THE QUIET GIRL

THE QUIET GIRL

Accolto da un successo inatteso, candidato all’Oscar per il miglior film internazionale, The Quiet Girl è un’opera semplice ma non semplicistica; un placido eppure intenso coming of age che si giova anche (ma non solo) dell’ottima prova della sua giovane protagonista, il cui sguardo viene fatto coincidere in toto con quello dello spettatore.

Ricordo di un’estate

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Ha suscitato molta curiosità, l’uscita in sala di questo The Quiet Girl, insolito esempio di film di produzione irlandese arrivata agli Oscar (dove concorrerà come miglior film internazionale) nonché opera prima per il regista Colm Bairéad; un lavoro affermatasi a sorpresa come il film in lingua irlandese di maggior successo di sempre. La vicinanza temporale della sua uscita con quella di Gli spiriti dell’isola spinge a un’inevitabile accostamento col film di Martin McDonagh, nonché a preconizzare una sorta di “new wave” irlandese che al momento resta più ipotizzata che reale; inoltre, guardando il film di Colm Bairéad e rilevandone modelli narrativi e registro, appare subito chiaro come l’unico punto di contatto con l’ultimo di McDonagh sia nell’ambientazione. Ambientazione rurale – temporalmente posta a inizio anni ‘80, ma la circostanza appare chiara principalmente per le auto e gli apparecchi televisivi – ma temi e clima di tutt’altra natura, per non dire di segno opposto: quello di Bairéad è infatti, principalmente, un film sull’infanzia, e secondariamente sulla durezza di una realtà familiare e contadina che riserva poco spazio agli affetti, nonché alla cura dei suoi elementi più deboli. La scelta della recitazione in gaelico, lungi dal creare straniamento e distanza, contribuisce al contrario al realismo di una vicenda tanto semplice e lineare quanto partecipata e informata di calore nello sguardo.

Il viaggio di Cáit

The Quiet Girl, Catherine Clinch in un'immagine
The Quiet Girl, Catherine Clinch in un’immagine del film

Al centro del plot di The Quiet Girl c’è Cáit, nove anni, una di molte sorelle – la più tranquilla e silenziosa, al punto da sfiorare il mutismo – in una famiglia povera e parca di manifestazioni d’affetto, nel cuore dell’Irlanda rurale. Con l’ennesima gravidanza della madre e le scuole chiuse per l’estate, i genitori di Cáit decidono di spedire la figlia da una lontana parente della donna, Eibhlín, una signora di mezza età che vive a qualche decina di chilometri di distanza con suo marito Seán. Cáit, appena giunta dai suoi parenti mai conosciuti, trova subito un ambiente accogliente, espresso specie dall’amorevole figura di Eibhlín; ma la bambina intuisce presto, in particolare dal comportamento inizialmente lontano e scontroso di Seán, che nel passato della famiglia è nascosto un qualche segreto, forse doloroso.

Una via (ri)percorsa con decisione e consapevolezza

The Quiet Girl, Catherine Clinch e Andrew Bennett in una scena
The Quiet Girl, Catherine Clinch e Andrew Bennett in una scena del film

Parte della critica ha espresso perplessità sulla presenza agli Oscar di The Quiet Girl, accostandola alla clamorosa esclusione dalla stessa categoria di contendenti più quotati, quali l’acclamato Decision to Leave. Polemiche che lasciano un po’ il tempo che trovano, prescindendo dal valore intrinseco del film di Colm Bairéad; un film che, segnando l’esordio del suo regista con un filone ben codificato (ma non privo di insidie) come quello del cinema sull’infanzia, non ha paura a raccontare la sua storia e a battere il terreno di uno sguardo dichiaratamente ad altezza bambino. Un approccio certo non nuovo, probabilmente anche quello più sicuro in termini di resa – specie laddove si abbia, come in questo caso, una sceneggiatura e interpreti adatti; ma va detto che l’assenza di novità, specie in un filone come questo, non può essere considerata un limite in sé, né una scusa per guardare a un’opera con sufficienza. Di fatto The Quiet Girl, nel suo incedere (apparentemente) placido e privo di scossoni, nella sua predilezione per i mezzi toni e nella sua assenza di picchi emotivi, riesce a dire e a trasmettere tanto del mondo della sua giovane protagonista. Un risultato raggiunto certo grazie all’equilibrio della sceneggiatura e alla prova della protagonista esordiente Catherine Clinch, ma non solo.

