BANG BANG BABY, PRESENTATA ALLA STAMPA LA NUOVA SERIE ITALIANA AMAZON

BANG BANG BABY, PRESENTATA ALLA STAMPA LA NUOVA SERIE ITALIANA AMAZON

La nuova serie Amazon, che racconta la vicenda di un’adolescente divenuta criminale per riconquistare l’amore di suo padre, è stata presentata oggi dal regista Michele Alhaique e da buona parte del cast (tra cui Arianna Becheroni, Adriano Giannini, Dora Romano e Lucia Mascino). I primi cinque episodi arriveranno su Prime Video il prossimo 28 aprile, i restanti cinque il 19 maggio.

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In un ambito un po’ inflazionato come quello del noir italiano, in particolare quello teso a raccontare dall’interno le famiglie criminali, una serie come Bang Bang Baby giunge come un’interessante variazione sul tema. Ispirata a eventi realmente accaduti negli anni ‘80 in Inghilterra, trasferiti nella finzione nella Milano da bere del 1986, la serie Amazon racconta l’iniziazione criminale di un’adolescente coi colori sgargianti degli eighties, immergendo la sua narrazione in un caleidoscopio di spot pubblicitari (veri e immaginati), sitcom che prendono vita raccontando la famiglia della protagonista, gomme da masticare più letali di pistole, e lettori di musicassette perennemente accesi su motivi d’epoca.

Creata da Andrea Di Stefano, diretta (per gran parte dei suoi episodi) e supervisionata da Michele Alhaique, la serie ha per protagonista la giovane Alice (interpretata da Arianna Becheroni), che casualmente scopre che quel padre che credeva morto (Adriano Giannini), ucciso in quanto appartenente a una famiglia della ‘ndrangheta, è in realtà sopravvissuto. La ragazza, che vive in un paesino in provincia di Milano, si mette così alla ricerca del padre, (ri)venendo a contatto con la famiglia criminale di quest’ultimo, e trovandosi subito catapultata in una situazione molto pericolosa. Parallelamente, alla mente di Alice inizieranno a riaffiorare i ricordi sepolti della sua infanzia, che la videro testimone di violenze che aveva inconsciamente rimosso.

Bang Bang Baby è stata presentata alla stampa con i suoi primi due episodi dal regista Michele Alhaique e dagli attori Adriano Giannini, Lucia Mascino, Antonio Gerardi e Dora Romano; con loro, erano presenti alla conferenza stampa anche la responsabile Amazon Nicole Morganti e il produttore di Fremantle Lorenzo Mieli. A loro si è aggiunta, in collegamento telefonico, la giovane protagonista Arianna Becheroni (l’abbiamo già vista in Mio fratello rincorre i dinosauri), impossibilitata a partecipare in presenza a causa di una rilevata positività al Covid-19.

La serie, che consta in tutto di dieci episodi, uscirà su Amazon Prime Video in due tranche di cinque puntate l’una, rispettivamente il 28 aprile e il 19 maggio.

Genesi e ispirazione

Bang Bang Baby, la protagonista Arianna Becheroni in una scena
Credits: ©️Prime Video & Amazon Studios, photo by Andrea Pirrello

Spiegateci qualcosa sulla genesi di questo progetto.
Lorenzo Mieli:
Ci siamo imbattuti per la prima volta, tempo fa, in quella che era la vera storia alla base della serie. Lo spunto era importante: una sorta di coming of age sviluppatosi però in una famiglia criminale. Abbiamo così cercato una chiave, un modo per entrare nella testa di una ragazzina degli anni ‘80, ricostruendo tutto l’immaginario pop di quel periodo. Abbiamo però cercato di non farlo solo come esercizio di stile. La serie è un prototipo, un tipo di fiction che prima in Italia non esisteva.
Nicole Morganti: La serie ci è stata presentata due anni fa, nel 2020, e riassume un po’ quella che è la nostra linea editoriale: quella, cioè, di dare visibilità anche a talenti emergenti, oltre che a professionisti affermati, sia davanti che dietro la macchina da presa. Inoltre, è una serie che ha anche un forte appeal internazionale.

