IL SIGNORE DEGLI ANELLI, IL VIAGGIO DI TOLKIEN DA PETER JACKSON AGLI ANELLI DEL POTERE

Dal successo letterario firmato da Tolkien, passando per i film epici diretti da Peter Jackson, oggi il racconto fantasy per eccellenza sta per approdare su Prime Video con una nuova avventura tutta da raccontare.
Per parlarvi di Il Signore degli Anelli basta una sola frase.
“Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende, Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra, Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende, Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra. Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende. Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli. Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende”.
Quante volte, passeggiando tra i viali o sotto i portici di Oxford queste parole devono essere rimbombare nella mente di J.R.R.Tolkien? Sicuramente molte, mentre i tratti inconfondibili di un mondo misterioso, fatto di magia e creature impensabili, si tratteggiavano davanti ai suoi occhi.
Nonostante questo, però, Tolkien non avrebbe certo immaginato che due creature innocue come Bilbo e Frodo Baggins, oltre agli abitanti della Terra di Mezzo e la compagnia dell’anello potessero avere, nel corso del tempo, un seguito così grande da diventare i protagonisti di un successo letterario internazionale in grado di conquistare anche il grande schermo e la serialità televisiva. Perché dopo la lunga avventura cinematografica firmata da Peter Jackson ad interessarsi di questo racconto capostipite del genere high fantasy oggi è anche la televisione. Anche se in modo diverso, come vedremo. Nello specifico stiamo parlando proprio della serie televisiva Il Signore degli Anelli: gli anelli del potere, prodotta da Prime Video che andrà in onda sulla piattaforma streaming dal 2 settembre.

Il mondo di J.R.R. Tolkien
Prima di arrivare a questo ennesimo riconoscimento artistico, però, la saga fantastica per eccellenza ha dovuto compiere un lungo viaggio. Come abbiamo accennato i primi e fondamentali passi sono stati mossi nel lontano 1937. In questo periodo, infatti, il tranquillo professore di linguistica aveva ripreso a fantasticare nuovamente su di un mondo immaginario dove il male stava riprendendo il sopravvento. Per fermare questa inesorabile avanzata, dunque, è necessario formare un gruppo variegato e piuttosto bizzarro di personaggi il cui compito, essenzialmente, è permettere al giovane hobbit Frodo e ai suoi amici d’imbarcarsi in quella che sarebbe stata l’avventura di tutta una vita. A rischiarare il loro cammino la luce di Gandalf, mentre a rendere spesso più pesanti i loro passi è l’onere di custodire l’anello. Un piccolo oggetto all’apparenza innocuo, ma capace di aprire una vera e propria voragine sulle forze del male.
Così, con accanto questi personaggi, scene di battaglie epiche e l’esigenza di veicolare messaggi importanti alle nuove generazioni, Tolkien ha lavorato al suo manoscritto fino al 1949. Il risultato è un’opera monumentale che, a differenza del precedente Lo Hobbit, rappresenta una vera e propria sfida per qualsiasi appassionato lettore per l’imponenza delle sue proporzioni. Tra le sue pagine, però, si trova anche la spinta emotiva a mettere alla prova sé stessi, ad uscire dal proprio angolo di mondo dove ci si sente al sicuro per affrontare l’ignoto. Nell’esaltazione del concetto di viaggio, dunque, c’è l’essenza stessa della crescita come individuo e parte di un gruppo sociale, con cui dividere gioie e responsabilità. Tutti concetti che, dal 1954, anno della prima pubblicazione, hanno raggiunto diverse generazioni di giovani appassionati. Il Signore degli Anelli, infatti, è stato tradotto in ben trentotto lingue ed ha venduto intorno ai 150 milioni di copie. Numeri che ancora oggi lo definiscono come una delle opere di maggior successo del XX secolo.

Peter Jackson nella Terra di Mezzo
Chiunque si sia immerso anche solo una volta nelle pagine de Il Signore degli Anelli ha intuito la difficoltà rappresentativa di questo mondo tanto immaginario quanto complesso. In modo particolare stiamo parlando della quasi impossibilità di renderlo in immagini concrete cercando d’infondere un senso di veridicità senza scadere nel racconto puramente favolistico. Questa, infatti, è stata la difficoltà più grande affrontata e non superata da chi si è confrontato con la materia mosso dall’ambizione di portarla sul grande schermo. Questo, almeno, fino a quando non è arrivato sulla scena un certo Peter Jackson. Regista neozelandese, ha raccolto la sfida all’inizio del nuovo millennio e, anche grazie all’avvento della grafica computerizzata, è riuscito a regalare agli spettatori ed estimatori più esigenti della saga un vero e proprio racconto epico, dove la caratterizzazione dei personaggi si fonde alla perfezione con l’ambiente circostante mentre un senso di epica costante accompagna le loro azioni.

