TULSA KING

TULSA KING

Creata da Taylor Sheridan

Voto: 8

Tulsa King, serie creata da Taylor Sheridan con protagonista Sylvester Stallone, si è conclusa il 12 febbraio su Paramount+, confermandosi un’audace e riuscita commistioni di generi concettualmente inconciliabili.

Cowboys & gangsters

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A volte il successo di un film o di una serie è determinato dall’attore giusto nella parte del protagonista, altre volte un ruolo è tagliato appositamente su un interprete che è, per forza di cose, perfetto in quella veste. È quest’ultimo il caso di Sylvester Stallone in Tulsa King, serie che ha debuttato lo scorso dicembre su Paramount+ per concludersi qualche settimana dopo con un cliffhanger rassicurante circa il futuro dello show (la conferma del rinnovo per una seconda stagione è subito arrivata). Tulsa King è un gangster movie in formato seriale, ma che scambia le caratteristiche ambientazioni metropolitane per l’America di provincia. Il mafioso Dwight Manfredi ha scontato una lunghissima pena in galera, e alla sua uscita la sua famiglia biologica lo ha cancellato mentre quella criminale lo ha accolto senza la dovuta gratitudine. Esiliato in una cittadina polverosa dell’Oklahoma, Dwight si rende conto di essere troppo vecchio per cambiare vita e si adopera per crearsi un piccolo impero criminale nei luoghi che una volta ospitavano cowboy, sceriffi e fuorilegge.

Un grande Stallone

Tulsa King, Sylvester Stallone e Jay Will in un momento
Tulsa King, Sylvester Stallone e Jay Will in un momento della serie

Tulsa King è il pargolo strano nato dal Taylor Sheridan di Yellowstone e dal Terence Winter di I Soprano, ovvero un western su una famiglia di mafiosi italiani. La commistione di generi potrebbe stridere come quando a Jon Favreau venne l’ingrata idea di produrre quell’oscenità che fu Cowboys and Aliens. Così non è: l’atmosfera che si respira nella cittadina dalle strade e dai volti bruciati dal sole e i personaggi che la popolano – gangster hip hop e l’azzimato Manfredi – creano un contrasto intrigante. La bellezza limpida e accecante delle scenografie è da togliere il fiato, ma è Stallone a brillare sopra tutto il resto: nei panni su misura (in ogni senso) del “Generale”, l’ultimo sostenitore di un modo di concepire la mafia inscritto in un codice d’onore che per la nuova generazione di malviventi è sorpassato e ridicolo, è maestoso. Manfredi è un dinosauro e i suoi approcci alla modernità sono esilaranti; ma è anche scaltro e opportunista, e aperto a qualsiasi modernità lucrosa. I primi episodi sono dedicati al suo ritorno nel mondo, un mondo completamente trasformato da due decenni di rivoluzione tecnologica, di internet, smartphone, social e criptovalute. L’attore 76enne stempera la propria gravitas con l’umorismo; autoritario e paterno, cinico e romantico, avido e generoso, con il suo accento da newyorkese dei film di Scorsese conquista i chiusi e introversi locali quanto il pubblico. Quella di Sly è una performance memorabile, non solo perché il confine tra personaggio e attore è tanto sottile da non vedersi, ma perché quel fascino scorsesiano da cinema della New Hollywood anni ’70 che infonde in Manfredi è qualcosa che non vogliamo dimenticare, qualcosa che capita di vedere sempre più di rado al cinema, e che forse non si è mai visto in una serie tv.

Un esperimento riuscito

Tulsa King, Sylvester Stallone e Domenick Lombardozzi in una sequenza
Tulsa King, Sylvester Stallone e Domenick Lombardozzi in una sequenza della serie

La re-immaginazione dei generi classici in Tulsa King è talmente calcolata e consapevole da essere inevitabilmente vincente. La vena di selvaggia pazzia da cui il creatore Taylor Sheridan e lo showrunner Terence Winter si lasciano cogliere è sempre una follia con un metodo, che accosta materiali inconciliabili riuscendo, magicamente, a renderli accostabili. Non c’è un’aspettativa disillusa in questo show, ben lontano dall’essere una mera vetrina per un inedito Stallone televisivo di ineffabile vitalità. A metà tra Justified e Power Book IV: Force, Tulsa King è cupa e violenta ma anche divertente e leggera. I toni della commedia si mischiano senza sforzo con quelli drammatici e foschi, sempre più preponderanti man mano che l’ombra di Chickie, il vile figlio del vecchio e onorevole boss Pete e dei suoi scagnozzi, incombe sul Generale, sulla sua famiglia e sui suoi affari. Gli ultimi episodi prendono una piega prevedibile, spostando l’attenzione dalle dinamiche relazionali tra Dwight e vecchie e nuove conoscenze per accogliere gli schemi del gangster movie. Se il Dwight galantuomo è intrigante e affascinante, quello mafioso è francamente intimidatorio e gli ultimi concitati episodi assecondano la sua efferatezza e spietatezza. Tuttavia, quel finale brutale e sanguinoso che sembrava promesso, gli autori lo schivano; ed è un bene, perché non inficia il futuro in bilico tra dramma e commedia della narrazione.

Tulsa King, la locandina

Scheda

Titolo originale: Tulsa King
Creata da: Taylor Sheridan
Regia: Guy Ferland, Ben Semanoff, Allen Coulter, Lodge Kerrigan, Ben Richardson
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Genere: Drammatico, Poliziesco
Cast: Sylvester Stallone, Max Casella, Martin Starr, Domenick Lombardozzi, Ritchie Coster, Robert Walker Branchaud, Barry Corbin, Emily Davis, Garrett Hedlund, Tatiana Zappardino, A.C. Peterson, Andrea Savage, Chris Caldovino, Dana Delany, Dashiell Connery, Jay Will, Justin Garcia-Pruneda, McKenna Quigley Harrington, Miles Mussenden, Scarlet Rose Stallone, Vincent Piazza
Sceneggiatura: Joseph Riccobene, Taylor Sheridan, David Flebotte, Tom Sierchio, Terence Winter, Regina Corrado
Fotografia: Glenn Brown, Cameron Duncan, Jalaludin Trautmann
Montaggio: Jared Siess, Sidney Wolinsky, Jonny Converse, Amy Colla, Harvey Rosenstock
Musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans
Produttore: Taylor Sheridan, James Presson, Melissa Ann Jones, Cristine Chambers, Tom Sierchio, Olivia Blum, Sylvester Stallone
Casa di Produzione: MTV Entertainment Studios, Balboa Productions, Bosque Ranch Productions, 101 Studios
Distribuzione: Paramount+

Data di uscita: 25/12/2022

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Giornalista pubblicista, persona per niente seria. Fissata con gli anni ’80, la fantascienza e l’horror, i film di arti marziali e le serie coreane, i cartoni animati e i manga. E altre cose, ma non ne scrivo.

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