IN A LAND THAT NO LONGER EXISTS

IN A LAND THAT NO LONGER EXISTS

Diretto da Aerlun Goette, In a Land that no Longer Exists ripropone l’ambientazione della Berlino Est antecedente al crollo del Muro: a differenza del noto Le vite degli altri, gioca tra dramma, racconto storico e commedia. La scelta di dedicarsi alla storia di Suzanne, a ridosso tra fabbrica socialista e mondo della moda, diverte e fa riflettere: non solo la cultura, ma anche ogni espressione artistica, così come amore e amicizie, vengono colpiti se manca la libertà. Presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma 2022.

1984

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1989. Berlino è ancora divisa in due e la Germania Est, sotto il controllo dell’URSS, risponde alle imposizioni della Stasi, che vigila sulla retta esecuzione dei dettami socialisti.
Sono gli anni della musica punk e post-punk, e Suzanne (interpretata da Marlene Burow) prende libri di contrabbando, proibiti espressamente dalla Germania filosovietica. Uno in particolare: 1984 di George Orwell.
Fin qui sembrerebbe la vita di una ragazza “normale”, che si accinge a iscriversi alla facoltà di Lettere di Berlino, ma invece, sulla strada, emerge un imprevisto: Suzanne viene bloccata dalla polizia e punita severamente proprio a causa di 1984.

Emancipazione al femminile

In a Land that no Longer Exists, Marlene Burow e Sabin Tambrea in una scena
In a Land that no Longer Exists, Marlene Burow e Sabin Tambrea in una scena del film

Questo l’incipit di In einem Land das es nicht mehr gibt (tradotto in inglese con In a Land that no Longer Exists) di Aerlun Goette, autrice tedesca nota fino a oggi per i suoi documentari, tra cui ricordiamo Die Kinder sind tot (2003) e Unter dem Eis (2007); un esordio nel cinema propriamente detto che sa intrattenere con leggerezza anche nei momenti di disperazione più marcati. A metà tra commedia e dramma (il film sembra attingere a un lavoro come Le vite degli altri di Florian Henckel,come anche al più recente e scanzonato Crudelia di Craig Gillespie), il lavoro della Goette ha il pregio di rendere fruibili e comprensibili, a ogni tipo di pubblico, tematiche politiche, filosofiche ed esistenziali.
Il viaggio di Suzanne, che deve dividersi tra fabbrica socialista e mondo della moda, non racconta solamente della fatica di una giovane donna per emanciparsi e inseguire i suoi sogni (che sarebbe già molto), ma attualizza e rivitalizza un periodo storico – quello della guerra fredda – i cui strascichi si materializzano nel presente.
Nel farci rivivere i drammi di quel periodo nella Berlino Est, il film punta i riflettori sul problema della libertà di espressione: in maniera divertente e molto arguta sceglie un campo – quello della moda – a metà fra disimpegno e impegno culturale, rendendo evidente come le restrizioni sovietiche avessero colpito tutta la società e non solo una ristretta élite di accademici e intellettuali.
Al centro, le aspirazioni e i sogni di Suzanne, ma anche quelli della fantastica sorella minore (interpretata da Zoè Höche), dell’amico stilista Rudi (Sabin Tambrea) – quasi una controfigura di David Bowie – e del fotografo Coyote (David Schütter). Non solo, anche nell’ambiente della fabbrica, l’interpretazione della capo squadra Gisela (Jördis Triebel) appare incredibile e molto umana (tra le migliori).
Il cast, in questo senso, è uno dei punti di forza di In a Land that no Longer Exists: la piccola Zoè Höche, come pure David Schütter, risultano formidabili nella mimica facciale e nei gesti, a volte rendendo quasi superflue le parole e regalandoci momenti esilaranti.

Sogni e Resistenza

In a Land that no Longer Exists, Sabin Tambrea e Marlene Burow in una sequenza
In a Land that no Longer Exists, Sabin Tambrea e Marlene Burow in una sequenza del film

La Goette, attraverso una colonna sonora punk e rock, un cast ottimo (sia preso singolarmente che in gruppo) e una regia (e fotografia) che esalta i colori accesi, dà vita a un film di lotta e di speranza: lotta contro ciò che viene imposto dall’alto e speranza di poter cambiare la società attraverso le proprie scelte e azioni.
In questo quadro, il contesto storico scelto – allusivo e significativo – diviene cornice di un problema universale; tra citazioni letterarie sparse e il ricordo della madre di Suzanne, la regista sceglie di enfatizzare la lotta quotidiana di chi cerca di sottrarsi allo status quo della società e, in questo senso, incontra la resistenza di generazioni più anziane e ciniche, spesso piegate a logiche di potere collaudate se non alla rassegnazione.
Quella di In a Land that no Longer Exists è quindi una rivisitazione originale e molto divertente di un periodo storico drammatico che, attraverso le sue conseguenze, sta ancora bussando alle nostre porte.

In a Land that no Longer Exists, la locandina

Scheda

Titolo originale: In einem Land, das es nicht mehr gibt
Regia: Aelrun Goette
Paese/anno: Germania / 2022
Durata: 100’
Genere: Commedia, Drammatico
Cast: Sabin Tambrea, Jördis Triebel, Bernd Hölscher, Claudia Michelsen, David Schütter, Gabriele Völsch, Hannah Ehrlichmann, Lorenzo Gandolfo, Marlene Burow, Peter Schneider, Sira Topic, Sven-Eric Bechtolf, Zoé Höche
Sceneggiatura: Aelrun Goette
Fotografia: Benedict Neuenfels
Montaggio: Julia Karg
Musiche: Boris Bojadzhiev
Produttore: Timm Oberwelland, Tobias Alexander Seiffert, Christoph Fisser, Annegret Weitkämper-Krug, Charlie Woebcken, Tanja Ziegler, Peter Eiff, Theodor Gringel, Susa Kusche
Casa di Produzione: ARTE, Tobis, Babelsberg Film, Gretchenfilm, Rundfunk Berlin-Brandenburg (RBB), Westdeutscher Rundfunk (WDR), ARD Degeto Film, Mitteldeutscher Rundfunk (MDR), Südwestrundfunk (SWR), Ziegler Film

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Appassionata di filosofia con un’attenzione particolare rivolta alla storia delle religioni, all’antropologia e alla diverse forme d’arte, si è specializzata in pratiche filosofiche nel 2018, presso la SUCF di Roma. Come giornalista si occupa di cultura, cinema, politica e attualità.

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