L’UOMO SENZA COLPA

L’UOMO SENZA COLPA

L’uomo senza colpa, lavoro d’esordio di Ivan Gergolet, è la narrazione di un dramma collettivo visto dalle mure domestiche, sullo sfondo della Monfalcone di Fincantieri.

L’amianto uccide ancora

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Un film-denuncia, ma anche di amicizie fratturate, di solitudine, di rivalsa, di vendetta. Tutto alla ricerca di una agognata serenità interiore. Sullo sfondo nero, o meglio grigio, come il colore di quella polvere che in tanti ebbero la sfortuna di respirare a Monfalcone nei cantieri navali della Fincantieri, si dipanano in L’uomo senza colpa vissuti quotidiani spezzati dalla morte per mesotelioma, il terribile male che ha una correlazione diretta con l’esposizione all’amianto.

Un territorio devastato

L'uomo senza colpa, Valentina Carnelutti in una scena
L’uomo senza colpa, Valentina Carnelutti in una scena del film

È un dramma collettivo, quello raccontato nel film, che coinvolge territori ampi tra Trieste e Gorizia fino a sconfinare in Slovenia. La morte inesorabile arriva e lascia senza respiro le sue vittime, costrette al cannello di una bombola d’ossigeno nell’ultima flebile speranza di restare in vita. Ma i funerali arrivano puntuali. Nel film Ivan Gergolet, alla sua prima prova con i lungometraggi, sceglie un taglio inedito per raccontare una vicenda che investe un’area molto ampia. Lo fa rendendo protagonista una donna di mezza età, vedova, sola, persa nella sua quotidianità del lavoro, vicina a malati. Così L’uomo senza colpa, da una prima scena che richiama come una tragedia greca il coro che addita il colpevole che mai sarà condannato, cambia piega e prende quella di un’identità femminile mossa da un grande senso di rivalsa che arriva quasi a torturare l’uomo che, nella narrazione generale, è il colpevole della morte del marito.

Dialogo tra sguardi e gesti

L'uomo senza colpa, Valentina Carnelutti e Branko Zavrsan in una scena
L’uomo senza colpa, Valentina Carnelutti e Branko Zavrsan in una scena del film

Gran parte di L’uomo senza colpa quindi si concentra su scene tipiche di una stanza da malato con la badante a fare da cura. Ma tra il paziente e la badante/colf nasce una liason che trascende quasi la violenza reciproca, l’uno verso l’altra, ma anche una forte attrazione. Fotografie rovistate nei cassetti raccontano di una gioventù inconsapevole della spada di Damocle che pendeva su tre amici e compagni di lavoro. Inesorabile la fibra killer ha ucciso due di loro e continua a mietere vittime. Muore anche una donna la cui disgrazia è stata quella di respirare la polvere assassina dalla tuta di lavoro del marito. Additato velatamente ma non troppo il ruolo del sindacalismo locale, che nulla o poco ha fatto per scongiurare la strage d’amianto. Un sindacalista, venuto a pronunciare l’ennesima orazione funebre (lo interpreta l’attore Paolo Rossi) è osteggiato e additato per l’immobilismo dimostrato. La protagonista, interpretata dalla brava Valentina Carnelutti, è ripresa nei suoi gesti domestici, nel suo ossessivo servilismo animato e nutrito da un desiderio di vendetta sottile. Scena dopo scena, però, il rapporto con il paziente, interpretato da Branko Zavrsan, si svela. In tutto questo giocano un ruolo anche i figli. Di aperta rottura quello della figlia di lei; di assoluta non cansapevolezza del ruolo svolto dal padre, quello di lui. È una regia dei particolari, della mano che poggia sul fianco, di un dito che rimane rattrappito e che a poco a poco si tende, di una tentata molestia sessuale in una piscina che da strumento di svago diventa, per la patologia, un presidio sanitario.

Il picco deve ancora arrivare”

L'uomo senza colpa, Branko Zavrsan in un momento
L’uomo senza colpa, Branko Zavrsan in un momento del film

Monfalcone, nel suo paesaggio, non compare mentre fa da contraltare all’amianto il cemento con il quale è costruita la villa a picco sul mare. Il regista Ivan Gergolet ha ottenuto il premio come Miglior Regista della sezione competitiva ItaliaFilmFest del BIF&ST, il festival internazionale del cinema di Bari. Si tratta del Premio Ettore Scola, attribuito dalla Giuria del Pubblico.

Ma il peggio”, racconta il regista a margine della proiezione stampa al Cinema Farnese di Roma, “deve ancora avvenire. Il picco dei morti sta per arrivare”. Il suo L’uomo senza colpa, in uscita nelle sale cinematografiche il 22 giugno, è un film denuncia ma anche un appello a un territorio affinché si possano superare le fratture che lacerano il tessuto sociale. L’amianto, bandito con la legge 257 del 1992, continua a mietere le sue vittime. Timidi i tentativi per una sua eliminazione totale. Un’eredità industriale che lacera i polmoni, spezza le famiglie e anche i cuori.

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Scheda

Titolo originale: L'uomo senza colpa
Regia: Ivan Gergolet
Paese/anno: Croazia, Italia, Slovenia / 2022
Durata: 112’
Genere: Drammatico
Cast: Giusi Merli, Paolo Rossi, Valentina Carnelutti, Alessandro Bandini, Livia Rossi, Branko Zavrsan, Enrico Elia Inserra, Rossana Mortara
Sceneggiatura: Ivan Gergolet
Fotografia: Debora Vrizzi
Montaggio: Natalie Cristiani
Musiche: Luca Ciut
Produttore: Igor Princic, Boris T. Matic, Jozko Rutar, Lana Matic, Miha Cernec
Casa di Produzione: Propeler Film, Transmedia, Staragara
Distribuzione: Arch Film

Data di uscita: 22/06/2023

Trailer

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Giornalista professionista, laureata in Scienze Politiche. Ha collaborato con Ansa e Il Tempo, passando poi alla collaborazione fissa con Il Messaggero. Ha scritto per L’Espresso, D La Repubblica delle Donne, Avvenimenti. Per le edizioni Media&Books ha pubblicato, con il luogotenente Francesco Leonardis, il libro Laureato in onestà (2017). Ha diretto il mensile ambientalista La Voce del Lago. Gestisce il sito www.ecolagodibracciano.it e dirige il mensile Gente di Bracciano. È presidente dal 1992 dell’Associazione Culturale Sabate - Museo Storico della Civiltà Contadina e della Cultura Popolare “Augusto Montori” a Anguillara e, dal 2017, del Comitato Difesa Bacino Lacuale Bracciano-Martignano.

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