SI, CHEF! – LA BRIGADE

SI, CHEF! – LA BRIGADE

In Sì, chef! – La brigade, unitamente alle difficili condizioni di giovani immigrati senza permesso di soggiorno, si parla di cucina. Una questione estremamente attuale, se si pensa anche soltanto a tutte le trasmissioni televisive incentrate sul tema. Un tema che, negli anni scorsi, anche al cinema si è rivelato particolarmente d’impatto. E anche in quest’ultimo lungometraggio di Louis-Julien Petit, dunque, vediamo come la storia messa in scena risulti indubbiamente accattivante, seppur leggermente prevedibile e non del tutto originale.

Giovani chef in erba

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In che modo una grande passione può cambiare per sempre la vita di qualcuno o, addirittura, può spingere le istituzioni a rivedere determinate posizioni? A tali complesse domande potrebbe rispondere lo chef Cathy Marie (impersonata da Audrey Lamy), protagonista del lungometraggio Sì, chef! – La brigade, diretto da Louis-Julien Petit e ora in arrivo anche nelle sale italiane, in cui, appunto, vediamo un nutrito gruppo di giovani alle prese con una nuova, entusiasmante sfida che potrebbe garantire loro un futuro molto più roseo di quello che, inizialmente, gli era stato prospettato.

Una nuova sfida

Sì, chef! - La brigade, Audrey Lamy durante una sequenza
Sì, chef! – La brigade, Audrey Lamy durante una sequenza del film

Cathy Marie, dunque, è uno stimato chef, che dopo un litigio con la sua socia, deve trovare a tutti i costi una nuova occupazione. La donna, così, finisce per lavorare nella mensa di una grande casa di accoglienza per giovani immigrati senza permesso di soggiorno. Inizialmente, la situazione in cucina sembra a dir poco drammatica, tra discutibili condizioni igieniche e una scarsa qualità del cibo offerto ai giovani ospiti. Che fare, dunque, per dare una svolta al tutto? Forse, l’aiuto di alcuni insegnanti, della sua amica Fatou (Fatou Kaba) – che possiede un’azienda agricola, ma che da sempre sogna di diventare attrice – e, soprattutto, dei ragazzi della comunità si rivelerà la giusta soluzione.

Giovani vite e un futuro incerto

Sì, chef! - La brigade, Audrey Lamy e François Cluzet in una scena
Sì, chef! – La brigade, Audrey Lamy e François Cluzet in una scena del film

Sì, chef! – La brigade, dunque, è una brillante commedia che vuole soprattutto far luce sulle difficili situazioni degli immigrati minorenni, i quali rischiano di essere espulsi dal paese, nel momento in cui, dopo aver compiuto diciotto anni, non sono riusciti a inserirsi all’interno della società studiando o lavorando. Cathy Marie, una volta ambientatasi all’interno della casa di accoglienza, farà di tutto per trasmettere ai ragazzi la passione per la cucina e, insieme al direttore (un sempre ottimo François Cluzet), cercherà addirittura di far partire dei corsi di cucina dedicati, appunto, ai minori non accompagnati e senza documenti o permesso di soggiorno.

Il passato ritorna

Sì, chef! - La brigade, Audrey Lamy durante una scena
Sì, chef! – La brigade, Audrey Lamy durante una scena del film

In questo suo lungometraggio, Louis-Julien Petit ha evidentemente attinto a piene mani da quanto realizzato in passato. Durante la visione del film, infatti, il primo titolo che ci viene in mente è, come ben possiamo immaginare, L’attimo fuggente (Peter Weir, 1989), in cui un indimenticabile Robin Williams era intento a trasmettere ai suoi studenti un forte, fortissimo amore nei confronti della poesia. In Sì, chef! – La brigade, dunque, si parla di cucina. Una questione estremamente attuale, se si pensa anche soltanto a tutte le trasmissioni televisive incentrate sul tema. Un tema che, negli anni scorsi, anche al cinema si è rivelato particolarmente d’impatto. E anche in questo ultimo lungometraggio di Petit, dunque, vediamo come la storia messa in scena risulti indubbiamente accattivante, seppur leggermente prevedibile e non del tutto originale.

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Collage?

Sì, chef! - La brigade, Audrey Lamy e Fatoumata Kaba in un momento
Sì, chef! – La brigade, Audrey Lamy e Fatoumata Kaba in un momento del film

Funzionano molto bene, durante la visione di Sì, chef! – La brigade, le dinamiche che si instaurano tra la protagonista e i ragazzi della comunità. Ognuno di loro, inoltre, viene caratterizzato a 360° e, allo stesso modo, è palpabile la loro passione nei confronti di questa nuova attività, così come i loro sogni e desideri per il futuro. Eppure, il film qualche “difetto” ce l’ha eccome. E ciò riguarda soprattutto la sceneggiatura, che, man mano che ci si avvicina al finale, somiglia sempre più a una sorta di collage, in cui le singole scene, pur portando avanti un discorso piuttosto lineare, sembrano inizialmente “scollate” l’una dall’altra. Va benissimo, senza dubbio, quando le parole lasciano il posto alle immagini. Eppure, in questo caso, la cosa è portata pericolosamente all’estremo, facendo sì che il film stesso perda di mordente, malgrado momenti indubbiamente di forte impatto. Peccato.

Sì, chef! - La brigade, la locandina italiana

Scheda

Titolo originale: La brigade
Regia: Louis-Julien Petit
Paese/anno: Francia / 2022
Durata: 97’
Genere: Commedia, Drammatico
Cast: Audrey Lamy, François Cluzet, Alpha Barry, Amadou Bah, Boubacare Balde, Chantal Neuwirth, Demba Guiro, Fatou Kaba, Irakli Maisaia, Mamadou Koita, Mohamat Hamit Moussa, Saikat Barua, Sayed Farid Hossini, Yadaf Awel, Yannick Kalombo
Sceneggiatura: Louis-Julien Petit, Liza Benguigui, Sophie Bensadoun, Thomas Pujol
Fotografia: David Chambille
Montaggio: Antoine Vareille, Nathan Delannoy
Musiche: Laurent Perez del Mar
Produttore: Liza Benguigui
Casa di Produzione: Canal+, SG Image 2019, Ciné+, Indéfilms 9, Cinécap 4, C8, Palatine Étoile 18, La Banque Postale Image 14, France 3 Cinéma, Elemiah, Apollo Films, Pictanovo, Odyssée Pictures, France Télévisions, Charlie Films
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 07/12/2022

Trailer

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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