LOVE
Sebbene complessivamente ben realizzato e con una sceneggiatura tutto sommato pulita e priva di sbavature, Love di Dag Johan Haugerud finisce per rivelarsi, all’interno di un già di per sé debole concorso veneziano, un lungometraggio facilmente dimenticabile, quasi privo di personalità, che, malgrado il grande potenziale di base, nemmeno sa sfruttare a dovere le suggestive location e non riesce a far sì che i due protagonisti arrivino al pubblico con tutta la loro potenza emotiva e comunicativa. In concorso all’81esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
I complicati rapporti umani
Che cos’è l’amore? Cosa si aspetta da noi la collettività nel momento in cui iniziamo una relazione? Cosa accadrebbe se ci si discostasse dalle norme comportamentali ormai da molto tempo radicate all’interno della società in cui viviamo? Su questi (e altri) quesiti si interroga il regista e sceneggiatore norvegese Dag Johan Haugerud nella trilogia Sex Drømmer Kjærlighet, di cui Love (il cui titolo originale è proprio Kjærlighet), presentato in anteprima mondiale in corsa per l’ambito Leone d’Oro all’81a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, è, appunto, il capitolo conclusivo.
Bisogno di connessione
Trattando, dunque, tali complessi argomenti, Love ci racconta per immagini le vicende di Marianne (impersonata da Andrea Bræin Hovig) – stimata urologa, single da molto tempo, che se, da un lato, desidererebbe una relazione, dall’altro è comunque affascinata da incontri fortuiti in cui, ad ogni modo, ci sia uno scambio emotivo, oltre che fisico – e del suo collega infermiere Tor (Tayo Cittadella), solito viaggiare di notte sul traghetto che collega la sua cittadina a Oslo, al fine di incontrare altri uomini disposti a condividere con lui nuove esperienze. Entrambi sembrano avere paura delle relazioni, entrambi desidererebbero qualcuno con cui instaurare una vera connessione. E se discostarsi dalle convenzioni fosse la scelta giusta per trovare finalmente un proprio equilibrio?
Niente di nuovo sul fronte norvegese
Interrogarsi sui (sempre complessi) rapporti interpersonali. Scoprire sé stessi attraverso incontri e relazioni. Fugaci scambi che si susseguono tanto, troppo velocemente grazie alle moderne app di incontri. Lunghi dialoghi che assumono quasi la forma di un flusso di coscienza. Una fragilità nascosta, la paura di essere feriti e un bisogno di amore mascherati dal desiderio di mantenere a tutti i costi una propria indipendenza (soprattutto emotiva). In Love, Dag Johan Haugerud vuole percorrere un sentiero indubbiamente impervio che, tuttavia, nel corso degli anni, è stato già più e più volte percorso da numerosi suoi (illustri) predecessori.
Déjà vu?
Impossibile non pensare (anche soltanto per quanto riguarda le ambientazioni scandinave), infatti, al maestro Ingmar Bergman o all’autore nouvellevaguista Éric Rohmer, giusto per fare qualche esempio. Ma mentre i due cineasti menzionati hanno a loro tempo dato vita a un nuovo modo di intendere la settima arte stessa, ecco che, come facilmente può accadere nel momento in cui si dà vita a un’operazione del genere, Haugerud non ha praticamente aggiunto nulla di nuovo (sia contenutisticamente che stilisticamente) rispetto a quanto già realizzato in quasi centotrent’anni di storia del cinema.
Questione di personalità
Già, perché, di fatto, questo Love, sebbene complessivamente ben realizzato e con una sceneggiatura tutto sommato pulita e priva di sbavature, finisce per rivelarsi, all’interno di un già di per sé debole concorso veneziano, un lungometraggio facilmente dimenticabile; un lavoro quasi privo di personalità, che, malgrado il grande potenziale di base, nemmeno sa sfruttare a dovere le suggestive location e non riesce a far sì che i due protagonisti (a cui si aggiunge ben presto anche la conservatrice amica di Marianne) arrivino al pubblico con tutta la loro potenza emotiva e comunicativa. Proprio, forse, come accade loro durante i loro incontri con persone conosciute tramite app di dating, in viaggio verso Oslo o durante una festa tra amici. Cosa resterà di tutto ciò al termine della visione? Probabilmente solo l’amara certezza che quest’anno (fatte le dovute eccezioni) nemmeno in chiusura il concorso lidense ci abbia riservato una sorpresa in grado di lasciarci tutti a bocca aperta.
Locandina
Gallery
Scheda
Titolo originale: Kjærlighet
Regia: Dag Johan Haugerud
Paese/anno: Norvegia / 2024
Durata: 119’
Genere: Drammatico
Cast: Andrea Bræin Hovig, Anna Berg, Bao Andre Nguyen, Brynjar Åbel Bandlien, Henriette Steenstrup, Khalid Mahamoud, Lars Jacob Holm, Marian Saastad Ottesen, Marte Engebrigtsen, Morten Svartveit, Tayo Cittadella Jacobsen, Thomas Gullestad
Sceneggiatura: Dag Johan Haugerud
Fotografia: Cecilie Semec
Montaggio: Jens Christian Fodstad
Musiche: Peder Kjellsby
Produttore: Hege Hauff Hvattum, Yngve Sæther
Casa di Produzione: Motlys
Distribuzione: Wanted Cinema