WATCHER

WATCHER

Con uno sguardo a Hitchcock e uno a Polanski, Chloe Okuno confeziona con Watcher un thriller onesto e di buona qualità, ma piuttosto prevedibile e convenzionale, destinato a intrattenere il pubblico più che a sorprenderlo.

Watch-Her

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Julie, giovane attrice newyorchese, si trasferisce a Bucarest per seguire il marito, che si occupa di marketing e ha ottenuto un importante incarico lavorativo nella capitale europea. Mentre l’uomo, per metà rumeno, si integra perfettamente nel paese straniero e in azienda, trascorrendo lunghe ore del giorno e della notte lontano da casa, la donna, sola nell’appartamento e in una città sconosciuta, sospetta di essere spiata dall’inquilino del palazzo di fronte.
Quando Julie scopre che un misterioso serial killer soprannominato “Il Ragno” ha decapitato barbaramente alcune donne del vicinato, il suo sospetto si trasforma in una crescente angoscia, ma né il marito né la polizia locale credono alle sue parole.
Questo Watcher, girato dalla giovane regista californiana Chloe Okuno, già autrice nel 2021 di un episodio di V/H/S/94, ribadisce, attraverso un gioco di parole, il tema stesso del film: “Watch-Her”.
Il lungometraggio è infatti incentrato su una problematica oggi balzata drammaticamente alla ribalta, ovvero la violenza di genere, non soltanto fisica, ma soprattutto psicologica, rivolta in particolare al femminile, e a fenomeni quali lo stalking, il gaslighting, ma anche la solitudine della città.
Julie vive in un paese straniero di cui conosce poco la lingua, ha un marito spesso fuori casa, nessun amico a parte la giovane vicina appena conosciuta, e il senso di alienazione che emana il suo vissuto potrebbe quasi far pensare che la donna in fondo desideri essere spiata e seguita per non sentirsi sola. Infatti, come dice a un tratto il marito ai poliziotti, “[Il vicino] la sta guardando perché lei l’ha guardato”, e l’agente replica: “Forse ha una cotta per lei.”

Watcher la recensione
Maika Monroe in una scena di Watcher

Da Il sospetto a It follows

La visione di Watcher insinua nello spettatore il sospetto hitchcockiano sulla veridicità del pericolo dal quale Julie si sente minacciata, tanto che viene da chiedersi se sia più spaventoso precipitare nel bozzolo delle proprie paranoie oppure essere minacciati da un serial killer e non essere creduti.
Il film gioca su questa senso di persecuzione crescente, reale o immaginaria che sia, e lo fa attingendo ai meccanismi classici del cinema thriller. Forti sono le suggestioni polanskiane, da Rosemary’s Baby a L’inquilino del terzo piano, ma Watcher rimanda a Hitchcock in primis, oltre al già citato Il sospetto, anche a Psycho e, ovviamente, a La finestra sul cortile.
Non a caso come protagonista è stata scelta Maika Monroe, forse in omaggio alle bionde e algide attrici del Maestro della Suspense, senza contare che la scream queen califoniana è nota per il ruolo di protagonista in It follows (2014), horror di culto di David Robert Mitchell, in cui essa stessa veniva letteralmente seguita da un’oscura entità.
Altro interprete degno di nota è l’attore e musicista Burn Gorman, noto per aver preso parte alla serie fantascientifica Torchwood, spin-off del Doctor Who. Qui recita nei panni dell’inquilino voyeur, e il suo volto ambiguo, che pare scolpito nella cera, è a tratti inquietante.

Watcher la recensione
Maika Monroe in rosso in una scena di Watcher

Bucarest come Manhattan

La sceneggiatura di Watcher, scritta da Zack Ford per essere ambientata a New York, è stata rimaneggiata dalla regista, che, per esigenze produttive, l’ha trasposta a Bucarest.
Questa soluzione registica acuisce il senso di incomunicabilità e alienazione della protagonista, che non conoscendo quasi la lingua straniera si trova ancora più spaesata. Non emerge invece la peculiarità della città mitteleuropea rispetto alla precedente ambientazione americana, anzi, a parte vetri appannati di pioggia affacciati su interni dagli arredi borghesi e una metropolitana deserta, di Bucarest si vede ben poco, anzi, a giudicare dalle location soffuse ed eleganti pare quasi di essere a Manhattan. È possibile che si tratti di una scelta registica ben precisa, con l’intento di anonimizzare i protagonisti, anime sole soffocate dalle architetture eleganti e spersonalizzate di una grande città, e l’operazione ha un suo fascino, anche se piuttosto déjà vu.

Si perde infatti quello che avrebbe potuto essere un motivo di originalità, caratteristica che in Watcher latita e ne costituisce il difetto.

Chloe Okuno è abile nel raccontare quel senso di paranoia sottile che poco a poco avvolge lo spettatore, e senza dubbio confeziona, con un budget non elevato, un thriller onesto e di buona qualità, ma piuttosto convenzionale. Lo stile registico, se pur visivamente gradevole, non è così personale, così come la costruzione narrativa. Per tutta la durata della pellicola ci si aspettano soluzioni e colpi di scena inattesi, invece la vicenda non assume pieghe sorprendenti e va a finire proprio come ci si aspetta. Watcher si configura dunque come un prodotto piacevole, ma adatto a un pubblico generalista che non vuole essere sorpreso, ma semplicemente intrattenuto.

Watcher, la locandina italiana del film

Scheda

Titolo originale: Watcher
Regia: Chloe Okuno
Paese/anno: Emirati Arabi Uniti / 2022
Durata: 91’
Genere: Horror, Drammatico, Thriller
Cast: Burn Gorman, Maika Monroe, Karl Glusman, Bogdan Farcas, Cristina Deleanu, Daniel Nuta, Flaviu Crisan, Florian Ghimpu, Gabriela Butuc, Ioana Abur, Lucian Ionescu, Madalina Anea, Radu Bunescu, Stefan Iancu, Tudor Petrut
Sceneggiatura: Chloe Okuno
Fotografia: Benjamin Kirk Nielsen
Montaggio: Michael Block
Musiche: Nathan Halpern
Produttore: John Finemore, Zack Ford, Aaron Kaplan, Steven Schneider, Sean Perrone, Roy Lee, Mason Novick, Derek Dauchy
Casa di Produzione: Imagenation Abu Dhabi FZ
Distribuzione: Lucky Red, Universal Pictures

Data di uscita: 07/09/2022

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Scrittrice, cinefila, bibliofila. Sono laureata in psicologia delle comunicazioni di massa e autrice della Trilogia dei Colori (Tutto quel nero, Tutto quel rosso, Tutto quel blu, 2011-2014) edita dal Giallo Mondadori, a cui è seguito Tutto quel buio (Elliot, 2018); nei quattro romanzi della serie la giovane cinefila Susanna Marino va alla ricerca di misteriosi film realmente scomparsi. Ho inoltre tradotto diversi autori noir tra cui Jeffery Deaver e la saga di Dexter, da cui è stata tratta la serie tv omonima, e nel 1999 ho ricevuto il premio "Adelio Ferrero" per la Critica Cinematografica. Colleziono compulsivamente dvd, libri introvabili e locandine di cinema.

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