NON COSÌ VICINO

NON COSÌ VICINO

Non così vicino, remake del film svedese Mr. Ove, è un dramedy che tenta debolmente di trasporre le atmosfere della commedia scandinava (con fondo malinconico) in terra americana, proponendo tuttavia un melò telefonato e improntato fin troppo programmaticamente alla lacrima facile.

Un film che “resta lontano”

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Otto Anderson, 63 anni, vive una vita solitaria nei sobborghi di Pittsburgh, in Pennsylvania, dopo la scomparsa della moglie Sonya avvenuta pochi mesi prima. Scontroso e misantropo, l’uomo è caduto in depressione tagliando tutti i contatti col mondo; proprio mentre sta per mettere in pratica il suo recente proposito di suicidarsi, Otto viene interrotto dalla sua nuova vicina di casa, un’immigrata messicana di nome Marisol. La donna, incinta, si è appena stabilita nel quartiere insieme a suo marito Tommy e alle loro due bambine, Abby e Luna. Nonostante il fare scostante e antipatico di Otto, la famiglia inizia progressivamente a entrare nella vita da eremita dell’uomo, che comunque non ha messo da parte i suoi propositi suicidari: il ricordo di sua moglie è ancora vivo, insieme al senso di colpa per qualcosa avvenuto molti anni prima…

Con un protagonista sulla carta lontano dai ruoli usuali di un interprete come Tom Hanks, con la sua singolare mistura di fragilità e burbera senilità, Non così vicino adatta per il pubblico americano il film svedese del 2015 Mr. Ove, a sua volta ispirato al romanzo di Fredrik Backman L’uomo che metteva in ordine il mondo. È abbastanza curiosa, proprio a questo proposito, la scelta di un titolo italiano che solo lontanamente richiama i temi del film, specie laddove l’originale A Man Called Otto era invece un calco diretto del titolo originale del film svedese (e del romanzo stesso), A Man Called Ove. Titolazione a parte, col film di Marc Forster ci troviamo di fronte a un remake che nello sviluppo narrativo si mantiene perlopiù fedele alla storia originale, con alcune modifiche minori (il personaggio di Malcolm, ex alunno di Sonya) e un’analoga compenetrazione tra i registri della commedia – con qualche tocco surreale – e quelli del (melo)dramma incentrato sui sentimenti.

Una stanca fiaba contemporanea

Non così vicino, Tom Hanks col suo amico felino in una scena
Non così vicino, Tom Hanks col suo amico felino in una scena del film

Regista discontinuo ma non privo di alcune buone intuizioni (il celebrato dramma Monster’s Ball – L’ombra della vita, il thriller Stay – Nel labirinto della mente), Marc Forster qui si adagia forse troppo sugli aspetti di più immediata presa del soggetto originale, depotenziandone alcune delle spigolosità – i momenti in cui la figura del protagonista si fa più autenticamente respingente, quasi sempre rientrati poche sequenze dopo, e volutamente sfumati – e mantenendone solo a tratti la carica sotterranea di humour nero. I momenti più divertenti di Non così vicino sono, in effetti, quelli in cui si avverte un’eco della sua origine, come i tentativi sempre falliti di suicidio del protagonista e qualche sequenza maggiormente cattiva e incisiva (lo scontro col clown all’ospedale, l’aggressione di Otto a un automobilista colpevole di aver suonato il clacson). Per il resto, il film cammina sui binari rassicuranti di una fiaba contemporanea ambientata nell’America suburbana, con un protagonista alla cui misantropia – come una sorta di clone di Ebenezer Scrooge più per posa che per convinzione – non riusciamo mai a credere sul serio. La stessa gestione dei flashback – che hanno il torto di non provare nemmeno a caricare di curiosità e mistero la vicenda del passato del protagonista – è telefonata e poco ispirata, penalizzata anche da scelte fotografiche (la lucentezza artificialmente accentuata, la colorazione gratuitamente vintage) che vanno a cercare un “calore dei ricordi” posticcio e un po’ plastificato. Ma a convincere poco, nel film di Forster, è più in generale un andamento sostanzialmente televisivo – nel senso peggiore del termine – e privo di scossoni, con gli interpreti che si adeguano pigramente a una commedia sentimentale che sfuma in modo piuttosto prevedibile nel melò.

Il “dovere” della lacrima

Non così vicino, Tom Hanks e Mariana Treviño in una sequenza
Non così vicino, Tom Hanks e Mariana Treviño in una sequenza del film

La carica in nuce malinconica della storia (incentrata su un uomo sconfitto e indurito, protagonista di una graduale riscoperta del contatto umano e della sua complessa bellezza) viene in gran parte messa tra parentesi; un’elisione evidente anche nel modo in cui il film glissa, un po’ maldestramente, sui motivi di rottura tra il personaggio di Hanks e il suo vecchio amico Reuben, ora confinato sulla sedia a rotelle. Non si riesce a empatizzare molto con un personaggio che pare programmaticamente (ma superficialmente) sopra le righe, e che solo a tratti – anche per una recitazione, da parte dello stesso Hanks, che qui non aggiunge molto al manierismo del copione – lascia intravedere la complessità del suo percorso personale. Non aiuta molto, in questo, nemmeno la prova della co-protagonista Mariana Treviño, a sua volta gravata da una caratterizzazione troppo grottesca e improntata alla “carineria” più furba e risaputa. L’introduzione nella storia della figura della giovane giornalista – che avrebbe potuto dar luogo a una qualche riflessione sull’attuale potere della comunicazione via web, sulle sue potenzialità e sui suoi rischi – finisce anch’essa per essere solo funzionale a una sorta di “happy pre-ending”, trovando un’utilizzazione risaputa. Quando Non così vicino vira in modo più deciso verso il melodramma, tutto appare enfatico e orientato alla lacrima facile, ma in modo tale (paradossalmente) da lasciare piuttosto freddo lo spettatore più abituato a questi registri: non sostanziato com’è dalla costruzione di un personaggio credibile, il soggetto sembra voler forzare chi guarda alla commozione, come se le lacrime fossero un dovere. Una scelta che in qualche modo “deresponsabilizza” la convenzionalità della regia, e una sceneggiatura troppo adagiata sui codici di un dramedy stanco e già visto.

Non così vicino, la locandina italiana

Scheda

Titolo originale: A Man Called Otto
Regia: Marc Forster
Paese/anno: Stati Uniti, Svezia / 2022
Durata: 126’
Genere: Commedia, Drammatico
Cast: Tom Hanks, Bryant Carroll, Manuel Garcia-Rulfo, Rachel Keller, Alessandra Perez, Bodhi Wilson, Cameron Britton, Christiana Montoya, Elle Chapman, Greg Allan Martin, Ira Amyx, John Higgins, Jon Osbeck, Juanita Jennings, Kailey Hyman, Lily Kozub, Mack Bayda, Mariana Treviño, Max Pavel, Peter Lawson Jones, Tony Bingham, Truman Hanks
Sceneggiatura: David Magee
Fotografia: Matthias Koenigswieser
Montaggio: Matt Chesse
Musiche: Thomas Newman
Produttore: Tom Hanks, Fredrik Wikström, Rita Wilson, Gary Goetzman
Casa di Produzione: STX Entertainment, Playtone, Sony Pictures Entertainment (SPE), 2DUX², SF Studios, SF Productions
Distribuzione: Warner Bros.

Data di uscita: 16/02/2023

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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