SHTTL

SHTTL

SHTTL, opera prima di Ady Walter, è un film fortemente ispirato, in cui il piano artistico e stilistico – declinato attraverso l’uso del bianco e nero – collima perfettamente con la narrazione portata sullo schermo. Dialoghi e fotografia donano profondità e compiutezza alla storia di un villaggio ebraico ucraino, stretto tra i sovietici e i nazisti alla vigilia della drammatica occupazione tedesca del 1941. In concorso alla Festa del Cinema di Roma 2022.

L’importanza del grigio: né bianco, né nero

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SHTTL è una delle poche opere in cui la forma stilistica confluisce perfettamente nel piano contenutistico e narrativo. Ogni scelta, dall’evidente opzione del bianco e nero all’utilizzo della lingua yiddish (parlata dagli ebrei dell’Europa orientale) fino agli stupendi dialoghi (che costituiscono il centro del lavoro), esalta ed esprime al meglio la storia complessa e struggente che Ady Walter mette in scena.

Tra chassidim e sovietici

Siamo in un villaggio ebraico (shtetl in yiddish) situato in Ucraina nel 1941, alla vigilia dell’invasione nazista (Operazione Barbarossa): il borgo è controllato dai sovietici, che intavolano costantemente discussioni e litigi accesi con i rabbini e gli abitanti del villaggio, di cui mal tollerano la religiosità e l’attaccamento alla cultura e alla tradizione ebraica; l’atmosfera è molto tesa, per questioni non solo politiche, ma in primo luogo culturali e religiose (i sovietici vorrebbero “convertire” gli ebrei all’ateismo).

In questo clima acceso fa ritorno a casa da Kiev il giovane regista Mendele (interpretato da Moshe Lobel), ragazzo ebraico legato profondamente alla spiritualità del suo popolo, ma lontano dalla fazione conservatrice, nonché di vedute politiche molto aperte. In Mendele, infatti, si sintetizzano due culture diverse: la tradizione talmudica ebraica e l’impegno politico militante a sinistra.

La complessità del conflitto culturale

SHTTL, un'immagine del film
SHTTL, un’immagine del film di Ady Walter

Inevitabile, perciò, che il ritorno del regista “di sinistra” faccia scattare un’ulteriore miccia tra gli ebrei più conservatori e i sostenitori della politica sovietica; Mendele, in realtà, si troverà a vestire i panni del colore grigio (come ricorda in un discorso il rabbino del villaggio) e a cercare di mediare tra i due estremismi, cercando di far capire con gentilezza come una via di mezzo sia possibile e praticabile. L’intensità dei dialoghi di SHTTL, che spaziano tra tematiche politiche, religiose ed esistenziali, rende perfettamente conto delle dinamiche di escalation che nascono dal conflitto tra diverse culture e popoli e della difficoltà di mediare tra le parti in gioco. La genialità di Walter, oltre alla bravura artistica, sta nel calare questa situazione culturale e storica all’interno del conflitto tra Mendele e il suo antagonista -anche espressione della fazione più chiusa e conservatrice (Antoine Millet) – ovvero l’uomo che il rabbino ha destinato alla propria figlia (da sempre l’amata di Mendele) durante la lunga assenza del regista.

Incarnare le idee

Walter ha l’incredibile merito di rendere tangibile e palpabile l’impatto esistenziale scaturente dalle grandi battaglie culturali e storiche; non tanto quelle combattute con le armi, ma quelle di chi – nel proprio ruolo – si fa carico di trovare una via di mezzo e di pace, rischiando ogni cosa (compresa la vita).

Un’opera come SHTTL incarna quindi in maniera concreta l’impatto delle idee (“ogni cosa ha un nome, in cielo e in terra”,ci viene ricordato all’inizio) e delle scelte politiche sulla vita delle persone; anche il difficile tema della diversità viene toccato in maniera pungente attraverso il ricordo struggente della madre di Mendele, soggiogata dal clima angusto del villaggio. Per concludere, con la sua opera prima, Walter realizza un lavoro commovente, ma soprattutto denso di riflessioni e dialoghi importanti – dalla Torah all’importanza del cinema e delle storie come spazio sacro, coadiuvato dall’uso di una delicata ironia oltre che dalla vividezza dei ricordi di Mendele, che costituiscono le uniche scene a colori, alternandosi al bianco e nero.

Un film che non si dimentica.

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Scheda

Titolo originale: SHTTL
Regia: Ady Walter
Paese/anno: Francia, Ucraina / 2022
Durata: 109’
Genere: Drammatico
Cast: Aleksandr Ivanov, Anisia Stasevich, Antoine Millet, Emily Karpel, Kononenko Olena, Lili Rosen, Markiian Miroshnychenko, Moshe Lobel, Oleksandr Yeremenko, Petro Ninovskyi, Saul Rubinek, Valeria Shpak, Vitaliia Barco, Yurko Kritenko
Sceneggiatura: Ady Walter
Musiche: David Federmann
Produttore: Olias Barco, Vladyslav Riashyn, Grebenchikova Ryta, Jean-Charles Levy
Casa di Produzione: Apple Tree Vision, UPHub, Forecast Pictures, Wild Tribe Films

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Appassionata di filosofia con un’attenzione particolare rivolta alla storia delle religioni, all’antropologia e alla diverse forme d’arte, si è specializzata in pratiche filosofiche nel 2018, presso la SUCF di Roma. Come giornalista si occupa di cultura, cinema, politica e attualità.

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