TILL – IL CORAGGIO DI UNA MADRE

TILL – IL CORAGGIO DI UNA MADRE

Con Till – Il coraggio di una madre viene portata per la prima volta su grande schermo, dopo svariati libri, canzoni, poesie, opere teatrali e documentari, una delle tappe più assurdamente tragiche nella lotta per i diritti civili degli afroamericani. Il risultato è una pellicola commovente, efficace nella regia di Chinonye Chukwu e nelle interpretazioni, che induce a riflettere su quanto sia oggi realmente cambiato dagli eventi di quell’agosto di 68 anni fa.

Ragazzo di città

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Nell’estate del 1957 il quattordicenne Emmett “Bobo” Till (Jalyn Hall) viaggia da Chicago al Mississippi per trascorrere le vacanze con i parenti. Da Money il giovane non farà però mai ritorno da vivo e la madre Mamie Mobley (Danielle Deadwyler), lotterà allora per mostrare al mondo quale atrocità è stata commessa e avere così giustizia. Potrebbe essere una delle tante, tristi vicende accadute durante la lotta per i diritti civili, l’ennesimo “strange fruit” che ha trovato voce tramite quella bellissima di Billie Holiday. Perché invece proprio il caso di Till è diventato, con la sua morte, un simbolo nazionale, una tappa fondamentale per la conquista di questi diritti? L’omonimo film risponde, e anche molto bene, a questa domanda.

Due mondi completamente diversi

Till - Il coraggio di una madre, Jalyn Hall in una scena
Till – Il coraggio di una madre, Jalyn Hall in una scena del film

C’è una scena in Till – Il coraggio di una madre in cui i passeggeri neri si spostano in blocco in fondo al treno che porta il giovane Emmett dai parenti nel Mississipi; le leggi Jim Crow sono ancora in voga (siamo nel 1955) e lo saranno da lì a qualche anno ancora. Tra Chicago e la città di Money ci sono circa 1.100 km di distanza che, per le regole che intercorrono nel rapporto tra bianchi e neri, sono forse anche pochi. È qualcosa che un giovane spensierato come Emmet non può capire fino in fondo, nonostante le avvertenze e le preoccupaziuoni della madre che piu volte prova a metterlo in guardia sulle differenze che ci sono per il popolo afroamericano tra la città e il profondo Sud degli Stati Uniti. Allo spettatore, anche a quello che conosce poco o nulla la vicenda di Emmett, appare invece subito evidente che qualcosa di ineluttabile non può essere scongiurato. Una piacevole e normale uscita madre/figlio (a conti fatti l’ultimo ricordo di un momento passato insieme) assume connotati inquietanti, quasi orrorifici. La musica allegra, passata alla radio, cambia all’improvviso, cosi come l’espressione della madre diventa quasi una maschera di dolore mista a preoccupazione, quasi a presagire l’imminente tragedia.

Un film biografico

Till - Il coraggio di una madre, Danielle Deadwyler e Whoopi Goldberg in una sequenza
Till – Il coraggio di una madre, Danielle Deadwyler e Whoopi Goldberg in una sequenza del film