Quanto è rimasto dello spunto di cronaca iniziale?
Lorenzo Mieli:
È rimasto molto, più di quello che credevamo. La storia reale era quella di una donna (all’epoca una ragazza) che viveva in Inghilterra; questa, nella tarda adolescenza, aveva scoperto che suo padre non era morto, ma era sopravvissuto a un attentato subito, in quanto membro di una famiglia della ‘ndrangheta. Una famiglia, nello specifico, guidata da una donna, come nella nostra serie. La ragazza è poi diventata una criminale a sua volta, raccontando anche la sua vicenda in un libro. Noi abbiamo provato a immaginare cosa fosse disposta a fare una ragazza, quanto fosse disposta a spingersi in là, per amore di suo padre.

Influenze e stili narrativi

Bang Bang Baby, Arianna Becheroni e Lucia Mascino in una scena della serie
Credits: ©️Prime Video & Amazon Studios, photo by Andrea Pirrello

La serie è molto elaborata dal punto di vista visivo. Come vi siete approcciati a questo aspetto?
Michele Alhaique: È stata una sfida molto impegnativa, la più difficile: nel copione c’erano molti generi diversi. Il lockdown mi ha dato la possibilità di fermarmi e di lavorarci a lungo: dovevo sfruttare tutti i toni, e la scrittura mi ha aiutato molto. Ho scelto di stare molto vicino alla protagonista, con molte inquadrature ravvicinate e grandangoli. La sceneggiatura aveva molti cambiamenti di tono e di ritmo, ma quello che è costante è il movimento emotivo; un processo che si riflette in una regia in continuo movimento, anche se con ritmi diversi.

Com’è stato gestire il passaggio tra tanti registri e generi diversi?
Michele Alhaique: Ho studiato a lungo i copioni, per tentare di capire come lavorarci. È stata un’occasione di grande creatività. Mi ci sono approcciato in realtà in modo molto istintivo. C’era tutto un cinema pregresso che mi affascinava: dirigere questa serie per me è stato come avere la possibilità di suonare ogni volta un nuovo strumento.

Nella serie sembra di vedere echi di autori come Nicholas Winding Refn, Quentin Tarantino e David Lynch…
Michele Alhaique: Certo, loro sono registi che mi piacciono, e sicuramente ci sono. Ma c’è anche il cinema dei fratelli Coen, e poi un film di qualche anno fa che mi è piaciuto molto, che è Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Personaggi contrastati

Bang Bang Baby, Dora Romano in una scena della serie
Credits: ©️Prime Video & Amazon Studios, photo by Andrea Pirrello

Tutti i personaggi, a partire dalla protagonista per proseguire con suo padre e sua nonna, sono basati su forti contrasti. Cosa possono dirci gli interpreti su questa caratteristica?
Arianna Becheroni:
Alice è una ragazzina dolce, una teenager inizialmente timida e insicura. Un’insicurezza che però mette da parte per amore di suo padre: a quel punto decide di “tirare fuori le palle”. Il suo personaggio è la dimostrazione che le persone possono cambiare.
Lucia Mascino: Qualsiasi personaggio ha un’evoluzione, e anche il mio ce l’ha. Della madre di Alice mi piaceva il fatto che non fosse solo una madre dolente, ma che fosse anche molto giocosa e seduttiva, in alcuni momenti, e apparentemente poco materna. Rivedendola ora sullo schermo, ciò che mi pare venga fuori è una grande solidità affettiva. Del personaggio mi è piaciuta proprio questa convivenza tra la solidità, quella che la porta a tentare di proteggere sua figlia, e la sua parte più giocosa.
Adriano Giannini: Il contrasto di Santo è quello di uno che ha sangue da criminale, che però si trova a riorganizzare la sua vita in funzione dell’ingresso di sua figlia. È un cattivo manipolatore, uno che cerca essenzialmente di salvarsi, e in quel momento l’unica che può aiutarlo è la figlia. In scrittura era un personaggio più negativo, ma poi abbiamo fatto uscir fuori il suo lato più empatico.
Dora Romano: La mia nonna Lina ha un ruolo che riporta alla realtà di tutte le famiglie criminali: per loro, la “famiglia” per eccellenza è la Santa, ovvero l’affiliazione criminale, che conta di più della famiglia dei consanguinei. Il primo obiettivo di Lina è quello di entrare come prima donna nella Santa, ed è un obiettivo che vuole conseguire a costo di uccidere chi le si pari davanti. Poi c’è la gestione della sua famiglia e del traffico di eroina. È un ruolo che dal punto di vista attoriale mi ha divertito molto: una donna senza scrupoli che però riesce anche ad accogliere sua nipote. Un ruolo che si muove in una doppia direzione.
Antonio Gerardi: Il mio personaggio, come posso raccontarlo? Diciamo che è un bambino nel corpo di un uomo. È uno che ha molti problemi, e si vede, ma purtroppo ne crea anche. È una specie di sognatore, che si crede George Michael, e questo gli porterà altri problemi… ma non voglio spoilerare.

