STRADE A DOPPIA CORSIA: UN VIAGGIO NELLA NEW HOLLYWOOD A ROMA

STRADE A DOPPIA CORSIA: UN VIAGGIO NELLA NEW HOLLYWOOD A ROMA

fonte: comunicato stampa

Dal 21 al 26 gennaio si terrà a Roma, alla Casa del Cinema, Strade a doppia corsia, un viaggio attraverso titoli noti e meno noti di una stagione che avrebbe cambiato il volto del cinema americano.

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La Cineteca Nazionale e la Casa del Cinema di Roma sono lieti di invitarvi alla rassegna Strade a doppia corsia – Itinerari della New Hollywood curata e promossa dalla critica cinematografica Elisa Battistini (Quinlan.it) e realizzata con il prezioso sostegno dell’Ambasciata Usa in Italia.

La retrospettiva, che si terrà alla Casa del Cinema dal 21 al 26 gennaio 2020, è un viaggio nel cinema americano dalla seconda metà degli anni Sessanta fino alla seconda metà dei Settanta, un periodo di rinnovamento nato da un crocevia di elementi culturali, storici e produttivi. La grande ondata nota come New Hollywood o Hollywood Renaissance ha portato alla ribalta alcuni tra i registi più celebri della storia del cinema (come Martin Scorsese, Francis Ford Coppola o Brian De Palma), ma risulta oggi un po’ “confinata” alla notorietà di pochi grandi titoli e di pochi grandi autori. Raramente si ricordano il contributo delle produzioni indipendenti o dei registi che hanno fatto da apripista a temi e atmosfere, i primi passi di cineasti poi divenuti famosi o i film considerati minori che artisti importanti hanno realizzato sulla scia di un filone o di uno stile in auge.

La rassegna propone così un percorso per evidenziare come anche i maggiori successi siano il frutto di un panorama vasto, eterogeneo e talvolta poco noto persino agli spettatori appassionati. Vale invece la pena di soffermarsi sull’ecosistema complesso che ha reso possibile la definizione di quello sguardo libero, inedito, autoriale che identifichiamo con la New Hollywood. Se questo è stato un momento esemplare, lo si deve infatti a tanti elementi: registi e sceneggiatori appassionati di cinema europeo che si sono cimentati a ridefinire contenuti e modelli produttivi; fautori geniali (un nome per tutti, Roger Corman) di film low budget e indipendenti dagli Studios, ma capaci di intercettare i desideri del pubblico; il numero enorme di titoli realizzati; la possibilità di mettere in scena situazioni o argomenti precedentemente tabù perché censurabili. Della New Hollywood spesso si crede di sapere tutto ma, come talvolta accade per i movimenti più riconosciuti, non solo non è vero ma si può anzi dire che a distanza di decenni se ne sappia sempre meno.

Strade a doppia corsia si sviluppa lungo tre itinerari: il primo è un omaggio a Monte Hellman, geniale cineasta diventato riferimento per molti registi più giovani (come Quentin Tarantino di cui è stato produttore esecutivo per il suo esordio, Le iene, o Richard Linklater che considerava i suoi primi lavori autoprodotti tanto “hellmaniani” da inviarglieli in vhs). Di Hellman verranno proiettati i sei film che ha realizzato tra la seconda metà degli anni Sessanta e la fine dei Settanta, da La sparatoria (1966) al western italiano Amore, piombo e furore (1978). Il secondo itinerario intende tracciare un percorso partendo da un titolo fondamentale della storia del cinema americano, Gangster Story (1967) di Arthur Penn, per mostrare come quest’opera abbia potentemente influenzato altri lavori immediatamente successivi dando anche il via a una tipologia di film ambientati durante la Grande Depressione. Il terzo tragitto è dedicato all’immagine della donna in quel periodo così innovativo ma molto incerto per quanto riguarda il ruolo del femminile di cui si ravvisa soprattutto una profonda crisi identitaria, come emerge perfettamente da due titoli quali Wanda (1970) di Barbara Loden e Mannequin (1970) di Jerry Schatzberg.

Temi dell’epoca, “filoni” di opere che partono da capolavori, omaggi: unendo film famosi a gioielli dimenticati, Strade a doppia corsia vuole tracciare alcuni percorsi ragionati su una gloriosa stagione americana che ha ancora parecchio da insegnare al cinema del presente per la capacità di rinnovare l’immaginario lavorando spesso lateralmente alla grande industria ma arrivando poi a influenzarla profondamente. Una stagione americana di cinema che, oltretutto, forse più di ogni altra sintetizza le caratteristiche per cui nella seconda metà del Novecento gli Stati Uniti sono stati percepiti come una terra di utopie, di viaggi e ribellioni, di libertà espressive ed esistenziali.

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