TROLL

TROLL

Dal regista di Hellfjord e Tomb Raider Roar Uthaug arriva su Netflix Troll, un action europeo che fonde gli stili americano e giapponese del film di mostri giganti, ma senza riuscire a trovare davvero una propria voce.

Il monster movie alla norvegese

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Uno dei successi inaspettati di questo inizio dicembre sulla piattaforma di Netflix è Troll, action fantastico ecologista di Roar Uthaug. Il regista norvegese è noto a livello internazionale per la trasposizione cinematografica di Tomb Raider del 2018 con Alicia Vikander, ma in patria vanta un’interessante carriera nel cinema di genere: dal catastrofico Bølgen all’horror Fritt vilt passando per quella bizzarria zeppa di humour nordico che è la serie Hellfjord (prodotta dal connazionale Tommy Wirkola, regista di Dead Snow e Una notte violenta e silenziosa). Con Troll il regista si rifà, da una parte, alla ricchissima tradizione folkloristica scandinava, dall’altra al cinema dei mostri giganti. Quest’ultimo è un genere diviso, rappresentato da roboanti blockbuster talvolta con sottotesti ecologisti – alla Godzilla, per intenderci – e da film di serie Z made in Asylum di scarsi mezzi e tanta fantasia come la geniale saga di Sharknado. Troll è una via di mezzo, lontano dalla parodia e con l’intento di porsi come una versione europea più seria e meno imbarazzante delle baracconate americane che si prendono troppo sul serio.

Un mostro norvegese ma anche un po’ americano

Troll, Ine Marie Wilmann in una sequenza del film
Troll, Ine Marie Wilmann in una sequenza del film di Roar Uthaug

Un gruppo di ricercatori americani scova il fossile di una creatura enorme dopo settimane di infruttuose ricerche, proprio quando aveva perso le speranze di operare un ritrovamento e dai piani alti arrivava la revoca dei finanziamenti. L’evento è immediatamente seguito da un boato proveniente da un sito minerario che risveglia un’antica creatura: un enorme troll con la capacità di mimetizzare la sua considerevole mole nella natura delle montagne norvegesi. La prima ministra convoca un team di esperti per fronteggiare l’emergenza, tra cui la figlia di un ricercatore ossessionato dalle creature del folklore e considerato da tutti pazzo. Quest’ultimo, che vive come un eremita, custodisce le conoscenze necessarie a comprendere quanto sta accadendo e cercare un approccio pacifico col troll, mentre su un altro fronte il soldato Kris e il suo contingente si arma fino alle gengive per contrastare l’avanzare del gigante con il noto metodo Made in Usa “search and destroy”.

Un mostro norvegese ma anche un po’ giapponese

Troll, una drammatica sequenza del film
Troll, una drammatica sequenza del film di Roar Uthaug

Uthaug dimostra ancora una volta buona maestria nella direzione delle scene d’azione, dando vita a un film di discreto impatto visivo ed emotivo. Il cinema scandinavo aveva già prodotto di recente altri film di soggetto analogo come Troll Hunter (presentato al Festival di Sitges) ma la pellicola di Uthaug opta per rifarsi alle citate versioni d’oltreoceano dei classici della Toei con Gojira, Mothra e gli altri kaiju nipponici, creature millenarie che si risvegliano da lunghi letarghi per terrorizzare gli umani. La prima parte di Troll evoca proprio i film degli anni ‘50 della Toei, dove l’opinione pubblica e il governo cercano le prove degli avvistamenti, avanzano svariate teorie scientifiche o si lasciano persuadere dalle credenze popolari mentre la creatura in oggetto sfugge alla vista, sottraendo la propria ingombrante presenza e generando panico tra gli abitanti e aspettative tra gli spettatori. La tensione dell’attesa sfocia nel vivo dell’azione, nel primo contatto e successivi con il troll, e a questo punto il regista cerca di focalizzarsi sulla creatura piuttosto che sui personaggi. A destare perplessità è la sceneggiatura convenzionale e banale, e quei personaggi, appunto, che sono poco più che stereotipi. Vengono assegnati loro un minimo di background e un copione con numerose battute che mirano a stemperare la tensione con l’ironia, un espediente non necessario.

Quel pizzico di audacia che manca

Troll, un primo piano della creatura nel film
Troll, un primo piano della creatura nel film di Roar Uthaug

Il problema di Uthaug, e di Troll, è il timore. Il regista è molto cauto, dosa tensione e humour, azione e riflessione ecologista, horror e commedia. Avesse mostrato più spavalderia e audacia, avesse sfruttato di più i maestosi paesaggi naturali della Norvegia, che per il pubblico locale sono la norma ma che per il resto del mondo sono di incredibile fascino e suggestione, se avesse calcato sul pedale dell’horror – sfruttando un buon livello degli effetti speciali e dell’animazione del troll – e specialmente se avesse ceduto a un finale più sovversivo e violento avrebbe consegnato ai posteri un film di ben altra caratura. Gradevole, ma anche un’occasione parzialmente mancata.

Troll, la locandina del film
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Scheda

Titolo originale: Troll
Regia: Roar Uthaug
Paese/anno: Norvegia / 2022
Durata: 101’
Genere: Drammatico, Avventura, Fantastico
Cast: Dennis Storhøi, Ameli Olving Sælevik, Anneke von der Lippe, Bjarne Hjelde, Duc Paul Mai-The, Fridtjov Såheim, Gard B. Eidsvold, Ine Marie Wilmann, Ingrid Vollan, Jon Ketil Johnsen, Karoline Viktoria Sletteng Garvang, Kim Falck, Mads Sjøgård Pettersen, Ollie Campbell, Trond Magnum, Yusuf Toosh Ibra
Sceneggiatura: Espen Aukan
Fotografia: Jallo Faber
Montaggio: Christoffer Heie, Jens Peder Hertzberg
Musiche: Johannes Ringen
Produttore: Espen Horn, Kristian Strand Sinkerud
Casa di Produzione: Motion Blur Films
Distribuzione: Netflix

Data di uscita: 01/12/2022

Trailer

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Giornalista pubblicista, persona per niente seria. Fissata con gli anni ’80, la fantascienza e l’horror, i film di arti marziali e le serie coreane, i cartoni animati e i manga. E altre cose, ma non ne scrivo.

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