THE WHEAT

THE WHEAT

Presentato in anteprima europea nel concorso dell’Asian Film Festival, The Wheat è un’esplorazione della condizione femminile nel contesto della Cina contemporanea, nella forma di un melodramma dolente, giocato tra descrizione antropologica e intimismo.

Due figli del grano

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Sono molti i film che, negli ultimi anni, hanno raccontato le trasformazioni del tessuto sociale della Cina contemporanea, riflettendo sul tema dell’urbanizzazione e sulle sue conseguenza sulla struttura sociale (e familiare) tradizionale. Un tema che torna in questo The Wheat, film d’esordio del regista Tang Yu-Qiang, sommato al ruolo della donna, al suo peso e alle sue trasformazioni nelle aree toccate ancora solo tangenzialmente dall’urbanizzazione del paese del Dragone. Il film, presentato in anteprima europea nel concorso dell’Asian Film Festival 2022, mette in scena la vicenda di una donna che vive in un piccolo centro della campagna cinese, lasciata sola dal marito trasferitosi per lavoro nella grande città. Quando un suo conoscente, un uomo sposato, si offre di aiutarla nel lavoro nei campi, i due si scrutano, si piacciono e iniziano a trovare conforto nella compagnia reciproca. Lei soffre di solitudine, lui è oppresso da una moglie dispotica che forse non ha mai amato. Ma la rigidità delle norme sociali del villaggio, insieme alla gelosia sfociata in follia della moglie dell’uomo, faranno sì che tutto si tramuti presto in tragedia.

Immagini e (poche) parole

The Wheat, una sequenza del film
The Wheat, una sequenza del film di Tang Yu-Qiang

Il film di Tang Yu-Qiang sceglie un tono improntato prevalentemente al realismo per mettere in scena la vicenda della protagonista, giustapponendo continuamente la sua realtà a quella dell’uomo con cui inizia una relazione, e facendo collidere anche nelle immagini le due diverse solitudini (a cui, nel corso della storia, se ne aggiungeranno altre). Un incontro/collisione che spesso non ha bisogno di dialoghi, come nel lunghissimo piano sequenza che vede i due semplicemente a passeggio nelle vie del paese, isole mobili in un mondo circostante che si sta trasformando. The Wheat scarnifica volutamente la componente verbale del racconto, ma parallelamente dà grande peso alle immagini, testimoni di due universi (quello rurale e quello urbano) che faticosamente cercano un nuovo equilibrio. Equilibrio ancora imperfetto, raccontato da una regia che indugia sul giallo del grano e sul grigio metallico della fabbrica, facce contraddittorie ma ancora conviventi di un paese di grande complessità. Anche laddove la realtà raccontata è prosaica (spesso squallida) la regia cerca continuamente la ricercatezza dell’inquadratura per descriverla, a volte indugiando persino in parentesi oniriche e fantastiche (i sogni/incubi della protagonista).

Tra realismo magico e intimismo

The Wheat, un'immagine del dramma
The Wheat, un’immagine del dramma di Tang Yu-Qiang

The Wheat sembra ricercare da una parte un “realismo magico” che è figlio dei lavori di Jia Zhangke (da cui riprende la riflessione sul tema dell’urbanizzazione), dall’altra un intimismo nella resa dei personaggi, e dei microcosmi umani che li circondano, che rimanda al cinema di Wong Kar-wai. Una compresenza tra dimensione macro e micro, tra riflessione sociologica – pur narrativa e liricizzata – e sguardo sui personaggi, che il film mantiene con buon equilibrio per tutta la sua durata. La sceneggiatura si apre a raccontare, parallelamente alle vicende dei due protagonisti, anche quelle dei personaggi che li circondano, allargando il suo sguardo senza perdere il focus sulla vicenda principale: lo smarrito compagno della protagonista, in primis, ma anche le donne del villaggio, e soprattutto la moglie del piccolo boss locale, trattenuta in famiglia dalla violenza e dal peso della responsabilità verso sua figlia. Storie che il regista mette in scena attraverso il punto di vista prevalente della protagonista, vittima che lentamente – e quasi inconsapevolmente – prende coscienza della sua realtà e dei possibili modi per uscirne.

Grano rosso sangue

The Wheat, una scena del film
The Wheat, una scena del film di Tang Yu-Qiang

L’esplosione di violenza che contrassegna l’ultima parte di The Wheat è in qualche modo annunciata dalle visioni della donna, nonché da quel fiume di violenza verbale (contrapposta ai silenzi dei due amanti) riversata a più riprese dalla moglie dell’uomo contro la protagonista, nonché contro il suo stesso compagno. Un personaggio, quello della consorte violenta, che la sceneggiatura delinea con tinte grottesche e sopra le righe, quasi caricaturali nell’assenza di sfumature che il carattere esprime: un po’ l’emblema di una condizione femminile che, nella sua confermata marginalità, reagisce in modo vacuo e violento – fisicamente e verbalmente – ai soprusi che subisce, non facendo così che ribadire i rapporti di forza di una società ancora intimamente maschile. Non è un caso che la donna deleghi la sua vendetta contro la “rivale” al boss locale e alla sua gang, come penultimo atto di un confronto che dalla violenza verbale non può che sfociare – nel modo più drammatico – in quella fisica. Il giallo del grano si colora di rosso sangue, e la tensione tra tradizione e modernità che il film mette in scena resta ancora ben lungi dal trovare una composizione.

The Wheat, la locandina del film
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Scheda

Titolo originale: Maizishule
Regia: Tang Yu-Qiang
Paese/anno: Cina / 2021
Durata: 96’
Genere: Drammatico
Cast: Fang Xindilian, Fang Yinzhi-Sun, Gu Xin, Liu Jun, Xu Hai-peng, Zhao Yan-xu
Sceneggiatura: Tang Yu-Qiang
Fotografia: Zhao Chang-tong, Li Ming-dong
Montaggio: Du Hong-wei, Liao Ching-Sung
Musiche: Point Hsu
Produttore: Li Pei-jun
Casa di Produzione: Xiamen Youyan

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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