I TRE MOSCHETTIERI – D’ARTAGNAN

I TRE MOSCHETTIERI – D’ARTAGNAN

Ennesimo adattamento di un mito immarcescibile, I tre moschettieri – D’Artagnan trova un buon equilibrio tra canone e inevitabile adeguamento del materiale ai gusti del pubblico moderno. Il risultato è inevitabilmente incompleto (in attesa del già girato sequel, che porterà sullo schermo la seconda parte del romanzo) ma l’intrattenimento – forte di una dimensione produttiva insolita per il cinema europeo – è solido e di buon livello.

Tutti per uno, ancora una volta

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Ha senso, nel 2023, proporre un’ennesima versione del classico di Alexandre Dumas I tre moschettieri, adeguandone (ma non troppo) lo svolgimento e l’estetica ai gusti del pubblico moderno? La domanda, legittima, non può che trovare una risposta positiva, almeno laddove si consideri la capacità dei classici di vivere oltre il loro periodo di concezione, parlando a una sorta di “fruitore universale” (sia in termini anagrafici che di latitudine e/o contesti storici) che possa riuscire, di volta in volta, a entrare in sintonia con la storia nelle sue diverse riletture. Ovviamente, il risultato non è automatico né scontato, legato com’è a un dosaggio – sempre precario, e sempre da ridefinire – tra fedeltà filologica e capacità di reinterpretare. In ciò, questa nuova, grande produzione francese in due parti, di cui questo I tre moschettieri – D’Artagnan rappresenta la prima frazione, riesce a centrare abbastanza agevolmente il bersaglio, operando sul materiale originale adeguamenti piccoli, che ne (ri)mettono in luce lo spirito avventuroso e il naturale – e piacevolmente atemporale – afflato epico. Un risultato su cui tuttavia, va detto, non si può che dare un giudizio provvisorio, vista la natura di prima metà (la seconda, che si intitolerà I tre moschettieri – Milady, la dovremmo vedere a dicembre) di questo lavoro firmato da Martin Bourboulon appena arrivato in sala.

Quattro è meglio di tre

I tre moschettieri - D'Artagnan, Vincent Cassel, Marc Barbé, Romain Duris, Louis Garrel, Eric Ruf, François Civil e Pio Marmaï in una sequenza
I tre moschettieri – D’Artagnan, Louis Garrel, François Civil e i moschettieri in una sequenza del film

La trama del film, ambientata nella Francia degli anni ‘20 del 1600, segue più o meno fedelmente la prima metà del romanzo: il giovane guascone Charles D’Artagnan (François Civil), dopo essere quasi rimasto ucciso in un imboscata, si presenta a Parigi, a corte, con l’intenzione di diventare moschettiere. Il suo carattere arrogante lo porta ad affrontare a duello, a un’ora di distanza l’uno dall’altro, i tre più valorosi moschettieri del re: Athos (Vincent Cassel), Porthos (Pio Marmaï) e Aramis (Romain Duris). Nel frattempo, il giovane inizia a corteggiare la dama Constance Bonacieux (Lyna Khoudry), cameriera personale della regina Anna d’Austria (Vicky Krieps); venuto a contatto con l’ambiente di corte, D’Artagnan apprende presto che il potere effettivo, in un periodo di debolezza del re Luigi XIII (Louis Garrel) è detenuto dall’intrigante Cardinale Richelieu (Éric Ruf) dedito a ogni sorta di macchinazione, favorito in questo anche dalle perduranti tensioni, nel paese, tra cattolici e protestanti. Proprio alla più pericolosa di queste macchinazioni, ordita ai danni della regina, D’Artagnan sarà chiamato a porre rimedio, dopo essersi conquistato la stima e l’amicizia dei tre moschettieri.

Un’idea semplice e forte

I tre moschettieri - D'Artagnan, François Civil in una sequenza d'azione
I tre moschettieri – D’Artagnan, François Civil in una sequenza d’azione del film

