ROTTING IN THE SUN

ROTTING IN THE SUN

Sebastián Silva interpreta sé stesso in una riuscitissima commedia nera presentata all’ultimo Sundance Film Festival. Rotting in the Sun ci mostra satiricamente come funziona l’universo dei social, un mondo in cui non si diventa ciò che si vuole ma ciò in cui si crede, riuscendo nel contempo a essere molto di più: una riflessione sul narcisismo travestito da autocommiserazione di certi artisti, condita da altre tematiche come l’incomunicabilità di oggi e una bella dose di (omo)erotismo e disperazione. Un film sgradevole al punto giusto, realizzato come se fosse un reel composito di un’ora e quaranta minuti, che merita di essere visto sulla piattaforma MUBI Italia.

Alla ricerca della sposa perduta

Pubblicità

Durante un week end nella spiaggia per nudisti gay di Zicatela, l’artista depresso Sebastián Silva conosce casualmente l’influencer Instagram di successo Jordan Firstman (entrambi interpreti di sé stessi) che lo invita a collaborare nella realizzazione di un nuovo progetto social. Ma quando Sebastián, nel frattempo tornato a Città del Messico, sparisce, Jordan decide di saperne di più coinvolgendo i suoi numerosi follower con aggiornamenti quotidiani nella ricerca di notizie e informazioni.

Sebastián Silva, insieme al fidato collaboratore Pedro Peirano alla sceneggiatura, firma un’avvincente commedia nera in cui nessuno dei personaggi chiamati in causa ha una connotazione realmente positiva. Non è poi la prima volta che ci troviamo di fronte a registi che non hanno avuto problemi nel mettersi a nudo interpretando sé stessi (ad esempio Kim Ki-Duk con Arirang nel 2011 o la cosiddetta “trilogia del suicidio artistico” di Kitano, tanto per citarne qualcuno), ma con Rotting in the Sun abbiamo una divertente variazione sul tema tramite l’auto caricatura che Silva ci offre.

Spirali di disprezzo

Rotting in the Sun, Sebastián Silva in una sequenza del film
Rotting in the Sun, Sebastián Silva in una sequenza del film

Quando Rotting in the Sun inizia, vediamo per la prima volta Sebastián intento a leggere a Plaza Rio de Janeiro, in compagnia del suo coprofago quadrupede Chema, L’inconveniente di essere nati di Emile Cioran (pubblicato in Italia da Adelphi). Solo l’ottimista si suicida, gli ottimisti che non possono più esserlo scrive il filosofo rumeno in uno dei suoi aforismi citati nella pellicola; e in effetti, Sebastián appare da subito sempre più attratto dall’idea di uccidersi tramite Pentobarbital, rendendo il titolo della pellicola vero non solo a livello pratico ma anche spirituale. Ma è questione di ottimismo o di coraggio l’arrivare a compiere un gesto del genere? La pellicola ci lascia con questo interrogativo ma quel che è certo è che il nodo del film è rappresentato dall’incontro/scontro di due facce della stessa medaglia: al frizzante e disinibito Firstman si oppongono i tormenti di Sebastián, anche se viene il dubbio che questi siano più che altro un modo patetico per attirare attenzione (vuole davvero suicidarsi? In fondo quando sta per morire, di fatto fa di tutto per rimanere a galla e aggrapparsi alla vita). È la sparizione di quest’ultimo però a tirare fuori forse il vero Jordan, portandolo a dubitare di sé stesso, anche online di fronte ai propri follower. A riecheggiare nella sua testa sono infatti le osservazioni fattegli in precedenza da Sebastián (“Fai imitazioni perché non sei nessuno!”), di fronte alle quali ora le sue certezze (“Non puoi farmi del male perché sono felice!”)cominciano a vacillare.

Ingenua… ma non troppo

Rotting in the Sun, Jordan Firstman e Catalina Saavedra in una scena del film
Rotting in the Sun, Jordan Firstman e Catalina Saavedra in una scena del film

Questo dualismo esistenziale lascia momentaneamente spazio, in una sorta di intermezzo, alla domestica Vero, interpretata da Catalina Saavedra in un ruolo affine ma più ingenuo rispetto a quello ricoperto in Affetti e dispetti del 2009 (l’unico film arrivato in Italia del regista cileno, che vale la pena recuperare): in effetti la paura di perdere il lavoro, che la caratterizza fin dall’inizio, lascia spazio a poco a poco a un’astuzia quasi sorprendente. Il fatto che la Saavedra sia l’unica a non interpretare sé stessa rafforza l’idea di trovarci di fronte, con Rotting in the Sun, a una pellicola che mette di fronte, sottilmente, differenti classi sociali: la pasticciona domestica si rapporta infatti con palazzinari, come Mateu (Maeto Riestra), artisti, influencer, e pur non attuando ribaltamenti di ruoli propri di pellicole come Il servo (1963, Joseph Losey), Parasite (2019, Bong Joon-Ho) o Triangle of Sadness (2022, Ruben Östlund), gioca comunque una parte fondamentale nell’evoluzione e nella connessione dei rapporti che si vengono a creare.

