ASTEROID CITY

ASTEROID CITY

Analogamente alla professione del protagonista, Asteroid City si presenta quasi come una serie di fotografie (alcune a colori, altre in bianco e nero), tutte dall’estetica impeccabile, ma nessuna in grado di “parlare” realmente a chi le osserva. Wes Anderson si auto-cita in continuazione, faticando a trovare la giusta chiave per conferire a questo suo ultimo lavoro una marcata personalità. In concorso al 76° Festival di Cannes.

Uno stanco Wes Anderson

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Un regista del calibro di Wes Anderson, che nel corso degli anni ha conquistato (quasi) tutti con la sua estetica inconfondibile, e con le sue storie a metà strada tra favola e pura realtà, è indubbiamente uno dei nomi che maggiormente hanno fatto gola a pubblico e critica al Festival di Cannes 2023, dove ha presentato in concorso Asteroid City, la sua ultima fatica. Eppure, purtroppo, tali aspettative sono state in gran parte deluse. Colpa di un’ottima confezione all’interno della quale, tuttavia, c’è ben poco? Indubbiamente. Eppure, di fatto, il presente lungometraggio di idee interessanti, e di potenzialità, ne aveva eccome. Ma andiamo per gradi.

Nel bel mezzo del deserto

Asteroid City, Scarlett Johansson e Jason Schwartzman in una sequenza
Asteroid City, Scarlett Johansson e Jason Schwartzman in una sequenza del film

Ci troviamo appunto nella remota cittadina di Asteroid City, in un punto non ben specificato del deserto americano. In un’America degli anni Cinquanta, in piena Guerra Fredda, sta per avere luogo una piccola manifestazione, durante la quale alcuni ragazzi particolarmente talentuosi presenteranno per la prima volta le loro invenzioni. Alcuni di loro sono accompagnati dai genitori, di cui fanno parte un fotografo di guerra da poco rimasto vedovo (impersonato da Jason Schwartzmann) e un’avvenente attrice di Hollywood (Scarlett Johansson). Nel frattempo, poco lontano dalla città, stanno avendo luogo importanti sperimentazioni di potenti armi atomiche, i cui funghi possono facilmente essere avvistati da lontano.

Cinema e teatro

Asteroid City, Maya Hawke e Rupert Friend in un'immagine
Asteroid City, Maya Hawke e Rupert Friend in un’immagine del film

Particolarmente interessante in Asteroid City (sebbene, come molti altri elementi, finisca quasi per risultare fine a sé stesso) è il discorso metalinguistico aperto da Anderson già dalle primissime scene, in cui la storia (rivelatasi immediatamente una pièce teatrale) ci viene presentata tramite il backstage della stessa, in rigoroso bianco e nero e in 4:3. Cinema e metateatro, dunque, si alternano in continuazione, ma, a ben guardare, di poco arricchiscono l’intero lavoro, il quale, dal canto suo, finisce inevitabilmente (e pericolosamente) per girare a vuoto.

Tanto fumo, niente arrosto

Asteroid City, Fisher Stevens, Jeffrey Wright, Tony Revolori e Bob Balaban in una scena
Asteroid City, Fisher Stevens, Jeffrey Wright, Tony Revolori e Bob Balaban in una scena del film

Già, perché di fatto Asteroid City è tanta forma, ma poca sostanza, nonostante vengano appunto tirate in ballo tematiche piuttosto complesse (oltre al metateatro, non possiamo non notare un’evidente riflessione sulla storia recente degli Stati Uniti d’America) che avrebbero chiaramente necessitato di un maggiore approfondimento. O, per lo meno, volendo concentrarci esclusivamente sulle singole storie dei protagonisti, di una maggiore vicinanza ai personaggi stessi (tutti osservati con distacco, fatta eccezione, forse, soltanto per Schwartzmann e la sua famiglia).

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L’estetica non basta

Asteroid City, Bryan Cranston in un'immagine
Asteroid City, Bryan Cranston in un’immagine del film

Analogamente alla professione del protagonista, dunque, Asteroid City si presenta quasi come una serie di fotografie (alcune a colori, altre in bianco e nero), tutte dall’estetica impeccabile, ma nessuna in grado di “parlare” realmente a chi le osserva. Wes Anderson si auto-cita in continuazione, faticando a trovare la giusta chiave per conferire a questo suo ultimo lavoro una marcata personalità. E, volendo parlare esclusivamente di estetica, appunto, si potrebbe addirittura affermare che il regista, curandola ogni volta in modo minuzioso, ne sia quasi rimasto prigioniero. Asteroid City è, da un punto di vista prettamente visivo, un film indubbiamente accattivante, su questo non v’è dubbio. Eppure, considerando l’intera filmografia di Anderson e concentrandosi in particolare su quanto ha realizzato negli ultimi anni, non possiamo non notare un certo declino dal punto di vista qualitativo. Come se l’autore si trascinasse stancamente nella (piuttosto prolifica, in realtà) produzione dei suoi film. Come se lo stesso, purtroppo, non avesse molto da dire o, meglio ancora, non avesse più voglia di trovare il giusto modo per dirlo. Peccato.

Locandina

Asteroid City, la locandina italiana

Gallery

Scheda

Titolo originale: Asteroid City
Regia: Wes Anderson
Paese/anno: Stati Uniti / 2023
Durata: 104’
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale
Cast: Willem Dafoe, Scarlett Johansson, Tony Revolori, Tom Hanks, Margot Robbie, Tilda Swinton, Bryan Cranston, Steve Carell, Edward Norton, Maya Hawke, Jason Schwartzman, Jeff Goldblum, Jeffrey Wright, Liev Schreiber, Adrien Brody, Hong Chau, Rupert Friend, Hope Davis, Steve Park, Jake Ryan, Matt Dillon
Sceneggiatura: Wes Anderson
Fotografia: Robert D. Yeoman
Montaggio: Barney Pilling
Musiche: Alexandre Desplat
Produttore: Steven Rales, John Peet, Molly Rosenblatt, Wes Anderson, Octavia Peissel, Jeremy Dawson
Casa di Produzione: Focus Features, American Empirical Pictures, Indian Paintbrush
Distribuzione: Universal Pictures

Data di uscita: 28/09/2023

Trailer

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Dopo la laurea in Lingue Moderne, Letterature e Scienze della Traduzione presso l’Università La Sapienza di Roma, mi sono diplomata in regia e sceneggiatura presso l’Accademia di Cinema e Televisione Griffith di Roma, con un workshop di critica cinematografica presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 2013 scrivo di cinema con il blog Entr’Acte, con il quotidiano Roma e con le testate CineClandestino.it, Mondospettacolo, Cabiria Magazine, e, ovviamente, Asbury Movies. Presidente del Circolo del Cinema "La Carrozza d'Oro", nel 2019 ho fondato la rivista Cinema Austriaco.

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