THE CROWN 5

THE CROWN 5

Creata da Peter Morgan

Voto: 8

La quinta e penultima stagione di The Crown – tra le serie Netflix più importanti di sempre – arriva sulla piattaforma con dieci episodi e un cast tutto nuovo. Nonostante si percepisca la mancanza di quella magia che caratterizzava le precedenti stagioni, la serie resta un prodotto di grande qualità. Questa volta i riflettori sono puntati su Lady Diana e le difficoltà di una monarchia sempre più in bilico.

Un sistema in frantumi

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Creata da Peter Morgan, che ne scrive tutti gli episodi, The Crown è una serie storica e di finzione, che nel corso delle stagioni ha narrato vicende, problematiche e scandali dell’attuale famiglia reale. Il suo appeal giace proprio nell’aver saputo portare sullo schermo gli eventi più importanti legati alla monarchia inglese, rielaborandone in modo fittizio il dietro le quinte e raccontandone dinamiche interne e reazioni emotive.

The Crown comincia pochi anni prima della salita al trono della regina Elisabetta II. È pensata per sei stagioni e caratterizzata da un periodico cambio di cast, che la arricchisce di due punti di forza molto significativi: da un lato, Peter Morgan ha avuto modo di costruire una struttura ben precisa fin dall’inizio; dall’altro, The Crown riesce a risultare fresca agli spettatori, rinnovandosi di volta in volta nei suoi attori, personaggi e dinamiche.

Dove eravamo rimasti

The Crown 5, un'immagine della serie
The Crown 5, un’immagine della serie Netflix

La quarta stagione, andata in onda nel novembre 2020, chiudeva il cerchio della regina di Olivia Colman. I dieci episodi hanno raccontato Margaret Thatcher, il suo complicato rapporto con la sovrana e la battaglia delle Falkland; hanno introdotto Diana Spencer e messo in scena il matrimonio reale con Carlo e le prime sofferenze della principessa del Galles. Ci è stata mostrata l’ossessione mediatica nei suoi confronti e la bulimia; la relazione extraconiugale del marito con Camilla e la totale solitudine da lei vissuta all’interno della famiglia reale. Nell’ultima scena dell’ultimo episodio – non a caso intitolato Guerra – Diana raggiunge gli altri per una foto di gruppo. L’immagine finale è un primo piano sul volto della principessa in lacrime: seppur con loro, Diana è completamente isolata. In questo modo, viene aperta la strada a una delle tematiche principali della stagione successiva: il “conflitto” tra Diana e la monarchia.

Tick, tick… Boom!

The Crown 5, Elizabeth Debicki in una scena della serie
The Crown 5, Elizabeth Debicki in una scena della serie Netflix

Emma Corrin passa il testimone a Elizabeth Debicki, già vista in Operazione U.N.C.L.E. (2015) di Guy Ritchie e in Tenet (2020) di Christopher Nolan. La somiglianza tra l’attrice australiana e Diana è ancora più evidente; e il lavoro fatto per replicarne voce e manierismi davvero impressionante. Elizabeth Debicki è perfetta nel ruolo: riesce a portare sullo schermo forza e debolezze della principessa, facendone un ritratto autentico e incredibilmente umano.

Al momento dei fatti raccontati, la storia di Diana è chiaramente una bomba a orologeria, pronta a esplodere da un momento all’altro. Costretta a sottostare alle regole del cosiddetto “sistema” e ad accettare il tradimento del marito; umiliata pubblicamente dall’intervista di Carlo e mai ascoltata dai membri della famiglia reale: Diana sente in modo sempre più forte il bisogno di riappropriarsi della narrativa che la riguarda, per raccontare lei stessa la sua storia e il suo punto di vista.

Nello sviluppare la storyline, Peter Morgan costruisce una morsa sempre più soffocante attorno alla principessa del Galles, ormai sopraffatta dalle costrizioni del mondo di cui fa parte. Le conseguenze di tale sofferenza esplodono nell’ottavo episodio: è quello della famigerata intervista con la BBC, che rappresenta uno dei momenti con più pathos di tutta la stagione. Mentre la regina festeggia il suo anniversario di matrimonio, il resto del paese è davanti alla televisione e ascolta Diana pronunciare la frase ormai tristemente famosa: “There were three of us in this marriage, so it was a bit crowded” (Eravamo in tre in quel matrimonio, per cui era un po’ affollato). The Crown è sempre puntuale nell’uso del simbolismo: è il 5 novembre, e un montaggio pressoché perfetto unisce il volto preoccupato della regina, le parole di Diana e i fuochi d’artificio della “Bonsight Night”. Per tutta la stagione ci viene mostrata una monarchia ormai datata, sempre più lontana dalla realtà quotidiana delle persone comuni: l’intervista segna una crepa definitiva tra i due mondi.

