David Fincher

Una foto di David Fincher

Tra i nomi di punta del cinema americano dell’ultimo trentennio, David Fincher (nome completo David Andrew Leo Fincher) è nato a Denver il 28 agosto 1962. Le sue prime collaborazioni importanti, nel mondo del cinema, risalgono agli anni ‘80, quando viene assunto come addetto agli effetti visivi alla Industrial Light & Magic di George Lucas: qui, collabora agli effetti speciali di film come Il ritorno dello Jedi (1983), La storia infinita (1984) e Indiana Jones e il tempio maledetto (1984). Successivamente, si cimenta nella regia di spot televisivi e di videclip (attività, quest’ultima, che lo vede collaborare con artisti come Madonna, Sting, Rolling Stones, Michael Jackson e Aerosmith).

Nel 1986 fonda la sua casa di produzione, la Propanganda Films, insieme ai colleghi Dominic Sena, Greg Gold e Nigel Dick; ma l’esordio alla regia di un lungometraggio arriva solo nel 1992 con Alien³, terzo episodio della celebre saga fantascientifica con Sigourney Weaver. Il film, rimaneggiato dai produttori e accorciato di mezz’ora, non ottiene il successo sperato; diversa sorte ha invece, tre anni dopo, il thriller Seven, che vanta un cast comprendente i nomi di Brad Pitt, Morgan Freeman, Kevin Spacey e Gwyneth Paltrow. Il film, giunto in un periodo in cui il genere era tornato alla ribalta (grazie a opere come Il silenzio degli innocenti) ottiene un grande successo, e diviene in breve tra i film più rappresentativi degli anni ‘90.

Nel 1997 esce The Game – Nessuna regola, thriller che, malgrado la presenza nel cast di attori come Michael Douglas e Sean Penn, non riesce a bissare il successo del predecessore. Risale al 1999 uno dei film più famosi di David Fincher, ovvero Fight Club: ispirato all’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, il film è un’allucinata allegoria del consumismo, condita da robuste dosi di violenza e da una carica anarcoide che gli attira molte critiche. Interpretato da Brad Pitt, Edward Norton e Helena Bonham Carter, Fight Club divide la critica e non ottiene dapprima il successo sperato; il film viene tuttavia, successivamente, ampiamente rivalutato, fino a essere considerato, al pari di Seven,uno dei film più importanti del decennio che si andava a chiudere.

Il 2002 è l’anno di Panic Room, thriller che vede protagonisti Jodie Foster e Forest Whitaker; un lavoro che ottiene buoni incassi ma riceve un’accoglienza tiepida da parte della critica, con una lavorazione che, a detta del regista, ha risentito di diversi contrasti con la produzione. Va meglio il film successivo, Zodiac (2007), atipico thriller ispirato alla vera storia, risalente agli anni ‘60, del “killer dello Zodiaco”; interpretato nei ruoli principali da Mark Ruffalo, Jake Gyllenhaal e Robert Downey Jr., il film viene ben accolto alla sua presentazione al Festival di Cannes.

Nel 2008 esce Il curioso caso di Benjamin Button, con Brad Pitt protagonista; il film mette d’accordo pubblico e critica, ottenendo ben 13 nomination agli Oscar (ne vincerà tre, per la miglior scenografia, il miglior trucco e i migliori effetti speciali). Un successo che viene bissato nel 2010 da The Social Network, cronaca filmata (con la sceneggiatura di Aaron Sorkin) della nascita e dello sviluppo di Facebook. Il film, con Jesse Eisenberg nel ruolo del fondatore del social Mark Zuckerberg, vince 4 Golden Globe (tra cui quello per il miglior film drammatico) e tre Oscar su otto nomination (miglior sceneggiatura non originale, miglior colonna sonora e miglior montaggio).

Nel 2011, David Fincher torna al thriller dirigendo Milliennium – Uomini che odiano le donne, secondo adattamento (dopo quello svedese di due anni prima) del romanzo omonimo di Stieg Larsson; il film, che vede nei ruoli principali Daniel Craig, Rooney Mara e Christopher Plummer, viene generalmente ben accolto dalla critica, ma non ottiene il risultato sperato al botteghino. Nel 2014 Fincher resta nei territori del thriller, dirigendo L’amore bugiardo – Gone Girl, adattamento di un romanzo di Gillian Flynn, con Ben Affleck e Rosamund Pike protagonisti; l’accoglienza di pubblico e critica è buona, mentre il film ottiene quattro nomination ai Golden Globe e una agli Oscar (per Rosamund Pike, come miglior attrice protagonista).

Risale al 2020 Mank, film di produzione Netflix che racconta la genesi del capolavoro Quarto potere dal punto di vista del suo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz; quest’ultimo è interpretato nel film da Gary Oldman. Il film ottiene dieci candidature agli Oscar, vincendo quelli per la miglior fotografia e per la miglior scenografia.

Nel corso della sua carriera, David Fincher ha lavorato due volte per il mondo della serialità televisiva: la prima nel 2013, dirigendo i primi tre episodi della prima stagione di House of Cards, serie che lo vede anche tra i produttori esecutivi; la seconda tra il 2017 e il 2019 con Mindhunter, serie thriller da lui stesso prodotta, che lo vede regista di diversi episodi.