Biografico, ma non nel senso cui si potrebbe facilmente pensare. E non siamo davanti nemmeno a un film agiografico. Till – Il coraggio di una madre appare costruito in tre parti che vedono un incipit in cui si delineano i personaggi di Mamie ed Emmet e il loro legame; lo svolgimento della vicenda, ossia l’entrata di Emmett in una realtà completamente diversa da quella che ha sempre conosciuto; infine un terzo blocco, in cui il ritmo della pellicola rallenta forse un po’ troppo, con la ricerca di giustizia da parte di una madre. Tre diverse parti che seguono l’interiorità di quello che è il vero fulcro del racconto, Mamie. La splendida performance di Danielle Deadwyler (The Harder They Fall, 2021) riesce perfettamente a cogliere le diverse trasformazioni del suo personaggio: una madre prima in profonda apprensione per il distacco dal proprio figlio, poi in lutto, poi una donna che contenendo dignitosamente il proprio dolore, si ritrova suo malgrado a dover ricoprire i panni di attivista. Alla sceneggiatrice e regista di origini nigeriane Chinonye Chukwu (qui alla sua prima opera in arrivo in Italia) e ai suoi co-sceneggiatori Michael Reilly e Keith Beauchamp interessa mostrare allo spettatore la tragica storia di Emmett Till attraverso dunque gli occhi di una madre, di sua madre. Gli altri personaggi sono un supporto a Mamie, come la madre Alma (Whoopi Goldberg, che ritorna a tematiche gia affrontate nello spielberghiano Il colore viola, 1985) e il compagno Gene (Sean Patrick Thomas) oppure servono a mostrare diverse sfumature all’interno di una vicenda collettiva per il popolo nero: se è vero che è un omicidio a sfondo razziale, perpetrato da bianchi, è tanto più vera la partecipazione al fatto anche di altri neri; per alcuni, come il signor Rooty e la NAACP (Associazione Nazionale per le Persone di Colore), la vicenda di Emmett rappresenta l’opportunità per spingere ancora di più e far applicare la normativa contro il linciaggio dei neri; oppure c’è chi, avendo paura di rappresaglie, sceglie la via del silenzio. Dunque anche se in maniera fugace, il film riesce comunque a mostrare la complessità e le diverse sfaccettature sociali ed emotive di quegli anni.

Dolore e perdita

Till - Il coraggio di una madre, Danielle Deadwyler e Whoopi Goldberg in una scena
Till – Il coraggio di una madre, Danielle Deadwyler e Whoopi Goldberg in una scena del film

L’ottima regia di Till – Il coraggio di una madre, fatta di insistenti primi piani, molto dinamismo che si avvale a volte anche di alcuni vezzi registici, dimostra di aver ben pensato a cosa far vedere e a come dosarlo. In una vicenda in cui l’atto del mostrare assume una valenza potente e simbolica, il tipo di violenza scelta per lo spettatore non è tanto di tipo fisico, percepita brevemente attraverso i suoni, quanto visivo, facendola sentire tra i presenti che sfilano davanti al feretro aperto del giovane Till. L’opera della Chukwu è un film sensibile e doloroso che fa attenzione a non crogiolarsi nel melodrammatico risultando stucchevole. Una pellicola che sarebbe piaciuta sicuramente anche a Toni Morrison.

Till - Il coraggio di una madre, la locandina italiana
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Scheda

Titolo originale: Till
Regia: Chinonye Chukwu
Paese/anno: Stati Uniti / 2022
Durata: 130’
Genere: Drammatico, Storico, Biografico
Cast: Haley Bennett, John Douglas Thompson, Sean Patrick Thomas, Whoopi Goldberg, Danielle Deadwyler, Sean Michael Weber, Carol J. Mckenith, Darian Rolle, Destin Freeman, Diallo Thompson, Elizabeth Youman, Enoch King, Eric Whitten, Gail Everett-Smith, Gem Collins, Jalyn Hall, Jamie Renell, Keisha Tillis, Njema Williams, Tyrik Johnson
Sceneggiatura: Keith Beauchamp, Chinonye Chukwu, Michael Reilly
Fotografia: Bobby Bukowski
Montaggio: Ron Patane
Musiche: Abel Korzeniowski
Produttore: Keith Beauchamp, Thomas Levine, Michael Reilly, Frederick Zollo, Whoopi Goldberg, Barbara Broccoli, Tina Broccoli
Casa di Produzione: Whoop/One Ho Productions/Lil' Whoop Productions, EON Productions, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), Orion Pictures, Frederick Zollo Productions
Distribuzione: Eagle Pictures

Data di uscita: 16/02/2023

Trailer

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Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

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