Quiete

The Crown 5, Dominick West in una scena della serie
The Crown 5, Dominick West in una scena della serie Netflix

Tra tutte le stagioni, è forse proprio la quinta a brillare di meno. Le puntate non sono così travolgenti come quelle a cui siamo stati abituati; e, anche per via dell’attrattiva che la storia di Diana ha sempre suscitato, si ha l’impressione che gli episodi incentrati su di lei siano quelli più coinvolgenti.

Tuttavia, è fondamentale tenere a mente il momento storico messo in scena in questa stagione. The Crown racconta un punto ben preciso nella vita dei reali: i protagonisti vivono ormai gli anni della loro vecchiaia, e le dinamiche tra i vari personaggi sono già consolidate. Tematiche principali della stagione sono infatti il ricordo di un passato lontano, la diffidenza verso un futuro che sembra ostile, la nostalgia e il rimpianto. Simbolo di quest’ultimo è l’episodio 4 – bellissimo – che rappresenta la tragica conclusione della vicenda Margaret/Peter Townsend, con uno splendido Timothy Dalton nel ruolo del vecchio aviatore britannico. Inoltre, nella quinta stagione non vengono mostrate particolari tensioni politiche. Da una parte, vediamo John Major, il primo ministro di turno, alle prese con questioni interne alla famiglia reale più che con problemi in parlamento; dall’altra, a focalizzarsi su una specifica vicenda storico-politica è solo un episodio (il sesto), che torna indietro nel tempo e mostra lo sterminio della famiglia Romanov, strettamente connessa ai Windsor. Di conseguenza, a eccezione della storyline di Diana – carica di tragicità e tensione – ci troviamo di fronte a una stagione che presenta una narrazione più distesa e risulta a tratti piuttosto statica.

Eppure, anche quando non al suo massimo, The Crown è sempre un prodotto di altissima qualità.

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Una solida radice

The Crown 5, Elizabeth Debicki in una sequenza della serie
The Crown 5, Elizabeth Debicki in una sequenza della serie Netflix

Il successo della serie è sicuramente determinato dal lavoro eccezionale di ogni dipartimento: la regia impeccabile, un cast formato da attori di prim’ordine, la splendida colonna sonora – affidata all’unico e solo Hans Zimmer – una maniacale attenzione al dettaglio nella realizzazione dei costumi e uno studio incredibilmente preciso di movenze e modo di parlare dei protagonisti.

Tuttavia, la qualità di una serie di tale portata – e ambiziosa sotto ogni punto di vista – risiede proprio nelle sue fondamenta. Infatti, il più grande punto di forza di The Crown è l’ottima penna di chi la scrive. Mescolando realtà e finzione e unendo la componente storico-politica a quella umana, Peter Morgan toglie ai suoi protagonisti la maschera della celebrità e ce ne racconta vizi e virtù, forza e debolezze, costruendo un’introspezione psicologica da far invidia ai migliori personaggi cinematografici. I suoi dialoghi sono intensi, lunghi e carichi della drammaticità tipica di una sceneggiatura teatrale, di cui Peter Morgan è maestro. In questa serie, la perfezione estetica si unisce a un’eccellente costruzione narrativa. E in tal senso, la quinta stagione non è assolutamente da meno.

The Crown 5, la locandina italiana della serie

Scheda

Titolo originale: The Crown 5
Creata da: Peter Morgan
Regia: Erik Richter Strand, Jessica Hobbs, May el-Toukhy, Alex Gabassi, Christian Schwochow
Paese/anno: Regno Unito / 2022
Genere: Drammatico, Storico, Biografico
Cast: Vanessa Kirby, Elizabeth Debicki, Dominic West, Jonathan Pryce, Lesley Manville, Claire Foy, Olivia Williams, Ben Miles, Imelda Staunton, James Murray, Jonny Lee Miller, Andrew Havill, Lia Williams, Alex Jennings, Claudia Harrison, Ed Sayer, Flora Montgomery, John Humphrys, Marcia Warren, Michael Buerk, Sam Woolf, Senan West
Sceneggiatura: Jonathan Wilson, Meriel Baistow-Clare, Daniel Marc Janes, Peter Morgan
Fotografia: Rasmus Videbæk, Frank Lamm, Ben Wilson
Montaggio: Richard Graham, Amy Hounsell, Celia Haining, Simon Brasse, Daniel Greenway, Mark Davis
Musiche: Martin Phipps
Produttore: Eve Swannell, Andy Stebbing, Martin Harrison, Peter Morgan, Alistair Thompson
Casa di Produzione: Left Bank Pictures, Sony Pictures Television
Distribuzione: Netflix

Data di uscita: 09/11/2022

Trailer

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Studentessa laureata in Journalism & Media, Culture and Identity presso la Roehampton University di Londra. Durante la mia permanenza in Inghilterra ho collaborato con il sito web cinematografico whatsontheredcarpet, e da settembre 2019 scrivo recensioni per Asbury Movies. Amo tutto ciò che è cinema e scrittura.

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