Fa un certo effetto – da spettatori italiani figli di un’industria che (faticosamente) sta cercando negli ultimi anni di ricostruire un cinema d’intrattenimento di qualità e di appeal internazionale – vedere un prodotto d’Oltralpe come questo I tre moschettieri – D’Artagnan. Questo perché il film di Martin Bourboulon è innanzitutto un kolossal che – per sfoggio di cast, uso di maestranze, potenziale scenografico e cura nella ricostruzione storica – guarda chiaramente ai suoi omologhi statunitensi; omologhi di cui il film non fa sostanzialmente rimpiangere la dimensione produttiva, spesso ben più consistente. Certo, i 70 milioni di euro stanziati, nel complesso, per i due episodi (che sono stati girati back-to-back) restano comunque una cifra enorme per le usuali dimensioni del cinema europeo; ma qui il regista è riuscito, con mano ferma e contando su una sceneggiatura solida, a massimizzarne al meglio la resa. Dietro un prodotto come questo c’è insomma un’idea forte sia produttiva che estetica, improntata certo alla filosofia del popcorn movie (nel senso migliore del termine) ma altresì capace di offrire un alto artigianato – coi mezzi di una produzione medio/grande – supportato da una sceneggiatura ben elaborata. Una sceneggiatura che innanzitutto si affida al potenziale del romanzo originale, dettagliandone tuttavia maggiormente alcuni passaggi rispetto a molte delle versioni del passato; un maggior dettaglio favorito anche della divisione in due parti di circa due ore l’una, che sulla storia di partenza opera solo alcuni piccoli adeguamenti.

L’attesa è già iniziata

I tre moschettieri - D'Artagnan, Vincent Cassel ed Eva Green in una scena
I tre moschettieri – D’Artagnan, Vincent Cassel ed Eva Green in una scena del film

L’operazione – che, come dicevamo in apertura, potrà essere giudicata in modo compiuto solo dopo la visione del sequel – è per ora sostanzialmente riuscita. L’afflato avventuroso, genuinamente naïf e tutto basato su sentimenti forti e basilari, che caratterizzava la storia originale viene reso con sicurezza e buon controllo del materiale dal regista; i 121 minuti di durata de I tre moschettieri – D’Artagnan non lesinano in sequenze d’azione elaborate e dal gusto tipicamente moderno – espresso specie nella macchina da presa sempre mobile e nel montaggio serrato – lasciando tuttavia il giusto spazio a personaggi che da tempo abbiamo ben imparato a conoscere e apprezzare. Le scelte di casting, in generale, sono indovinate e funzionali; con una menzione speciale per un Vincent Cassel che caratterizza in modo malinconico e ombroso il suo Athos, e per un Louis Garrel che rende bene il misto di irresolutezza, e fragilità capace di suscitare empatia (magari suo malgrado), del sovrano Luigi XIII. La Milady di Eva Green è invece una sorta di dark lady ante litteram che – pur massimizzando la sua resa nel poco minutaggio che ha a disposizione – lascia inevitabilmente inappagata la voglia di vederla, e sentirla, più presente. Un desiderio che sarà ovviamente soddisfatto nel secondo capitolo, qui introdotto da un cliffhanger (il termine di derivazione televisiva è più che mai appropriato) che sospende la storia nella perfetta tradizione del feuilleton. Nulla di innovativo, e nulla di particolarmente personale; ma in fondo, a ben vedere, nessuno chiedeva questo. E la formula, nella sua semplicità, continua a funzionare, oggi come ieri.

I tre moschettieri - D'Artagnan, la locandina italiana del film
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Scheda

Titolo originale: Les trois mousquetaires: D'Artagnan
Regia: Martin Bourboulon
Paese/anno: Francia, Spagna, Germania / 2023
Durata: 121’
Genere: Avventura, Azione, Storico
Cast: Louis Garrel, Eva Green, Ivan Franek, Lyna Khoudri, Pio Marmaï, Romain Duris, Vicky Krieps, Vincent Cassel, Eric Ruf, François Civil, Alexis Michalik, Dominique Valadié, Gabriel Almaer, Jacob Fortune-Lloyd, Julien Frison, Tony Martone, Christophe Dimitri Réveille, Marc Barbé, Nicolas Vaude, Pascal Fonta, Patrick Mille, Ralph Amoussou, Raynaldo Houy Delattre, Thibault Vinçon
Sceneggiatura: Matthieu Delaporte, Alexandre de La Patellière
Fotografia: Nicolas Bolduc
Montaggio: Célia Lafitedupont
Musiche: Guillaume Roussel
Produttore: Bastien Sirodot, Ignacio Segura, Cédric Iland, Dimitri Rassam, Ardavan Safaee
Casa di Produzione: Chapter 2, Pathé, M6 Films, Centre national du cinéma et de l'image animée (CNC), Canal+, Umedia, DeAPlaneta, uFund, Constantin Film, Zweites Deutsches Fernsehen (ZDF), M6, Orange Cinéma Séries
Distribuzione: Notorious Pictures

Data di uscita: 06/04/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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