IL MESTIERE DI VIVERE
Dopo la presentazione in anteprima allo scorso Torino Film Festival, arriva in sala Il mestiere di vivere, documentario biografico dedicato alla figura di Cesare Pavese; un lavoro in cui la regista Giovanna Gagliardo cerca di restituire la complessità dell’uomo, al di là delle semplici nozioni scolastiche, e di quel misterioso suicidio che finì per segnare per sempre la sua immagine.
Pavese: non solo un ripasso
Cesare Pavese, per molti solo un autore da studiare al quinto anno del liceo. Di lui si ricordano generalmente pochi titoli tra i quali La luna e i falò. Dai ricordi nozionistici affiora poi quella tragica nota biografica: il suicidio. Non è chiaro perché l’ha fatto. Depressione, delusione d’amore, quel senso grave dell’esistenza? Vivere per lui è un mestiere, ed oggi un film che si intitola come il suo zibaldone, Il mestiere di vivere, arriva nelle sale. A girarlo è la regista Giovanna Gagliardo. Dopo il successo alla 42a edizione del Torino Film Festival, dal 13 gennaio parte dal Cinema Farnese di Roma il tour in diverse città italiane.
I mestieri di una vita
Il lavoro cinematografico, seguendo canoni già rivisti, unisce scene di fiction a testimonianze, inserti di film, immagini d’archivio. È una sorta di lezione in chiave cronologica, quella contenuta ne Il mestiere di vivere, che solo all’inizio accenna al tragico epilogo. Per il resto, come in capitoli, il film si divide alludendo per ogni parte al mestiere che lo stesso Pavese ebbe a vivere, intellettuale tra gli intellettuali in un epoca che dal Fascismo porta al secondo Dopoguerra.
Novanta minuti di approfondimento, celebrando quasi a livello didascalico l’uomo Pavese, una figura sempre volutamente sottotono.
I libri: veri protagonisti
Torino e la cerchia felice del liceo Massimo D’Azeglio fanno da sfondo ai primi anni nei quali lo studente si forma tra ricerche e discussioni tra compagni di scuola. La poesia rientra tra le sue prime produzioni. Nella narrazione, quali fossero protagonisti in carne ed ossa, affiorano di tanto in tanto i libri ingialliti dal tempo, da lui chiosati, spesso custoditi oggi come allora in polverosi archivi poco frequentati. E al di là delle parti narrate sono proprio i libri a fare da leit motiv del racconto. Proprio quei libri dei quali Pavese diventerà profondo artigiano, prima come traduttore – sua la prima traduzione italiana del Moby Dick di Melville – della allora poco conosciuta letteratura americana, poi come capo ma allo stesso tempo travet della casa editrice Einaudi, in quella sede romana di via Ufficio del Vicario dove Pavese restava da mattina a sera curando ogni aspetto editoriale.
Altro elemento di spicco de Il mestiere di vivere sono le testimonianze. Tra tutte quelle del sociologo Franco Ferrarotti, che con allegria ricorda l’amicizia stretta che li legava, il suo appoggio tanto da simulare uno sciopero per protestare contro le lungaggini dei pagamenti per le traduzioni dal tedesco.
Un uomo in tormento
Di mestiere in mestiere, tra i quali anche quello del cinema, il film volge all’ultimo capitolo, ancora una volta è il libro a tornare in primo piano. Quelle ultime parole sul frontespizio di una copia di Dialoghi con Leucò, scritte da Pavese prima di ingurgitare in una stanza dell’albergo Roma di Torino barbiturici. In passato aveva scritto che per farlo serve più umiltà che orgoglio. Un uomo in tormento. Il film ha il pregio di far venire la curiosità sui suoi scritti, sui suoi libri che tutti hanno nelle proprie librerie perché sta nel programma della Maturità. Ma quanti hanno davvero letto Pavese?
Scritti del presente
“Prendi in mano i suoi romanzi, le sue poesie, soprattutto i suoi diari”, scrive la regista Gagliardo, “e già dalle prime righe capisci che ti sta parlando del ‘presente’. Non del suo presente, ma del ‘nostro’. Mette in scena la complessità degli eventi e ti fa capire che non hai scampo. Ti costringe a non cercare risposte semplici, ti sbarra la strada se provi a schierarti. Ti mette alla prova. Lui non spiega, non suggerisce, non cerca la tua approvazione. Quel Pavese che ricordiamo frettolosamente come il poeta infelice, suicida per amore”, scrive Gagliardo, “probabilmente è molto di più”.
Il mestiere di vivere, una produzione Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Documentari, è realizzato con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e con la partecipazione di Ente Turismo Langhe Monferrato Roero e il Patrocinio della Città di Torino.
Dopo la prima proiezione a Roma, il film sarà al centro di proiezioni-evento alla presenza della regista a Torino, Milano, Bologna, Bergamo, Firenze, Pisa, Perugia, Avellino e altre città italiane.
Locandina
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Scheda
Titolo originale: Il mestiere di vivere
Regia: Giovanna Gagliardo
Paese/anno: Italia / 2024
Durata: 90’
Genere: Documentario
Cast: Carlo Lizzani, Claudia Durastanti, Fernanda Pivano, Franco Ferrarotti, Gabriele Pedullà, Giulia Boringhieri, Laura Nay, Lauretta Cossa, Lorenzo Ventavoli, Maria Rosa Masoero, Mario Motta, Massimo Mila, Natalia Ginzburg, Norberto Bobbio, Pierluigi Vaccaneo, Raf Vallone, Renata Einaudi, Steve Della Casa, Tullio Pinelli, Walter Barberis
Sceneggiatura: Giovanna Gagliardo
Fotografia: Roberta Allegrini
Montaggio: Emanuelle Cedrangolo
Casa di Produzione: Cinecittà Luce, Rai Documentari
Distribuzione: cinecittà luce
Data di uscita: 13/01/2025