PANTAFA

PANTAFA

Dopo il coraggioso ma non troppo riuscito tentativo di portare l'universo di Zerocalcare in un film live action (La profezia dell'armadillo), Emanuele Scaringi prova la via dell'orrore psicologico incrociato alla versione italica del folk horror con Pantafa, appoggiandosi all'esperienza di Kasia Smutniak e preferendo atmosfere rarefatte ai soliti e abusati salti dallo spavento. Purtroppo il film funziona poco a causa dell'assenza di una direzione precisa.

Madri, figlie, vittime, carnefici e streghe

Pubblicità

Madre single, Marta si trasferisce insieme a sua figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina da qualche tempo soffre di paralisi del sonno e fenomeni allucinatori, quindi la madre ha ritenuto, probabilmente spinta anche da problemi personali e da un rapporto non esattamente limpido con la figlia, che isolarsi in un paesino sperduto, in cui non conosce nessuno, fosse la soluzione ideale ai problemi della piccola (e dei propri).
Tuttavia la casa in cui le due si trasferiscono è tutt’altro che comoda e accogliente, e Malanotte, oltre a poter vantare dei vicini poco avvezzi alla riservatezza, sembra essere completamente disertata dai bambini. Nina fa amicizia con un ragazzino della sua età, ma i suoi sintomi peggiorano di giorno in giorno, anche a causa delle strane storie che la sua nuova anziana bambinaia continua a raccontarle sulla Pantafa: una sorta di strega locale, vittima e al tempo stesso carnefice, figura da temere ma che è possibile tenere a bada con i giusti riti.

Un oscuro scrutare terre straniere

Pantafa, Kasia Smutniak e Greta Santi sotto una pioggia scrosciante nel film
Pantafa, Kasia Smutniak e Greta Santi sotto una pioggia scrosciante nel film di Emanuele Scaringi

Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di rinascita dell’horror italiano, ennesima variazione sul tema dell’ossessione di una certa frangia cinefila nei confronti del cinema di genere, ritenuto panacea salvifica in grado di risollevare un’industria che – riuscite eccezioni d’autore e gemme sparute a parte – ha posto fondamenta fragili su commedie di scarso appeal e il solito rimestio tardo borghese di drammi famigliari, tinelli, eroi civili e corna.

Eppure, spiace dirlo, un Jeeg Robot non fa primavera, soprattutto se spiana la strada a stormi di Diabolik e a horror magari coraggiosi ma pur sempre acerbi e lontani qualitativamente dai modelli esteri cui – volenti o nolenti, consapevoli o no, dichiaratamente o meno – si ispirano.

Se una notte d’inverno Calvino scrive una fiaba horror

Pantafa, una inquietante sequenza del film
Pantafa, una inquietante sequenza del film di Emanuele Scaringi

Con sguardo quasi etnografico, quantomeno nell’attenzione per paesaggi, dialetti, luoghi e tradizioni, Scaringi dunque prova dare un taglio localistico, e nelle intenzioni maggiormente credibile, al suo secondo film Pantafa. Dal punto di vista dall’atmosfera tutto ciò gioca a suo favore, ma da quello drammaturgico si rivela una zavorra, perché fagocita la vicenda di Nina e Marta, rendendole figurine poco caratterizzate vittime degli eventi.

Se la piccola Greta Santi non convince appieno (o meglio, non convince la sua direzione), Kasia Smutniak ce la mette tutta. Eppure la sua madre nervosa e preda di sensi di colpa inspiegabili risulta poco credibile e ancor meno appassionante; la credibilità in particolare scricchiola sopratutto quando si inizia a intuire che la minaccia orrifica ha un risvolto metaforico, se non proprio originale tuttavia relativo comunque a un argomento di grande interesse. La pietra tombale ce la mettono personaggi secondari dalle motivazioni evanescenti e un eponimo villain più raccontato da filastrocche e frasi sibilline che effettivamente percepito come spaventoso.

Quando l’elevated horror va in montagna gli manca il fiato

Pantafa, Kasia Smutniak in una scena del film
Pantafa, Kasia Smutniak in una scena del film di Emanuele Scaringi

Scaringi purtroppo è troppo reticente a riguardo, e mette in scena una sceneggiatura che alterna scenette d’atmosfera rurale e della piccolissima provincia profonda a minacce alquanto blande e stanche da j-horror (e suoi derivati americani di risulta), anche nel look della Pantafa – il classico fantasma pallido dai lunghi capelli corvini.

Se all’aspetto horror il regista evidentemente crede poco, imbastendo veramente lo stretto necessario, quando arriva a scombinare le carte in tavola con un salto di prospettiva e con un’ambiguità più evidente del racconto è ormai troppo tardi: la svolta à la Babadook è mal gestita e costruita con scarsi indizi poco significativi (il “mostro” e le sue motivazioni cadono nel vuoto e un’affascinante ipotesi di complotto ha vita breve), per cui il colpo di scena finale di Pantafa, e il tono malinconico dell’epilogo, arrivano senza lasciare davvero traccia. Ed è un peccato, perché l’argomento avrebbe meritato miglior sorte e scelte più felicemente nette.

Pantafa, la locandina del film
Pubblicità

Scheda

Titolo originale: Pantafa
Regia: Emanuele Scaringi
Paese/anno: Italia, Argentina / 2022
Durata: 105’
Genere: Horror
Cast: Francesco Colella, Giuseppe Cederna, Mauro Marino, Kasia Smutniak, Mario Sgueglia, Betty Pedrazzi, Greta Santi, Ugo De Cesare
Sceneggiatura: Vanessa Picciarelli, Tiziana Triana, Emanuele Scaringi
Fotografia: Simone D'Onofrio
Montaggio: Gianluca Scarpa
Musiche: Ratchev & Carratello
Produttore: Domenico Procacci, Laura Paolucci
Casa di Produzione: Fandango, Rai Cinema
Distribuzione: Fandango

Data di uscita: 30/03/2023

Trailer

Pubblicità
Giornalista pubblicista, appassionato di filosofia, ha iniziato a interessarsi di cinema ai tempi del liceo quando registrava pellicole a caso su Fuori orario. Scrive di tutto e per tutti, ha lavorato brevemente in tv e fa parte della redazione di un podcast a tema serie tv e cinema. Sogna di fare la fine di Balthazar circondato da nuvole di pecore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.