GLI ANNI BELLI

GLI ANNI BELLI

Dopo una lunga esperienza nel documentario, Lorenzo d'Amico de Carvalho affronta con Gli anni belli il suo primo racconto di fiction: lo fa consegnandoci un film ironico, leggero ma intelligente su quegli anni novanta che hanno investito il paese con una ventata di omologazione sociale e pressapochismo culturale.

C’era una volta il berlusconismo

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Estate 1994. Mentre l’Italia si appresta ad entrare, in modo del tutto inconsapevole, nella tempesta culturale e sociale del berlusconismo, Elena, adolescente dallo spirito rivoluzionario, parte con la sua famiglia per le vacanze che, come ogni anno, trascorrono in un campeggio a conduzione famigliare. Al loro arrivo, però, si rendono conto che qualcosa è profondamente cambiato. Dal logo Italia Viva, allo stile disinvolto e consumistico del direttore, comprendono che il cambiamento in atto sta investendo anche questo piccolo mondo. Ed è così che, più o meno direttamente, tutti iniziano a confrontarsi con questa realtà attraverso reazioni diverse. Le più forti e detonanti sono quelle dei giovani, che da una parte agiscono per ribellarsi al “nuovo” che odora pericolosamente di vecchio, mentre dall’altra rimangono vittime di chi li raggira con promesse di successo all’interno di un mondo basato sul libero mercato a tutti i costi. In questo caso, ovviamente, il pericolo che si annida dietro l’angolo è sempre quello dell’omologazione e dell’odio che cresce nei confronti di chi rifiuta determinati modelli prestabiliti.

Così, con una vicenda piccola, narrata con il ritmo e la leggerezza espressiva della commedia, Lorenzo d’Amico De Carvalho fa il suo esordio nel cinema di finzione ne Gli anni belli, dopo una lunga esperienza nel documentario. Un primo tentativo che stupisce e contribuisce a ravvivare le speranze per un cinema italiano che sia in grado di raccontare la realtà e il proprio passato con un pizzico di disillusione e ironia. Grazie a questa storia, narrata attraverso un linguaggio registico lineare, privo di iperboli e di complessità efficaci solo a soddisfare il proprio ego, si riesce a ricostruire non solo un determinato periodo senza nessun ambizione didattica ma, soprattutto, si offre la possibilità di comprendere quanto profondamente questo abbia contribuito a cambiare il sentimento generale. Attraverso gli occhi innocenti e appassionati di Elena, infatti, ritroviamo noi stessi adolescenti che, proprio in quel periodo, assistevamo, senza comprendere fino in fondo, all’uragano che ci stava investendo.

L’adolescenza di un paese

Gli anni belli recensione

In passato il cinema italiano ci ha già ampiamente insegnato come, attraverso una risata, si possano dire cose importanti, mettendo in risalto le grandezze e le pochezze dell’animo umano e di un’intera società. Con Gli anni belli ci troviamo di fronte a un prodotto dall’anima e dalle intenzioni molto simili. Senza andare a disturbare uno dei maestri del genere come Mario Monicelli, è possibile affermare che il film di Lorenzo d’Amico De Carvalho si avvicini molto e con grande effetto allo stile e agli intenti della vecchia commedia all’italiana. Rispetto al passato, probabilmente, manca il tocco graffiante e provocatorio, ma in questo caso si parla di elementi personali come stile e interpretazione del racconto. Il pregio di quest’opera prima risiede ovviamente nel tono ironico scelto, ma soprattutto nella capacità trasversale di utilizzare il tema del cambiamento. Tutto, infatti, parte dall’evoluzione personale di una giovane ragazza cui si affianca immediatamente quella di un intero paese.

