WONDER WOMAN, CONNIE NIELSEN RIVELA: “IL BACKGROUND DOVEVA ESSERE MOLTO PIÙ TRAUMATICO”

WONDER WOMAN, CONNIE NIELSEN RIVELA: “IL BACKGROUND DOVEVA ESSERE MOLTO PIÙ TRAUMATICO”

In una recente intervista, l’attrice ha rivelato che per il primo Wonder Woman (2017) la sceneggiatura prevedeva un passato traumatico per il popolo delle Amazzoni; un background che è stato poi espunto dal film finale.

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Che la realizzazione di Wonder Woman, come quella del suo recente sequel Wonder Woman 1984, non sia stata esattamente una passeggiata per la regista Patty Jenkis non è mai stato un mistero; la stessa regista ha dovuto riconoscere di essersi scontrata in più di un’occasione con la produzione, per idee contrastanti sul plot dei due film, e di recente anche per un inadeguato compenso economico. Solo ora, tuttavia, si è venuto a sapere che il background del popolo delle Amazzoni, raccontato nel film del 2017, doveva essere molto più cupo e traumatico.

Questo dettaglio è stato rivelato dall’attrice Connie Nielsen – che nel film interpretava Hyppolita, madre della Diana col volto di Gal Gadot – che ha rivelato in un’intervista come la sceneggiatura prevedesse che il popolo delle Amazzoni fosse stato vittima, in passato, di uno stupro di massa: “Lei (Patty Jenkins, ndr) fu molto chiara su cosa dovessero essere le Amazzoni. E penso che all’inizio ci fosse l’idea che il loro popolo fosse stato traumatizzato da un qualche orribile evento, qualcosa che coinvolgeva uno stupro di massa. E Patty ha detto: ‘Mmm, no. No, no, non caricheremo questo peso sulle Amazzoni. Non vogliamo che appaiano dall’inizio come vittime, perché dovrebbero?’”.

Nielsen ha spiegato infatti che le Amazzoni, nella visione di Patty Jenkins, dovessero essere subito percepite come eroine. Secondo il suo racconto, Jenkins avrebbe detto: “Sbarazziamoci di quella parte e facciamo che siano eroine a modo loro. Non hanno fatto parte delle vittime della storia. Sono donne incredibilmente coraggiose, e noi non le caricheremo con un dramma proveniente dall’esterno. Faremo in modo che la loro immagine venga recepita per quello che sono. Qual è la loro cultura? Perché sono così fiere? Che significa vivere su un’isola dove non ci sono uomini? Aveva senso, sapete? Dovevano avere un background semplice, per essere semplicemente accettate come le eroine che sono.

Il primo Wonder Woman, uscito nel 2017, fu un grande successo di pubblico e critica, incassando globalmente oltre 821 milioni di dollari e ricevendo ottime recensioni da parte della critica; più travagliato è stato invece il percorso del sequel Wonder Woman 1984 (qui la nostra recensione), uscito negli USA in contemporanea nei cinema e sulla piattaforma HBO Max lo scorso 25 dicembre; il secondo episodio, sempre diretto da Patty Jenkins, ha infatti fatto registrare per ora l’incasso di soli 181 milioni di dollari, ricevendo recensioni molto più fredde: l’aggregatore Rotten Tomatoes gli assegna infatti solo un 59% di recensioni professionali positive, piazzandolo appena al di sotto la soglia per rientrare nella categoria “Fresh”.

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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