BENEDETTA

BENEDETTA

Due anni dopo la sua presentazione a Cannes, Benedetta, ultimo lavoro di Paul Verhoeven, approda finalmente nei nostri cinema: un’opera che dietro l’apparente provocatorietà nasconde in realtà una potente riflessione sulla fede, sulla carnalità e sul potere, e su tutti i modi – spesso imprevedibili – in cui questi elementi si intersecano.

Corpo e anima

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Che, a due anni dalla sua presentazione originale al Festival di Cannes 2021, l’ultimo film di Paul Verhoeven sia giunto finalmente in Italia è certamente un fatto positivo. Un simile ritardo, tuttavia, dovrebbe innanzitutto far riflettere sull’intervenuta sottovalutazione – difficile da giustificare, da qualsiasi ottica la si voglia guardare – dell’opera di un regista che, tra molti alti e pochi bassi qualitativi, ha contribuito certamente a scrivere pagine importanti di storia del cinema negli ultimi decenni. Un cineasta, Verhoeven, che dopo il periodo hollywoodiano degli anni ‘90 ha diradato molto il ritmo delle sue regie, in favore di progetti ancor più personali, anche se non necessariamente più piccoli: così, a cinque anni dall’ottimo risultato di Elle, il regista olandese ha dato in pasto al pubblico questo Benedetta, film solo apparentemente pensato per essere provocatorio, in realtà acuta riflessione sulla fede e sul suo legame – a tratti inscindibile – con elementi come la carnalità e il potere. Una riflessione per cui Verhoeven di nuovo si affida a volti riconoscibili dal grande pubblico (lì Isabelle Huppert, qui la protagonista Virginie Efira affiancata da Charlotte Rampling) per condurre il soggetto originale – tratto da un saggio di Judith C. Brown, che narrava la storia della suora del XVII secolo Benedetta Carlini – in territori poco battuti; territori in cui si mescolano non solo il sacro e il profano, ma anche la cultura alta e quella bassa, la ricerca estetica e il consapevole gusto per il kitsch. Senza soluzione di continuità, ma con grande lucidità e compattezza narrativa.

Santità e passione

Benedetta, Virginie Efira e Daphne Patakia in una scena del film
Benedetta, Virginie Efira e Daphne Patakia in una scena del film di Paul Verhoeven

Il film narra la vita di Benedetta Carlini fin dal suo ingresso nel convento di Pescia, in Toscana, all’età di nove anni: qui, la ragazzina apprende fin da subito l’etica della mortificazione del corpo (È il tuo peggior nemico”, le dice la badessa col volto di Rampling, “meglio che non ti ci senta troppo a tuo agio”) ma anche quella – meno esplicita, ma ancor più funzionale alla preservazione degli equilibri di potere – di un uso oculato della mente: la stessa badessa infatti mette in guardia la ragazzina dalla sua grande intelligenza, che può essere un pericolo “non solo per gli altri”. Parole il cui senso la stessa Benedetta – e insieme a lei lo spettatore – comprenderà a pieno soltanto più avanti nel corso della trama. Dopo alcuni anni nel convento la ragazza, già propensa alle visioni e alle esperienze mistiche, incontra Bartolomea, giovane rifugiatasi nel luogo per sfuggire alle angherie di un padre violento. Tra le due nasce un’amicizia che si trasforma presto in una passione sentimentale e fisica sempre più intensa: un rapporto che finirà per stimolare ancor più la visionarietà di Benedetta, la consistenza delle sue presunte esperienze di contatto col divino, e la sua convinzione di santità. Una convinzione che le permetterà presto di scalare la struttura di potere interna al convento, mantenendo sempre la novizia Bartolomea al suo fianco.

