L’ORDINE DEL TEMPO

Presentato fuori concorso a Venezia 80, L’ordine del tempo rappresenta un deludente ritorno alla regia cinematografica per Liliana Cavani; gravato da un’estetica da fiction televisiva, stanco nel ritmo e poco credibile nell’andamento, il film sciupa in breve l’interesse derivato dalla sua insolita filiazione letteraria (il saggio omonimo di Carlo Rovelli). Purtroppo, un esperimento non riuscito.
A che ora è la fine del mondo?
C’era curiosità e attesa, almeno da parte di chi scrive, per la presentazione fuori concorso a Venezia 80 di questo L’ordine del tempo, nuovo lavoro – dopo oltre 20 anni di assenza dalla regia cinematografica – di Liliana Cavani. Il primo motivo di questa curiosità è il ritorno dietro la macchina da presa di una regista come Cavani, dalla produzione parca ma di innegabile rilievo nella storia del cinema italiano, qui alle prese con un soggetto che guarda fortemente alla contemporaneità e alle sue contraddizioni. Il secondo motivo sta proprio nella peculiarità di questo soggetto, che per una volta trae spunto (anziché da un romanzo o racconto) da un saggio scritto da una personalità importante come Carlo Rovelli, certamente tra i pensatori italiani più importanti – non solo nel campo della fisica – della contemporaneità. Proprio alla luce di questa curiosità, ma anche di un cast corale che raccoglie alcuni dei protagonisti del mainstream italiano, e non solo, degli ultimi anni (Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo, Richard Sammel e Kseniya Rappoport, tra gli altri) il fiacco risultato del film, lo diciamo da subito, colpisce e dispiace. Anche per l’indubbia occasione persa di guardare certo cinema “borghese” contemporaneo da un’ottica almeno in parte diversa. Ma andiamo con ordine.
Cerco tempo… e non ce ne sta

Al centro della trama c’è la riunione di un gruppo di cinquantenni (o poco più) amici di vecchia data, richiamati nella lussuosa villa sul mare di Pietro ed Elsa (rispettivamente Gassmann e Gerini) in occasione del compleanno della seconda. Tra i tanti, solo Enrico (Edoardo Leo), di professione fisico teorico, non è per nulla entusiasta della rimpatriata: l’uomo sa infatti per certo che le voci, diffusesi da più parti nelle ultime ore, sul possibile impatto di un enorme asteroide sulla Terra, hanno più di una base concreta. Secondo i calcoli di Enrico e dei suoi colleghi, infatti, c’è circa una probabilità su cinque (ma la percentuale potrebbe salire col tempo) che il corpo celeste colpisca davvero il nostro pianeta: un evento catastrofico che provocherebbe l’immediata morte di tutti gli esseri umani presenti sul pianeta, oltre che l’estinzione di gran parte delle forme di vita che lo abitano. Mentre al di fuori della villa di Pietro ed Elsa si diffonde il panico, gli uomini e le donne presenti cercano di venire a patti con la possibile fine imminente, tentando di appianare vecchie divergenze, e di volgere a proprio vantaggio quel fattore-tempo che – nonostante il suo carattere relativo e sociale, come più volte ribadito da Enrico – sembra giocare drammaticamente a loro sfavore.
Ispirazione o pretesto?

Trae solo lo spunto iniziale dal saggio di Rovelli, L’ordine del tempo, facendone più che altro un pretesto per mettere in scena una sorta di dramma da camera borghese (vagamente memore dell’ormai “cult” Perfetti sconosciuti) in cui assistiamo all’inevitabile emergere di segreti, rancori e rimpianti tra vecchi amici invariabilmente delusi. La prima cosa che colpisce in modo negativo, del film di Liliana Cavani, è proprio il debole legame della storia col tema dichiarato nel titolo (la non esistenza in senso assoluto del tempo, e il suo carattere di costruzione umana, biologica e sociale, pur inevitabile per una corretta organizzazione dell’esistenza). L’iniziale dissertazione sulle quattro diverse accezioni del concetto di tempo nella cultura degli antichi greci, e le chiose sul tema del personaggio interpretato da Edoardo Leo (presto accantonate, peraltro, nel corso della trama) appaiono più che altro come un contentino, o meglio un modo di giustificare la filiazione dalla fonte letteraria: il film, di fatto, risulta essere una specie di debolissima versione nostrana di Melancholia di Lars Von Trier, che finisce per denunciare tutti i limiti della gestione italiana (legata a modalità narrative ormai stantie) di certe tematiche.
Una narrazione mal organizzata

Spiace parlare male di una regista come Liliana Cavani, specie in occasione di questo suo ritorno da tanto atteso a un lavoro per il grande schermo; ma l’impressione è invero che la regista si sia ormai adagiata sulle modalità narrative proprie della fiction televisiva (genere da lei frequentato spesso negli ultimi decenni) limitandosi a trasporle tal quali al cinema. Così, il ritmo di questo L’ordine del tempo risulta paradossalmente lento e spento, privo del climax richiesto a una vicenda che, pur intima, dovrebbe cercare di evocare addirittura un’apocalisse imminente; mentre, d’altra parte, la messa in scena appare stanca e priva di guizzi, non aiutata in questo da una fotografia piatta e “televisiva” nel senso più deleterio del termine. Ma a non convincere sono in primis proprio l’articolazione della narrazione del film, lo svelamento delle vicende dei suoi protagonisti, la consistenza dei suoi personaggi e la credibilità di questi ultimi: tra descrizioni di vecchi amori soggetti a improbabili allontanamenti e riavvicinamenti (quello tra i personaggi di Leo e Rappoport) giustificati in modo ancor più improbabile, riflessioni da Bacio Perugina sul senso del vero amore, personaggi caricaturali soggetti a ripensamenti che somigliano più che altro a una folgorazione sulla via di Damasco (quello di Sammel) il film si trascina stancamente verso la prevedibile conclusione, esaurendo in breve il limitato interesse che il suo soggetto poteva generare. Peccato.

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Scheda
Titolo originale: L'ordine del tempo
Regia: Liliana Cavani
Paese/anno: Italia, Belgio / 2023
Durata: 113’
Genere: Drammatico
Cast: Claudia Gerini, Edoardo Leo, Alessandro Gassmann, Fabrizio Rongione, Alida Baldari Calabria, Valentina Cervi, Richard Sammel, Ángela Molina, Francesca Inaudi, Angeliqa Devi, Kseniya Rappoport
Sceneggiatura: Paolo Costella, Liliana Cavani
Fotografia: Enrico Lucidi
Montaggio: Massimo Quaglia
Musiche: Vincent Cahay
Produttore: Fabrizio Donvito, Daniel Campos Pavoncelli, Benedetto Habib, Marco Cohen
Casa di Produzione: Rai Cinema, Vision Distribution, Indiana Production, Gapbusters
Distribuzione: Vision Distribution
Data di uscita: 31/08/2023