HOPPER E IL TEMPIO PERDUTO

HOPPER E IL TEMPIO PERDUTO

Realizzato dalla belga nWave di Ben Stassen, Hopper e il tempio perduto non mostra alcun tipo di originalità dal punto di vista narrativo ed estetico. Nonostante questo, però, si presenta come un prodotto capace d’intrattenere con semplicità, soprattutto un pubblico di giovanissimi. Una semplicità che viene dichiarata fin dalle prime immagini e che rappresenta una forma espressiva chiaramente ricercata.

Dal Belgio con animazione

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Quale creatura nasce dall’incrocio tra un pollo e una lepre? Sicuramente una diversa da qualsiasi altra, con dei tratti unici derivati dall’unione di due realtà genetiche così peculiari. Un’unicità, però, che spesso non è ben vista da chi, invece, ricerca nell’omologazione e nella somiglianza di massa una sicurezza. Per questi motivi, dunque, il giovane Hopper non riesce a trovare una personale posizione nel mondo, considerato bizzarro e deriso da tutti. Come scoprire, a questo punto, le proprie peculiarità e trovare sicurezza in se stesso? Nulla di più efficace di un’avventura dal sapore archeologico. Lo scopo è ritrovare uno scettro misterioso che, in passato, era sfuggito sia al padre di Hopper che al perfido zio Lapin, il cui sordido progetto è regnare al posto del fratello. Si, perché il genitore adottivo del giovane Hopper non è altro che il re Peter.

Hopper e il tempio perduto: un'immagine del film
Hopper e il tempio perduto: un’immagine del nuovo film d’animazione

Un’avventura, però, non può reputarsi degna di questo nome senza la presenza di due personaggi di supporto. Per questo motivo, ad accompagnare l’eroe alla ricerca del suo riscatto personale, sono stati chiamati la tartaruga Abe e la puzzola Meg. La prima è il perfetto consigliere, mentre la seconda conosce tutti i segreti per la sopravvivenza e delle arti marziali. Questi, in definitiva, sono i personaggi centrali del film d’animazione Hopper e il tempio perduto, ispirato alla graphic novel di Chris Grine della serie Chickenhare e realizzato dallo studio belga nWave di Ben Stassen. Un progetto che presenta tutte le caratteristiche classiche di un concetto tradizionale del genere, sia dal punto di vista estetico che narrativo.

Questo vuol dire, dunque, che ci si trova di fronte a un film sicuramente non originale e con delle soluzioni di sceneggiatura prevedibili ma, comunque ben realizzato dal punto di vista tecnico. In modo particolare, poi, la visione risulta godibile e piacevole perché ci si trova di fronte a un’animazione consapevole delle proprie caratteristiche e degli aspetti su cui poter puntare. Questo vuol dire, in sostanza, che Hopper e il tempio perduto non soffre certo della sindrome del “vorrei ma non posso”. Le sue ambizioni, infatti, non sono quelle di competere con dei colossi come Pixar e Disney, ma di mantenere intatta la sua provenienza europea e, soprattutto, la volontà di conquistare una sorta di dominio all’interno di una fascia media dell’animazione.

Ispirazioni e suggestioni

Hopper e il tempio perduto, un momento del film d'animazione
Hopper e il tempio perduto, un momento del film d’animazione

Come spesso accade nei racconti animati, i riferimenti alla cinematografia live non mancano. E anche questo film non fa che rispettare quello che, ormai, è diventato un teorema sempre più applicato e dimostrato. Per questo motivo, dunque, non è difficile capire al primo sguardo quali ispirazioni e suggestioni sono state inserite nell’avventura di Hopper e dei suoi fidati amici. Il primo indizio arriva proprio dagli abiti indossati dal protagonista. Un cappello a falde larghe e una giacca da avventuriero, infatti, riportano immediatamente all’abbigliamento di Indiana Jones. Un look che, oltretutto, si abbina alla perfezione con l’avventura dal retrogusto archeologico da affrontare.

Attenzione, però, con lo scorrere della narrazione questi indumenti inconfondibili vengono lentamente abbandonati nel momento in cui Hopper inizia ad acquisire sicurezza nelle proprie possibilità e a trovare un’identità ben precisa in grado di definirlo e contraddistinguerlo. In questo senso, dunque, il costume da Indy non è altro che una maschera utilizzata in assenza di una considerazione di se stesso. Un secondo riferimento cinematografico, invece, riguarda Guerre stellari e, in modo particolare, il personaggio di Han Solo che fa sentire la sua presenza nei consigli della puzzola Meg. In questa visione epica s’innesta, poi, il personaggio della tartaruga Abe che, grazie al suo stile sempre ponderato ed assennato, svolge una funzione dissonante in grado di creare le situazioni più comiche.

Messaggi e temi principali

Hopper e il tempio perduto, una sequenza del film
Hopper e il tempio perduto, una sequenza del film di Ben Stassen e Benjamin Mousquet

Come per ogni animazione che si rispetti non può mancare in Hopper e il tempio perduto la cosiddetta morale. D’altronde ci si trova di fronte a un naturale prolungamento o evoluzione del racconto favolistico. In questo caso, però, ci si confronta con dei messaggi facilmente deducibili e argomentati anche con grande semplicità. Un elemento che potrebbe essere visto come un limite, soprattutto per chi è abituato ad articolazioni più profonde dal punto di vista narrativo e artisticamente evolute come quelle della Pixar. In questo caso, però, la natura dichiaratamente non complessa, diretta soprattutto a un pubblico di giovanissimi, non lascia spazio ad alcuna delusione.

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Fin dalle prime immagini, infatti, è chiaro che ci si trova di fronte a una narrazione centrata sulla crescita, sulla conoscenza di se stesso e, soprattutto, sull’accettazione delle proprie diversità che, in molti casi, possono trasformarsi in ricchezza. E, tra tutte le tematiche affrontate, quest’ultima sembra essere proprio la più interessante, trovando un collegamento stretto con una realtà sociale sempre più volta alla multietnia ma, di fatto, ancora non pronta alla diversità. In questo caso l’animazione svolge un ruolo importante nel far passare il concetto di accettazione di se stessi e degli altri.

Hopper e il tempio perduto: il final poster italiano

Scheda

Titolo originale: Hopper et le hamster des ténèbres
Regia: Ben Stassen, Benjamin Mousquet
Paese/anno: Francia, Belgio / 2022
Durata: 91’
Genere: Commedia, Avventura, Animazione
Cast: Joe Ochman, Danny Fehsenfeld, Donte Paris, Mark Irons
Sceneggiatura: David Collard
Produttore: Ben Stassen, Caroline Van Iseghem, Matthieu Zeller
Casa di Produzione: nWave Pictures, Dark Horse Comics, Octopolis
Distribuzione: Sony Pictures Releasing

Data di uscita: 21/04/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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