LO STRANGOLATORE DI BOSTON

LO STRANGOLATORE DI BOSTON

Offrendo, per la prima volta, una ricostruzione in forma di thriller “true crime” di una nota vicenda di cronaca nera, Lo strangolatore di Boston è un solido lavoro di scrittura e attori, capace di dosare bene la componente di genere con la ricostruzione del lavoro di due donne (le reporter Loretta McLaughlin e Jean Cole) in un contesto ancora dominato dal genere maschile.

Due inseguitrici e un fantasma

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Tra le “imprese” dei vari serial killer che hanno popolato la cronaca nera (e l’immaginario) degli Stati Uniti nel secolo scorso, il caso del cosiddetto Strangolatore di Boston – verificatosi nella prima metà degli anni ‘60 – è ancora oggi oggetto di discussione. I dubbi che persistono sul caso, l’insoddisfazione dell’opinione pubblica per la conclusione giudiziaria della vicenda (con la confessione del presunto assassino, e la sua successiva, misteriosa morte in carcere) oltre ai tanti dettagli che non tornano nella ricostruzione degli eventi, continuano a tutt’oggi a far discutere e (inevitabilmente) affascinare saggisti, criminologi e gente comune. Se gli omicidi attribuiti allo Strangolatore sono penetrati a fondo nella cultura di massa, e in un certo immaginario noir americano (anche Quentin Tarantino, nel suo recente C’era una volta a… Hollywood, vi fa cenno) quello che mancava ancora era un film che si proponesse una ricostruzione fedele, attinente agli eventi storici, della vicenda. Un proposito, questo, che non era esattamente quello del film del 1968 Lo strangolatore di Boston, adattamento diretto da Richard Fleischer che si prendeva enormi libertà nella ricostruzione del caso, adattandone i contorni a una vicenda più classicamente da thriller psicologico; completamente diverso è il caso di questo film omonimo diretto da Matt Ruskin e distribuito da Disney+, che ricostruisce invece, principalmente, l’inchiesta compiuta sul killer dal quotidiano Record American, e in particolare dalle sue due reporter Loretta McLaughlin e Jean Cole.

Due modelli di giornalismo

Lo strangolatore di Boston, Carrie Coon e Keira Knightley in una scena
Lo strangolatore di Boston, Carrie Coon e Keira Knightley in una scena del film

Il focus di questo nuova versione di Lo strangolatore di Boston è proprio sul lavoro delle due giornaliste, e in particolare sul personaggio di Loretta McLaughlin, interpretato da Keira Knightley: il film segue la vicenda della reporter all’interno di una redazione prevalentemente maschile, la sua frustrazione per il fatto di essere relegata alle sezioni più tradizionalmente dedicate alle donne (moda, articoli casalinghi) e il suo tenace interessamento agli omicidi del serial killer. Di fatto, il film pone l’accento sull’importanza del lavoro di McLaughlin – e su un’attività investigativa che viene presentata, di fatto, come più efficace di quella della polizia – per il collegamento tra i vari delitti, che invece gli inquirenti avevano ritenuto indipendenti tra loro; il film – unendo in questo il sottogenere del thriller a sfondo storico con quello del cinema incentrato sul giornalismo d’inchiesta – mette in luce proprio la forza mediatica della carta stampata in un periodo come quello degli anni ‘60, le sue inevitabili compromissioni col potere ma anche la sua capacità di supplire alle inefficienze delle istituzioni – in questo caso quelle della polizia – attraverso l’azione di suoi singoli esponenti. Proprio i due aspetti del lavoro di reporter – il coraggio e l’indipendenza, e l’inevitabile necessità di scendere a compromessi col potere – sono ben incarnati dalle due protagoniste: idealista e fermamente determinata a scoprire la verità la protagonista col volto di Keira Knightley, più pragmatica e capace di compromessi (anche in virtù di una rete di amicizie spregiudicatamente coltivate, che controbilanciano lo svantaggio di essere donna nei primi anni ‘60) la Jean Cole interpretata da Carrie Coon.

