki, Pejvak Imani, Pouya Mehri, Reza Bahrami, Salar Khamseh, Shaghayegh Shourian, Zhila Shahi
Sceneggiatura: Mohammad Rasoulof
Fotografia: Ashkan Ashkani
Montaggio: Mohammadreza Moueini, Meysam Muini
Musiche: Amir Molookpour
Produttore: Farzad Pak, Mohammad Rasoulof, Kaveh Farnam
Casa di Produzione: Europe Media Nest, Filminiran, Cosmopol Film
Distribuzione: Satine Film

Data di uscita: 10/03/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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