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I “generi” e la scrittura

Bang Bang Baby, un momento della serie
Credits: ©️Prime Video & Amazon Studios, photo by Andrea Pirrello

Per ora abbiamo visto i primi due episodi. Nei prossimi ci saranno altre incursioni nei vari generi degli anni ‘80?
Michele Alhaique: Sì, ogni episodio ha una “reference” forte legata a quegli anni. Abbiamo voluto raccontare gli anni ‘80 per come venivano vissuti da una ragazza diciassettenne, un po’ in una chiave di realismo magico.

La serie, a differenza di altri prodotti italiani, contempla sia attori noti che meno noti, ed è basata più sulla scrittura che su un grande nome come traino. È stata una scelta?
Nicole Morganti: Abbiamo lavorato sui personaggi scegliendo gli attori migliori per ognuno. La serie, come dicevo, esprime anche quelli che sono i nostri obiettivi, ovvero il far emergere nuovi talenti, sia davanti che dietro la macchina da presa.
Lorenzo Mieli: Noi cerchiamo sempre nuove storie, e in questo caso abbiamo trovato un partner come Amazon che ci ha sfidato a osare di più: una cosa insolita, visto che di solito l’editore è quello che mette il freno. A me ha colpito in particolare il modo in cui Michele è riuscito a rendere pivotali scene che in mani altrui avrebbero potuto essere meri esercizi di stile.

Arianna, come sei riuscita a reggere una parte così complessa a soli 17 anni?
Arianna Becheroni: Per me è stato un grande onore, ma anche un peso e una responsabilità. Al tempo stesso, però, il percorso è stato più leggero e piacevole di quello che pensavo: loro mi hanno letteralmente preso per mano e mi hanno fatta crescere, mi hanno insegnato ciò che non sapevo. È stato un gioco, e allo stesso tempo un impegno.

La musica e il respiro internazionale

Bang Bang Baby, un frame della serie
Credits: ©️Prime Video & Amazon Studios, photo by Andrea Pirrello

Anche la colonna sonora ha un ruolo fondamentale nella storia. Quanto di questa presenza c’era già in sceneggiatura?
Michele Alhaique: C’erano già degli spunti, abbiamo solo scelto di accentuare un po’ il tono. Tutto è filato liscio, per fortuna. Per questa componente, comunque, abbiamo fatto anche un lavoro di ricerca con un consulente musicale.

La serie sarà distribuita in 200 paesi diversi, è davvero un prodotto internazionale. Questo anche grazie allo streaming. Che rapporto avete con questo mondo?
Arianna Becheroni: Lo streaming ci sta offrendo una grande opportunità, io spero davvero che questa serie sia vista il più possibile, spero che possa “spaccare” anche all’estero. Lo streaming è stata un’evoluzione, che certo mette un po’ di malinconia se si pensa a quando si respirava l’odore della sala cinematografica. Ma è un’evoluzione che bisogna saper affrontare.
Dora Romano: Lo streaming è il futuro, e il futuro si costruisce anche a seconda di ciò che succede nel presente. In questo caso, ciò che è successo è stato il Covid. Essere visti in tutto il mondo, bisogna dirlo, è davvero “tanta roba”: ma è normale, perché siamo in un periodo di globalizzazione. Tutto è globale, oggi.
Antonio Gerardi: I paesi sono in tutto 241, e sono davvero tanti! Però, per me che sono lucano, l’importante è che la vedano in Basilicata.

Guarda il trailer di Bang Bang Baby

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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