Un melò sottotraccia

The Quiet Girl, Catherine Clinch in una sequenza
The Quiet Girl, Catherine Clinch in una sequenza del film

In The Quiet Girl c’è principalmente la descrizione di due nuclei familiari calati nel loro tempo e in un contesto socio-culturale certo non particolarmente attento alle esigenze dell’infanzia: due realtà diametralmente opposte, per molti versi, le cui differenze vengono tuttavia sfumate dallo sguardo della piccola protagonista, quieto come suggerisce il titolo e intimamente (suo malgrado) ottimista, anche laddove si colora di placida malinconia. La prospettiva spettatoriale viene fatta coincidere integralmente con lo sguardo di Cáit, riproducendone timori, chiusure, smarrimento e infine calorosa accettazione verso quella strana eppure accogliente nuova famiglia. A un possibile approccio di derivazione neorealista (che pure verrebbe suggerito dall’uso del gaelico) si preferisce il racconto agrodolce e le nuances emotive, la messa tra parentesi dell’elemento conflittuale, la forza del non detto. Un approccio che sfuma persino la tensione potenziale di una delle scene chiave – la rivelazione del segreto della famiglia, a opera di uno dei personaggi più sgradevoli del film – trasmettendo smarrimento e dolore più che rabbia. Solo nel pre-finale, e poi nella conclusione, il film lascia fuoriuscire quel registro melò tenuto sottotraccia per gran parte della sua durata.

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La semplicità al potere

The Quiet Girl, Andrew Bennett, Carrie Crowley e Catherine Clinch in una scena
The Quiet Girl, Andrew Bennett, Carrie Crowley e Catherine Clinch in una scena del film

Il risultato è un’opera semplice ma non semplicistica, che in primis richiede allo spettatore di mettere da parte le sovrastrutture mentali – e critiche – che impongono spesso la ricerca di un’obbligatoria stratificazione tematica. The Quiet Girl va fruito nel modo più aperto e privo di mediazioni possibile, non dimenticando che un coming of age raccontato dal punto di vista dell’infanzia non rivela, con ogni probabilità, di essere tale. Nel vissuto di Cáit c’è un attraversamento tanto della gioia quanto del dolore con lo stesso stupore pieno e tuttavia muto: un lessico emotivo che impone di adeguarsi al suo stesso registro – così intimamente legato all’infanzia e ai suoi misteri – per essere pienamente condiviso. Una fiaba intrisa di realismo e bagnata dal dolore – e anche dal senso di perdita – che tuttavia non dimentica di essere fiaba e di parlare la lingua universale di questa forma d’espressione, aperta ed empatica come dev’essere.

The Quiet Girl, la locandina italiana

Scheda

Titolo originale: An Cailín Ciúin
Regia: Colm Bairéad
Paese/anno: Irlanda / 2022
Durata: 94’
Genere: Drammatico
Cast: Aine Hayden, Andrew Bennett, Breandán Ó Duinnshleibhe, Carolyn Bracken, Carrie Crowley, Catherine Clinch, Eabha Ni Chonaola, Elaine O'Hara, Grainne Gillespie, Jessica Joannides, Joan Sheehy, Kate Nic Chonaonaigh, Marion O'Dwyer, Michael Patric, Neans Nic Dhonncha, Norette Leahy, Pádraig Ó Se, Rian Bairéad, Roise Crowley, Sean Ó Súilleabháin, Tara Faughnan
Sceneggiatura: Colm Bairéad
Fotografia: Kate McCullough
Montaggio: John Murphy
Musiche: Stephen Rennicks
Produttore: Cleona Ní Chrualaoí
Casa di Produzione: Fís Éireann / Screen Ireland, Broadcasting Authority of Ireland, Inscéal, TG4
Distribuzione: Officine UBU

Data di uscita: 16/02/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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