Un period drama al femminile

Lo strangolatore di Boston, Keira Knightley in una sequenza
Lo strangolatore di Boston, Keira Knightley in una sequenza del film

Lo strangolatore di Boston, oltre a essere un thriller (appartenente al filone che, semplificando un po’, potremmo definire true crime), oltre a essere racconto della carta stampata e del suo ruolo di fronte a eventi che sconvolgono l’opinione pubblica, vuole essere anche un’esplorazione della condizione femminile nel periodo preso in esame; un period drama al femminile, quindi, caratterizzato in particolare dall’ambientazione in un contesto ancora dominato in gran parte dagli uomini come quello dell’informazione. Proprio da questa premessa, la sceneggiatura sviluppa le figure delle due reporter come tipi femminili radicalmente differenti: da un lato l’idealismo, la dedizione totalizzante e la fiducia nel lavoro (anche a scapito della famiglia) per il riconoscimento dei propri diritti; dall’altro la scaltrezza, l’attitudine al compromesso e la costruzione di reti informali – costruita e consolidata negli anni – per poter competere col genere maschile. Un’attitudine, quella espressa da Jean Cole, di cui il film mette in evidenza l’imprescindibile importanza, evitando di dare una statura “eroica” all’attività delle due reporter e riportandone sempre l’azione a una concretezza che è fatta anche di scaltrezza e abilità sociali. Quelle che il personaggio interpretato da Carrie Coon, anche in virtù di un volto più ruvido e vissuto di quello della collega (la piccola differenza di età tra le due attrici, sullo schermo, appare invero ben più ampia) incarna con grande efficacia.

Classico, ma non convezionale

Lo strangolatore di Boston, Alessandro Nivola in una scena
Lo strangolatore di Boston, Alessandro Nivola in una scena del film

Sobrio e molto classico nella messa in scena, attento a dosare oculatamente ognuna della sue componenti, Lo strangolatore di Boston – nel suo giocare con la suspense sia attraverso le azioni dell’omicida, sia tramite il clima che circonda l’indagine – ha qualcosa del quasi dimenticato Zodiac di David Fincher, altra cronaca filmata delle azioni di un noto serial killer. Chiaramente, Matt Ruskin (che ricordiamo per il dramma a sfondo sociale del 2017 Il coraggio di lottare) non ha né la perizia tecnica, né le capacità di controllo della narrazione di Fincher; il suo film, in sé meno personale di quello del più celebrato collega – ma non per questo definibile come convenzionale o anonimo – è principalmente un lavoro di scrittura e attori (tra questi ultimi ricordiamo anche Alessandro Nivola, nel ruolo dell’unico detective “amico” delle due protagoniste) caratterizzato tuttavia da una buona gestione della tensione e da un mood plumbeo sufficientemente immersivo. Un mood aiutato anche dai toni desaturati e lividi della fotografia di Ben Kutchins – già al lavoro su atmosfere noir in Ozark – e da un commento musicale mai invasivo. L’ottica che lo script offre sulla vicenda – e sui suoi mai cancellati misteri – resta sicuramente interessante, al punto di provocare curiosità e voglia di approfondimento anche nello spettatore casuale. Un risultato di buon livello, specie per un film che vuole unire divulgazione, ricostruzione storica e intrattenimento.

Lo strangolatore di Boston, la locandina del film
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Scheda

Titolo originale: Boston Strangler
Regia: Matt Ruskin
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 112’
Genere: Drammatico, Poliziesco, Thriller, Storico
Cast: David Dastmalchian, Chris Cooper, Rory Cochrane, Alessandro Nivola, Carrie Coon, Keira Knightley, Michael Malvesti, Morgan Spector, Antonio X Volpicelli, Aurora McLaughlin, Christian Mallen, Greg Vrotsos, Ian Lyons, Liam Anderson, Nancy E. Carroll, Pat Fitz, Peter Gerety, Robert John Burke, Ryan Winkles, Stephen Thorne, Therese Plaehn
Sceneggiatura: Matt Ruskin
Fotografia: Ben Kutchins
Montaggio: Anne McCabe
Musiche: Paul Leonard-Morgan
Produttore: Ridley Scott, Josey McNamara, Janelle Canastra, Kevin Walsh, Tom Ackerley, Michael A. Pruss
Casa di Produzione: LuckyChap Entertainment, 20th Century Studios, Scott Free Productions, Langley Park Productions
Distribuzione: Disney+

Data di uscita: 17/03/2023

Trailer

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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