Le due strade narrative iniziano a correre parallele nel momento stesso in cui si entra nel campeggio rinnovato in stile berlusconiano e, da quel momento, non smetteranno più di incrociarsi l’una con l’altra in un continuo rimando d’innocenza, passione, impegno, disincanto o necessità di credere a un canto delle sirene pericoloso e inconsistente. Solo alla fine, quando una tromba d’aria si abbatterà sul campeggio, le due strade sembrano dividersi. Per Elena, infatti, quel momento diventa catartico e personale, mentre riesce a conquistare una nuova sicurezza come giovane donna. Per tutti gli altri, invece, è un risveglio tra piccole macerie e distruzione, con il sollievo di essere ancora vivi ma la consapevolezza di dover ricostruire. E non sarà affatto facile.

Revival anni novanta

Gli anni belli recensione

La ricostruzione di un preciso ambiente sociale e culturale in questo film è essenziale. Anche in questo caso, però, assistiamo a un intervento leggero e divertito, che non ha nessun tipo di intenzione didattica. Lorenzo d’Amico De Carvalho, infatti, racconta i suoi anni novanta con gli occhi, i ricordi e le suggestioni di un ex adolescente che li ha vissuti in prima persona. Ed è proprio questo ricordare un’esperienza personale che attribuisce veridicità ad ogni singolo rimando. Dalla musica ai riferimenti cinematografici, fino al modo di vestirsi e di parlare, tutto contribuisce a rendere nuovamente vitale un decennio che, forse, è stato sottovalutato e facilmente archiviato. Grazie a questa naturalezza, dunque, le atmosfere di Gli anni belli riescono a schivare facilmente il pericolo di una rappresentazione artificiosa, dimostrando che nella rappresentazione cinematografica è possibile andare oltre il cliché.

Gli anni belli recensione

Scheda

Titolo originale: Gli anni belli
Regia: Lorenzo d'Amico de Carvalho
Paese/anno: Serbia, Italia, Portogallo / 2022
Durata: 100’
Genere: Commedia
Cast: Bebo Storti, Paola Lavini, Maria Grazia Cucinotta, Antonino Bruschetta, Beniamino Marcone, Ludovico Succio, Romana Maggiora Vergano, Rosalia Porcaro, Alexia Turchi, Ana Padrão, Costantino Comito, Francesca Ziggiotti, Gabriele Stella, Gianvincenzo Pugliese, Giorgia Spinelli, Luca Attadia, Riccardo Maria Manera, Riccardo Sinibaldi, Stefano Viali
Sceneggiatura: Anne Riitta Ciccone, Lorenzo d'Amico de Carvalho
Fotografia: Osama Abou El Khair
Montaggio: Lorenzo d'Amico de Carvalho, Mauro Rossi
Musiche: Nuno Malo
Produttore: Isabel Chaves, Silvia D'Amico Bendicò, Miroslav Mogorovich, Lorenzo d'Amico de Carvalho, Osvaldo Menegaz
Casa di Produzione: Art & Popcorn, Bendico, Hora Magica, Rai Cinema
Distribuzione: Bendico

Data di uscita: 07/02/2022

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Fin da bambina, ho sempre desiderato raccontare storie. Ed eccomi qui, dopo un po’ di tempo, a fare proprio quello che desideravo, narrando o reinterpretando il mondo immaginato da altri. Da quando ho iniziato a occuparmi di giornalismo, ho capito che la lieve profondità del cinema era il mio luogo naturale. E non poteva essere altrimenti, visto che, grazie a mia madre, sono cresciuta a pane, musical, suspense di Hitchcock, animazioni Disney e le galassie lontane lontane di Star Wars; e un ruolo importante l’ha avuto anche il romanticismo di Truffaut. Nel tempo sono diventata giornalista pubblicista; da Radio Incontro e il giornale locale La voce di Roma, passando per altri magazine cinematografici come Movieplayer e il blog al femminile Smackonline, ho capito che ciò che conta è avere una struggente passione per questo lavoro. D’altronde, viste le difficoltà e le frustrazioni che spesso s’incontrano, serve un grande amore per continuare.

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