Sesso morte & Instagram

Rotting in the Sun, Jordan Firstman e Sebastián Silva in una sequenza del film
Rotting in the Sun, Jordan Firstman e Sebastián Silva in una sequenza del film

Rotting in the Sun induce anche a riflettere sulla cultura del proprio ego filtrata dai social. Sebastián ci viene presentato da subito sempre con il telefono in mano, un modo forse per attutire le sue presunte idee suicide vedendo video online o forse per attuarle davvero acquistando il letale medicinale desiderato. Quando Jordan arriva nell’appartamento di Sebastián, la sua prima preoccupazione è dapprima di essere vittima di ghosting; a mano a mano che aumenta il suo allarmismo per la scomparsa del suo nuovo collaboratore, la sua pagina si arricchisce di 25.000 nuovi follower. La provocatoria performance dell’amica di Jordan porta poi a interrogarci su cosa si è disposti a fare pur di avere attenzione, in una scena che assume connotati quasi cronenberghiani (si pensi alla performance chirurgica di Crimes of the Future, 2022). Il fatto che il progetto in cui Jordan tenta di coinvolgere Sebastián resti sempre molto vago nel corso del film, titolo a parte (You are Me), offre inoltre l’assist per mettere alla berlina i meccanismi produttivi delle piattaforme: se nell’ultimo Nanni Moretti (Il sol dell’avvenire) l’obiettivo era Netflix, ora è il turno di un surreale incontro con i dirigenti della HBO. Tutto questo converge comunque nel tema dell’incomunicabilità nella bellissima scena finale: perché, se è vero che è possibile rivolgersi a tutti tramite i social, quando si tratta di comunicare a un livello più profondo ecco che l’utilizzo dei telefoni e dei traduttori non può che dare esiti drammaticamente comici.

Pubblicità

Fallocrazia

Rotting in the Sun, Jordan Firstman in un'immagine del film
Rotting in the Sun, Jordan Firstman in un’immagine del film

Durante la visione di Rotting in the Sun lo spettatore si trova davanti a tutte le immagini falliche possibili (Silva batte Fassbinder?) quanto a forme, dimensioni, etnie e materiale, statua o dipinti che siano. Emerge così la grande promiscuità nel mondo gay o, perlomeno in una parte di esso, in cui di realmente affettivo davvero non c’è nulla se non un ritratto ironico del sesso inteso come forza motrice della vita. Si, forse Rotting in the Sun non riesce a essere incisivo fino in fondo nella sua satira, specie per quanto riguarda le componenti social, ma è indubbio che riesca a tenere incollato lo spettatore fino alla fine per sapere se il segreto di Vero sarà scoperto oppure no. Il tutto impreziosito con dei bellissimi titoli di coda finali.

Locandina

Rotting in the Sun, la locandina del film di Sebastián Silva

Gallery

Scheda

Titolo originale: Rotting in the Sun
Regia: Sebastián Silva
Paese/anno: Stati Uniti, Messico / 2023
Durata: 109’
Genere: Commedia, Thriller, Giallo
Cast: Catalina Saavedra, Gerardo Sierra, Jordan Firstman, Juan Andrés Silva, Rob Keller, Sebastián Silva, Vitter Leija
Sceneggiatura: Sebastián Silva, Pedro Peirano
Fotografia: Gabriel Díaz
Montaggio: Santiago Cendejas, Sofía Subercaseaux, Gabriel Díaz
Musiche: Nascuy Linares
Produttore: Jacob Wasserman, Manuela Walfenzao, Olive Parker
Casa di Produzione: Hidden Content, Diroriro, Icki Eneo Arlo, Spacemaker Productions, The Lift
Distribuzione: MUBI

Data di uscita: 15/09/2023

Trailer

Pubblicità
Laureato in archeologia ma sempre con pericolose deviazioni cinematografiche, tali da farmi frequentare dei corsi di regia e sceneggiatura presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Ho partecipato per alcuni anni allo staff organizzativo dell’Irish Film Festival presso la Casa del Cinema. Da qua, il passo per dedicarmi a dei cortometraggi, alcuni dei quali per il concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri”, è stato breve, condito anche dalla curatela di un incontro intitolato “La donna nel cinema giapponese”, focalizzato sul cinema di Mizoguchi, presso il cineclub Alphaville. Pur amando ovviamente il cinema nelle sue diverse sfaccettature, sono un appassionato di pellicole orientali, in particolare coreane, che credo occuperanno un posto rilevante nei futuri manuali di storia del cinema.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.