Oltre a questo, poi, è riuscito ad infondere a un racconto fantastico e improbabili un senso di realismo inaspettato. Un elemento tutt’altro che secondario grazie al quale lo spettatore si è lasciato catapultare nel cuore della vicenda con assoluta fiducia e credulità, senza nemmeno pensare di porsi domande sull’esistenza o meno di questa sorta di universo e tempo parallelo. In sostanza, dunque, Jackson è riuscito a realizzare un vero e proprio cult movie che ha fatto incetta di premi Oscar dal 2001 al 2003. Per rendere tutto più agevole, infatti, la vicenda è stata divisa in tre capitoli diversi che, seguendo proprio l’organizzazione narrativa all’interno del romanzo, hanno preso il nome de La compagnia dell’Anello, Le due torri e il ritorno del re.
Tre film diversi che, pur se girati consecutivamente sfruttando i panorami naturali della Nuova Zelanda, vivono di atmosfere completamente diverse. Un crescendo di emozioni ed intensità drammatica che, però, molto si deve ai protagonisti scelti per questa avventura. Quando si parla delle fasi produttive de Il Signore degli Anelli, infatti, spesso si pone l’attenzione sull’elemento registico e tecnico grazie al quale è stato portato sul grande schermo un mondo tanto complesso quanto intangibili. Poco, però, ci si sofferma sulla scelta di un cast che è stata essenziale per il successo dei film e per quello dei suoi protagonisti. Questo vuol dire, in sostanza, che il volto dell’attore si è fuso quasi in un corpo unico con quello solo immaginato del personaggio, imprimendo per sempre dei tratti definiti nell’immaginazione dello spettatore.

Allo stesso tempo, poi, interpreti ancora poco noti al grande pubblico, hanno trovato uno spazio davvero particolare per costruire le basi di una carriera internazionale. Dai grandi occhi blu di Elijah Wood che hanno raccontato lo stupore e l’innocenza di Frodo, passando per la figura cavalleresca di Viggo Mortensen nella sua interpretazione di Aragon, re senza corona, per terminare con la bionda ed agile forza di Orlando Bloom, nella rappresentazione di Legolas, infallibile arciere elfico, ognuno di loro rimanda ad un immaginario ben preciso. Senza dimenticare, ovviamente, la sottile ironia di Ian McKellen, utilizzata abbondantemente per vestire i panni misteriosi di Gandalf il vecchio. Ecco, tutto questo ha rappresentato una parte essenziale del successo de Il Signore degli Anelli e chi dice il contrario mente spudoratamente.

Il Signore degli Anelli, la serie TV
Dal primo capitolo diretto da Peter Jackson sono passati ormai più di vent’anni. Un periodo in cui, però, il mondo fantastico di Tolkien ha continuato ad affascinarlo, tanto da spingerlo a ritornare sulla materia con la realizzazione de Lo Hobbit. Questo vuol dire che, riportando indietro le lancette del racconto rispetto a Il Signore degli Anelli, ci ha regalato la conoscenza con altri personaggi e nuovi interpreti. Oggi, però, i tempi sembrano essere maturi per tornare a parlare ancora di anelli, elfi, nani e mezzi uomini dai piedi giganti e dall’evidente gusto per la vita comoda.
A dimostrarlo è la produzione targata Prime Video che, grazie al suo Il Signore degli Anelli: gli anelli del potere, aggiunge un nuovo tassello a questa narrazione infinita. Dal 2 settembre, infatti, si assisterà sulla piattaforma streaming a due episodi della prima stagione, che terminerà il 14 ottobre. In questo caso la vicenda ci porta in un periodo antecedente alle avventure di Bilbo e quelle ancora più successive del giovane Frodo. Nello specifico le vicende avvengono durante l’ultimo periodo di pace nel corso della Seconda era della Terra di Mezzo. Un momento “storico” in cui si assiste alla forgiatura degli anelli, all’ultima alleanza tra elfi e uomini, all’ascesa di Sauron e alla distruzione di Numenor.
Questo nuovo capitolo è indubbiamente uno degli appuntamenti più attesi della nuova stagione cinematografica e televisiva. Lo ha dimostrato anche la presentazione del teaser niente meno che durante il Super Bowl. Ad aumentare la curiosità sono state anche le parole degli show runner J.D.Pyane e Patrick McKay: “Sino ad oggi, gli spettatori hanno visto sullo schermo solamente la storia dell’Unico Anello – ma prima che ce ne fosse uno, ce n’erano molti… e siamo entusiasti di condividere la loro epica storia”. Questo vuol dire, dunque, che è meglio prepararsi e mettersi comodi perché sta per iniziare un nuovo, fantastico viaggio nella Terra di Mezzo.
Guarda il trailer di Il Signore degli Anelli: gli anelli del potere