L’amore e il sangue

Benedetta, Virginie Efira e Jonathan Couzinié in una scena del film
Benedetta, Virginie Efira e Jonathan Couzinié in una scena del film di Paul Verhoeven

La prima apparizione di una Benedetta bambina, condotta al convento dalla sua famiglia e minacciata da una banda di malviventi, dà subito un’idea della cifra tematica del film: una concreta situazione di pericolo viene risolta con un preteso, grottesco intervento divino invocato dalla ragazza, tradotto in un volatile che defeca sopra la testa del capo dei ladri. In tutto il film di Verhoeven sarà mantenuto il doppio binario di un’ossessiva, parossistica aspirazione alla spiritualità da parte della protagonista che viene tradotta nel suo opposto, nella carnalità più “bassa” e sanguigna, espressione di quel “Flesh and Blood” che fu il titolo originale di uno dei film più significativi del regista. Un connubio che ritroveremo nel primo incidente che vede Benedetta (quasi) vittima della caduta di una statua della Vergine, oltre che nelle sue grandguignolesche visioni che raffigurano un Gesù cavaliere errante, intento a difenderla con la spada, mozzando con disinvoltura arti e teste dei suoi nemici. La mortificazione estrema del corpo – anche quella imposta ad altri, come nel caso della crudele punizione impartita a Bartolomea nella lavanderia – diviene veicolo per un inebriante e doloroso risveglio dei sensi, che procede di pari passo con la vertigine della trascendenza. Ma in fondo, da un diverso e complementare punto di vista, la “spiritualità” di Benedetta è anche veicolo per l’affermazione del se e del proprio potere. Un potere anch’esso carnale, quanto spietato laddove occorre.

Dualismi trasversali

Benedetta, Virginie Efira e Daphne Patakia in un momento del film
Benedetta, Virginie Efira e Daphne Patakia in un momento del film di Paul Verhoeven

È un film di dualismi e contrapposizioni, Benedetta, incarnati anche in quella statuetta della Madonna che è oggetto sacro da un lato – nonché emblema di una passata ma in fondo sempre custodita purezza infantile – e strumento di piacere dall’altro; dualismi che ricomprendono anche l’ambiguità della stessa protagonista e della sua natura, forse santa, forse impostora, forse un misto delle due cose. Verhoeven gioca sull’ambiguità della visione e della narrazione, non sciogliendo mai il dubbio sul carattere veritiero o truffaldino delle stigmate della protagonista e delle sue esperienze mistiche, preferendo piuttosto evidenziare l’effetto dirompente della sua azione, fuori e dentro le mura del convento. Un effetto che controbilancia l’orrore della peste che si diffonde tutto intorno, contribuendo (per miracolo? O per intelligente calcolo?) a mantenere quelle mura “pure” e incontaminate. Un’aspirazione alla purezza che nel personaggio della badessa interpretato da Charlotte Rampling (protagonista di una prova intensa e dolente, brava quanto la stessa Efira) viene portato alle sue estreme conseguenze. In mezzo c’è un film che nella sua apparente provocatorietà risulta in realtà una disamina della spiritualità, del potere, del sesso e di tutti quei luoghi in cui questi elementi si intersecano, per opera di singoli individui capaci di coglierne appieno le potenzialità. Che poi siano santi o demoni, profeti o impostori, in fondo poco importa.

Benedetta, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Benedetta
Regia: Paul Verhoeven
Paese/anno: Francia, Belgio, Paesi Bassi / 2021
Durata: 131’
Genere: Drammatico, Storico, Sentimentale, Biografico
Cast: Charlotte Rampling, Hervé Pierre, Virginie Efira, Lambert Wilson, Guilaine Londez, Olivier Rabourdin, Clotilde Courau, Louise Chevillotte, Daphne Patakia, David Clavel, Elena Plonka, Erwan Ribard, Gaëlle Jeantet, Héloïse Bresc, Jonathan Couzinié, Justine Bachelet, Jérôme Chappatte, Lauriane Riquet, Nicolas Béguinot, Vinciane Millereau
Sceneggiatura: Paul Verhoeven, Pascal Bonitzer, David Birke
Fotografia: Jeanne Lapoirie
Montaggio: Job ter Burg
Musiche: Anne Dudley
Produttore: Jérôme Seydoux, Christophe Toulemonde, Kateryna Merkt, Job ter Burg, Patrick Vandenbosch, Arnold Heslenfeld, Kevin Chneiweiss, Michel Merkt, Laurette Schillings, Saïd Ben Saïd, Frans van Gestel, Fabrice Delville, Teun Hilte
Casa di Produzione: SBS Productions, Pathé, France 3 Cinéma, France 2 Cinéma, Belga Productions, Indéfilms 7, France Télévisions, Palatine Etoile 16, Cine+, Canal+, Topkapi Films, Cofinova 15, Cofimage 30, Cinémage 13
Distribuzione: Movies Inspired

Data di uscita: 02/03/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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