L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO

L’UOMO CHE DISEGNÒ DIO

Diretto da Franco Nero, L’uomo che disegnò Dio è un intreccio di umanità nella città magica per eccellenza, sotto forma di racconto sociale. Intimistico, quello di Nero si rileva un buon film d’autore.

Una favola d'autore

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Una favola metropolitana intrisa di molta umanità in una Torino magica e proletaria. Sin dalla prima scena, anche grazie alla bella colonna sonora, la seconda prova da regista di Franco Nero L’uomo che disegnò Dio, nelle sale dal 2 marzo, si presenta come un film d’autore votato più alla riscoperta di un’interiorità individuale piuttosto che a rispondere alle logiche di cassetta del cinema d’oggi.

Nero, a metà tra il barbone e il santone, ne è il protagonista assoluto. Attorno a lui ruota un mondo a tratti surreale, come surreale è il superpotere del protagonista che si rivela straordinariamente in grado, pur essendo totalmente cieco, di ritrarre fin nei minimi particolari le persone delle quali ascolta la voce, anche solo poche parole.

Il film narra anche di una solitudine che si palesa in una Torino vista per lo più dall’alto come città solidale, e che si incrocia in un centro al quale fanno riferimento varie categorie di disagiati: dai disoccupati alle ragazze madri, dai migranti ai pensionati al minimo. Una Torino di oggi che pure si racconterà nel corso del film con scene, a tratti felliniane, in un sogno diffuso di anelato benessere.

Stefania Rocca, efficace spalla

L'uomo che disegnò Dio, Stefania Rocca e Diana Dell'Erba in una scena del film
L’uomo che disegnò Dio, Stefania Rocca e Diana Dell’Erba in una scena del film di Franco Nero

Stefania Rocca magistralmente fa da spalla al protagonista. Ne è in qualche modo la sorella ma tiene le fila, con pugno di ferro, anche all’umanità che si rivolge al centro sociale in cerca di aiuto. La favola narrata in L’uomo che disegnò Dio si dipana via via, tra flashback nella fanciullezza del protagonista che ormai vecchio rimpiange il tenero rapporto con la madre. A spiazzare la solitudine di quest’uomo arriveranno madre e figlia. Arrivano così scene di pura quotidianità, raccontate con una luce e una semplicità a tratti commovente. Il desco della sera, la passeggiata nel parco, l’attesa in una fermata notturna. Dirigendo se stesso Franco Nero si propone al pubblico senza ostentazioni, e si stenta a credere che quel vecchio cieco sia stato lo stesso del mitico Django. Gli occhi invetriati tradiscono una grande umanità, una profondità d’animo; e non a caso la storia, tra battute e sermoni, ci tiene a dare, come ogni favola che si rispetti, la propria morale.

Tra gli interpreti due premi Oscar

L'uomo che disegnò Dio, Kevin Spacey in una sequenza del film
L’uomo che disegnò Dio, Kevin Spacey in una sequenza del film di Franco Nero

Come un cammeo compare a un tratto Massimo Ranieri che, interpretando quasi una macchietta tipica della commedia dell’arte, nelle vesti di un falso cieco cerca elemosina. Il film regala anche alcune scene poetiche, come il duetto nella grande sala del centro anziani tra il protagonista e una vecchia amica, interpretata dal premio Oscar Faye Dunaway. E nei panni del cattivo arriverà un ispettore che ricorda un po’ nel personaggio Joe Petrosino. A interpretarlo ancora un premio Oscar, Kevin Spacey.

Talent parodia

E nella narrazione il regista di L’uomo che disegnò Dio sembra aver voluto fare una critica al mondo patinato della televisione, sempre alla rincorsa di fenomeni da scoprire e da lanciare. Così il Talent Circus Show del film diventa la parodia dei numerosi talent in voga oggi: un mondo che va dove lo sponsor vuole. Nero si inventa letteralmente uno show in un tendone da circo. E il protagonista ne trarrà celebrità, ma anche umiliazione, nera e profonda.

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Guardando verso la luce

L'uomo che disegnò Dio, Faye Dunaway in una scena del film
L’uomo che disegnò Dio, Faye Dunaway in una scena del film di Franco Nero

Come in un cerchio, la favola volge al termine. Il protagonista ritorna in se stesso. L’avventura appena trascorsa sembra tuttavia averne rafforzato la consapevolezza. Ne ha accresciuto anche le capacità meditative, e così il protagonista riuscirà ad avere l’incontro estremo con il creatore: non è dato sapere se quello cristiano o quello ebraico della sua famiglia. L’uomo che disegnò Dio, che si ispira a una storia vera, mescola insieme in una articolata opera cinematografica temi sociali, cronaca nera, spettacolo, poesia, amore e molto altro, con lucido sarcasmo a tratti comico. E, se le favole fanno sognare, il film di Franco Nero riesce nell’intento dalla prima all’ultima scena; fino ai titoli di coda che scorrono sulla musica celeberrima di Kumbaya, il canto di origine afroamericana che richiama, ancora una volta, un’umanità in cammino.

L'uomo che disegnò Dio, la locandina del film

Scheda

Titolo originale: L’uomo che disegnò Dio
Regia: Franco Nero
Paese/anno: Italia / 2022
Durata: 100’
Genere: Drammatico
Cast: Franco Nero, Massimo Ranieri, Kathleen Hagen, Kevin Spacey, Robert Davi, Alessia Alciati, Alessia Pratolongo, Andrea Cocco, Diana Dell'Erba, Diego Casale, Emanuela Petroni, Faye Dunaway, Gabriele Barbone, Isabel Ciammaglichella, Savino Genovese, Simona Nasi, Sofia Nistratova, Stefania Rocca, Stefano Lomen, Vittorio Boscolo
Sceneggiatura: Lorenzo De Luca, Eugenio Masciari
Fotografia: Gerardo Fornari
Montaggio: Paolo Guerrieri
Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia
Produttore: Michael Tadross Jr., Louis Nero, Alexander Nistratov, Bernard Salzmann
Casa di Produzione: L'Altrofilm
Distribuzione: L'Altrofilm

Data di uscita: 02/03/2023

Trailer

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Giornalista professionista, laureata in Scienze Politiche. Ha collaborato con Ansa e Il Tempo, passando poi alla collaborazione fissa con Il Messaggero. Ha scritto per L’Espresso, D La Repubblica delle Donne, Avvenimenti. Per le edizioni Media&Books ha pubblicato, con il luogotenente Francesco Leonardis, il libro Laureato in onestà (2017). Ha diretto il mensile ambientalista La Voce del Lago. Gestisce il sito www.ecolagodibracciano.it e dirige il mensile Gente di Bracciano. È presidente dal 1992 dell’Associazione Culturale Sabate - Museo Storico della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare “Augusto Montori” a Anguillara e, dal 2017, del Comitato Difesa Bacino Lacuale Bracciano-Martignano.

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