UN VIZIO DI FAMIGLIA

UN VIZIO DI FAMIGLIA

Thriller debitore a Hitchcock e a Chabrol, ma personale nella sua ricerca tematica, Un vizio di famiglia conferma l’originalità dello sguardo sul genere del francese Sébastian Marnier, regista senz’altro da tenere d’occhio. Già nella sezione Orizzonti Extra della Mostra del Cinema di Venezia 2022, in sala dal 4 gennaio.

Dentro il nido (di vespe)

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A quattro anni da L’ultima ora, inquietante dramma ad ambientazione scolastica con digressioni ai confini con l’horror, il regista Sébastien Marnier torna alla Mostra del Cinema di Venezia – questa volta nella sezione Orizzonti Extra – con questo Un vizio di famiglia. Un lavoro che di nuovo scandaglia segreti e idiosincrasie della borghesia francese, concentrandosi tuttavia non più sulla sua frazione più giovane (come il film precedente) ma toccando piuttosto un ampio e variegato spettro anagrafico. Protagonista della storia è infatti Stéphane, una timida operaia orfana di madre, che è finalmente riuscita a rintracciare il ricco padre che l’aveva abbandonata da piccola: giunta sull’isola in cui si trova la lussuosa villa dell’uomo, la protagonista si trova subito a confrontarsi con una realtà strana e disfunzionale, in cui le donne della casa sembrano coalizzate contro l’anziano patriarca, fisicamente debole quanto carismatico nella presenza. Tra loro c’è la di lui moglie, da tempo stanca delle sue angherie, la figlia maggiore, impaziente di succedergli alla guida dell’impero di famiglia, la figlia adolescente di quest’ultima, determinata a lasciare quanto prima il tetto familiare, e la domestica, dal fare furtivo e poco rassicurante. Accolta dall’appena conosciuto genitore in questo inquietante nido familiare, Stéphane finirà per adattarvisi, prendendo a sua volta posizione nelle lotte di potere interne alla casa.

Una (ri)definizione problematica

Un vizio di famiglia, Laure Calamy in un momento
Un vizio di famiglia, Laure Calamy in un momento del film

Rispetto al film precedente del regista, dramma psicologico venato di horror che restituiva uno sguardo inquieto sui giovani figli della borghesia – oltre che sui loro genitori e sullo stesso concetto di trasmissione generazionale – Un vizio di famiglia ha una struttura almeno sulla carta più classica; un’impostazione che declina le vicende della famiglia protagonista (e della sua nuova componente) in termini almeno in apparenza improntati a un più tradizionale thriller. Tuttavia, è da subito avvertibile la strana malia emanata dai membri del nucleo familiare a cui Stéphane si accosta, all’insegna di comportamenti sopra le righe che a tratti sfiorano il grottesco; il tutto tradotto in un balletto di (mal) dissimulato odio che esercita subito il suo misto di attrazione e repulsione sulla protagonista. Un clima di vera e propria psicopatia sotterranea – a tratti emersa in dialoghi ai limiti del surreale – che trova il suo commento visivo negli stessi, inquietanti interni dell’enorme villa, nel grigio e nel bianco asettico delle stanze e nelle strane sculture che riempiono la residenza, mute testimoni di un dramma che nel suo dipanarsi non farà mancare sorprese. Sorprese che ridefiniranno gradualmente molti dei personaggi – fuori e dentro la villa – e che renderanno più problematica la stessa definizione contenuta nel titolo (così come il suo reale referente).

Purezza pericolosa

Un vizio di famiglia, Laure Calamy e Jacques Weber in una sequenza
Un vizio di famiglia, Laure Calamy e Jacques Weber in una sequenza del film

“Ruba” idee a molti registi del passato, Sébastien Marnier – in primis a Hitchcock e a Chabrol, ma anche all’inquieto universo femminile di matrice depalmiana – reinterpretando tuttavia le suggestioni dei maestri in modo personale e originale. Lo sguardo sardonicamente impietoso sulla famiglia al centro della storia – e più in generale sulla classe sociale che questa rappresenta – si problematizza via via durante la trama, parallelamente alla cooptazione al suo interno della (non più) giovane protagonista. Il fulcro del tutto sembra essere il tema della ricerca di affetto e di appartenenza da parte di un personaggio “apolide” (anche fisicamente); una ricerca di cui non viene messa in dubbio la limpida purezza, pur nelle (notevoli) trasformazioni che la protagonista attraversa nel corso del plot. Quella stessa “purezza”, tuttavia – tradotta in ricerca disinteressata, contrapposta alle faida economica e di potere in atto nella famiglia – si rivelerà un elemento tutt’altro che innocuo, traducendosi anzi in un potenziale strumento di distruzione e annientamento, proprio in virtù della forte istanza personale che lo muove. Più in generale – e a dispetto del titolo – Un vizio di famiglia si regge sulla difficoltà nella definizione stessa dei concetti di bene e male, e nello scandaglio di punti di vista – interni ed esterni alla famiglia – tali da offrire più di una sorpresa.

Una violenza esercitata su un doppio binario

Un vizio di famiglia, Laure Calamy, Doria Tillier, Dominique Blanc, Suzanne Clément, Céleste Brunnquell in una foto
Un vizio di famiglia, Laure Calamy in una foto di gruppo del film

Dapprima enigmatico e rarefatto, ma via via segnato da un ritmo sempre più incalzante – parallelamente alla trasformazione della sua protagonista – Un vizio di famiglia colpisce come non ci si aspetta, provocando in ugual misura, a fine visione, soddisfazione e inquietudine; lo fa, il film di Sébastien Marnier, utilizzando meccanismi narrativi di genere che (pur restando in assoluto tutt’altro che nuovi) riescono a spiazzare positivamente lo spettatore, quando inseriti in questo specifico contesto. Un lavoro che peraltro non arretra di fronte alla rappresentazione esplicita della violenza, a volte nel segno di una fisicità brutale (con qualche rimando visivo – forse inconscio – al film precedente); ma resta la violenza psicologica, coi meccanismi di plagio, manipolazione e dissimulazione messi in atto praticamente da tutti i personaggi (nessuno escluso) la reale protagonista di questo film. Un lavoro che conferma una ricerca al confine tra psicologia e spaccato sociale, da parte del regista francese, tutt’altro che banale, e che magari in un immediato futuro potrà garantirgli una visibilità ancor maggiore in platee come quella veneziana.

Un vizio di famiglia, la locandina italiana
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Scheda

Titolo originale: L'origine du mal
Regia: Sébastien Marnier
Paese/anno: Francia, Canada / 2022
Durata: 125’
Genere: Drammatico, Thriller
Cast: Laure Calamy, Naidra Ayadi, Clotilde Mollet, Doria Tillier, Céleste Brunnquell, Dominique Blanc, Jacques Weber, Suzanne Clément, Véronique Ruggia
Sceneggiatura: Sébastien Marnier
Fotografia: Romain Carcanade
Montaggio: Valentin Féron, Jean-Baptiste Beaudoin
Musiche: Philippe Brault, Pierre Lapointe
Produttore: Caroline Bonmarchand
Casa di Produzione: Avenue B Productions
Distribuzione: I Wonder Pictures

Data di uscita: 04/01/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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