MEMORY

MEMORY

Film in cui Liam Neeson interpreta l’ennesima variante del suo usuale giustiziere, Memory tenta di introdurre il motivo della patologia neurologica (in questo caso l’Alzheimer) nella struttura di un classico thriller d’azione. Una scelta che avrebbe potuto dar vita a esiti interessanti, ma che qui viene sacrificata da una certa convenzionalità di scrittura.

Memorie sfuggenti di un killer

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Sono passati ormai 14 anni dal suo fortunato, seminale ruolo nel primo Io vi troverò – origine di una saga che avrebbe poi dato origine a due sequel – eppure Liam Neeson continua a più riprese a vestire i panni dell’action hero dal grilletto facile e dal carattere vendicativo; un personaggio fedelmente riprodotto seppur colorato, di volta in volta, di sfumature più o meno diversificate. Stavolta, come già successe con Un uomo tranquillo (remake del 2019 del noir norvegese In ordine di sparizione) il soggetto viene da un film prodotto altrove, opportunamente riadattato e “addomesticato” per il mercato statunitense: questo Memory, diretto da Martin Campbell, è infatti il rifacimento dell’action movie belga The Alzheimer Case, a sua volta ispirato al romanzo dello scrittore Jef Geerarts De Zaak Alzheimer. Un soggetto che, come si può intuire dal titolo, mescola il motivo del killer sul viale del tramonto – deciso, nel caso specifico, a redimere almeno in parte il suo passato – con quello della patologia neurologica, andando a toccare il tema più generale della memoria. Un tema che ovviamente, per il personaggio interpretato da Neeson, verrà declinato sia in senso pratico che simbolico, con l’importanza del ricordo di specifici eventi (e della testimonianza) come strumento per aver ragione dei nemici di turno.

La coscienza di Alex

Memory, Liam Neeson in un momento
Memory, Liam Neeson in un momento del film

Neeson interpreta qui il ruolo di Alex Lewis, un sicario professionista che vive in Messico, che sta manifestando da qualche tempo i primi sintomi della malattia di Alzheimer. L’anziano killer, i cui vuoti di memoria gli rendono sempre più difficile il lavoro, vorrebbe ritirarsi a vita privata; per conto di un suo vecchio sodale accetta comunque un lavoro per la potente boss del mercato immobiliare Davana Sealman (Monica Bellucci), che consiste nell’eliminazione di un uomo che vive nella città texana di El Paso, di nome Ellis Van Camp.

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Dopo aver ucciso Van Camp, che aveva messo in atto un tentativo di ricatto nei confronti della Sealman, Lewis viene incaricato di eliminare anche la giovanissima Beatriz, immigrata messicana che, come testimone, rappresenta un serio pericolo per la donna. Alex, tuttavia, resta turbato quando si rende conto che il bersaglio è poco più di una bambina, rifiutandosi di ucciderla. Da allora, gli emissari della Sealman si mettono sulle sue tracce, con lo scopo di punire il tradimento; ma il killer deve guardarsi anche dall’FBI, nella persona dell’agente speciale Vincent Serra (Guy Pearce). Questi sta indagando per suo conto anche su un giro di prostituzione minorile che coinvolge ragazze immigrate, che aveva visto vittima la stessa Beatriz.

Una variante poco sfruttata

Memory, Guy Pearce in una sequenza
Memory, Guy Pearce in una sequenza del film

L’idea iniziale di Memory si rifà a un topos del noir classico (lo stagionato killer in cerca di redenzione, la cui etica gli impedisce di colpire un determinato bersaglio) introducendovi però il motivo della perdita di memoria; motivo che genera qui una sorta di corsa contro il tempo in cui il protagonista si ritrova suo malgrado coinvolto, prima che le sue facoltà mentali subiscano un definitivo deterioramento. Una variante sicuramente interessante, quella del film di Martin Campbell – mutuata dal film belga originale, e ancor prima dal romanzo – che tuttavia la sceneggiatura non riesce a sfruttare se non negli ultimi minuti; per circa tre quarti della sua durata, infatti, Memory segue uno schema da thriller d’azione piuttosto classico, mentre della patologia di cui soffre il protagonista non si rinvengono che vaghe tracce. L’interessante motivo della memoria che sfuma – legato com’è al tema dell’etica, dei ricordi che giungono a tormentare la coscienza, e di un’identità che si frantuma – non viene utilizzato al meglio da uno script che si limita a evidenziare la condizione del protagonista con segni meramente esteriori (i nomi e le informazioni segnati sulle braccia, i farmaci periodicamente assunti). Per tutta la prima parte del film, di fatto, lo script si concentra sulla caccia del protagonista ai sicari della sua ex datrice di lavoro, e sul dualismo con l’agente interpretato da Guy Pearce; un dualismo, quest’ultimo, che – anch’esso come da tradizione del genere – troverà schierati su fronti opposti due individui che si scoprono rispettarsi.

Il titolo tradito

Memory, Monica Bellucci in una scena
Memory, Monica Bellucci in una scena del film

Senza anticipare troppo sugli sviluppi narrativi del film, possiamo dire che, in Memory, Liam Neeson ha ampiamente modo di (ri)mettere in scena la sua usuale figura di giustiziere, pur con una sofferenza (derivata dalla malattia) che progressivamente diviene più evidente sul suo volto. Un tema che, in effetti, viene demandato più alla recitazione del protagonista che a una sceneggiatura che sceglie di evidenziarne in modo decisivo gli effetti solo negli ultimi minuti. Dispiace, viste le potenzialità del soggetto – e le doti, pur costrette nell’usuale schema, dello stesso interprete – che il film soffra di una così evidente convenzionalità, che tradisce in modo così smaccato persino il suo stesso titolo. Più che sul declino cognitivo e fisico del personaggio di Neeson – e sulla stessa urgenza della sua voglia di redenzione – il film si concentra sulla caccia parallela sua e del poliziotto interpretato da Pearce al personaggio della boss Deyana; una figura, quest’ultima, a cui purtroppo Monica Bellucci non riesce a conferire il giusto quid di repulsione. Su tutto il film di Martin Campbell – che ovviamente non doveva essere una trattazione realistica sull’Alzheimer, quanto piuttosto un noir che introducesse il tema, e le sue ricadute, nell’usuale “etica” del genere – pesa un’evidente convenzionalità di scrittura, tradotta anche in una sostanziale prevedibilità dei suoi sviluppi di trama. Un limite che viene riscattato solo in parte da una regia abbastanza dinamica, che resta però priva del necessario puntello di una storia capace di suscitare interesse.

Memory, la locandina italiana
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Scheda

Titolo originale: Memory
Regia: Martin Campbell
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 114’
Genere: Drammatico, Azione, Thriller
Cast: Liam Neeson, Monica Bellucci, Lee Boardman, Atanas Srebrev, Guy Pearce, Harold Torres, Ray Stevenson, Scot Williams, Daniel De Bourg, Doug Rao, Mia Sanchez, Natalie Anderson, Ray Fearon, Rebecca Calder, Taj Atwal
Sceneggiatura: Dario Scardapane
Fotografia: David Tattersall
Montaggio: Jo Francis
Musiche: Photek
Produttore: Michael Heimler, Arthur Sarkissian, Cathy Schulman, Regina Seifert, Jarrett Spiegel, Moshe Diamant, Rupert Maconick
Casa di Produzione: Saville Productions, Arthur Sarkissian Productions, Black Bear Pictures, Welle Entertainment
Distribuzione: BiM Distribuzione

Data di uscita: 15/09/2022

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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