ANIMALI SELVATICI

ANIMALI SELVATICI

Già in concorso a Cannes 2022, Animali selvatici è una disamina lucida e amarissima dei meccanismi sociali di esclusione, nel chiuso di una comunità sita, paradossalmente, nella zona più “multietnica” della Romania. Un film importante, che conferma la pregnanza e il rigore del cinema di Cristian Mungiu.

Di uomini e d’orsi

Pubblicità

Tra i nomi più importanti dell’attuale panorama cinematografico romeno, con uno stile immediatamente e facilmente riconoscibile, Cristian Mungiu è un regista parco quanto prezioso. La sua produzione di lungometraggi, iniziata nel 2002 con Occident, si compone al momento di sei titoli, vari nel tema, ma parimenti capaci di esplorare la società romena del dopo-1989 con lucidità e grande forza espressiva. Caratteristiche, queste ultime, che non mancano certo in questo ultimo Animali selvatici (la distribuzione ha pensato probabilmente che il titolo originale, R.M.N., sarebbe suonato troppo criptico) che il regista ha presentato un anno fa in concorso a Cannes – manifestazione di cui è ormai un habitué – e che ora approda finalmente nelle sale italiane. Un lavoro in cui la tendenza del regista alla radiografia sociale – il titolo originale in questo senso è più che mai adeguato – si fa contemporaneamente più profonda e più disperata rispetto ai suoi precedenti lavori, nell’impietosa emersione del germe del razzismo in una comunità sita in una delle zone più multietniche del paese.

Le tensioni riemergono

Animali selvatici, una scena familiare del film
Animali selvatici, una scena familiare del film di Cristian Mungiu

Al centro della trama di Animali selvatici c’è Matthias, nativo del villaggio di Recia, in Transilvania, che torna a casa dopo aver litigato col suo datore di lavoro a causa di un insulto razzista ricevuto. Appena tornato nella comunità, l’uomo ritrova la moglie Ana e il figlioletto Rudi, che sembra aver perso la parola dopo aver subito un forte, imprecisato spavento nel bosco vicino casa; ma Matthias finisce per riavvicinarsi anche all’ex-amante Csilla, che nel frattempo ha fatto carriera ed è ora responsabile del personale per il locale panificio. La tranquillità del paese è scossa quando Csilla, dopo aver infruttuosamente cercato personale tra i residenti, decide di assumere tre braccianti provenienti dallo Sri Lanka, permettendo così all’azienda di ottenere alcuni benefici dalla UE. Fin da subito, i nuovi arrivati sono malvisti dalla comunità, in cui gradualmente riemergono odi e tensioni etniche rimaste a lungo a covare sotto la cenere. Un clima a cui lo stesso Matthias, a sua volta preoccupato per il mutismo del figlio, e convinto dell’inadeguatezza della madre nel crescerlo, non resta estraneo.

L’insensato contrappasso

Animali selvatici, una sequenza del film
Animali selvatici, una sequenza del film di Cristian Mungiu

È un bene che sia infine approdato in sala, un lavoro come Animali selvatici, e che il suo arrivo coincida proprio con un periodo in cui la società italiana – come d’altronde molte altre nel continente europeo – sta malauguratamente riscoprendo il germe dell’intolleranza, aizzato nel caso specifico da una classe politica in cerca di facili consensi. Un’intolleranza di cui, nei decenni passati, la stessa comunità romena è stata vittima nei paesi europei di approdo, e che nel film di Mungiu gli stessi abitanti del villaggio di Recia rivoltano con rabbia contro i tre braccianti stranieri, in un perverso e insensato contrappasso. Lo stesso protagonista, licenziatosi per aver ricevuto un insulto razzista (“zingaro”) unisce da subito il suo volto e la sua voce all’ostilità generalizzata contro i tre nuovi arrivati, in un cosciente rifiuto dell’empatia che non lo fa esitare a schierarsi contro la persona che forse ama, Csilla; mentre lui stesso e i suoi amici, d’altro canto, vengono trattati con sufficienza dagli abitanti del villaggio autoproclamatisi più puri, in quanto il loro sangue non sarebbe “contaminato” con quello magiaro.

Incoscienza di classe

Animali selvatici, una scena del film
Animali selvatici, una scena del film di Cristian Mungiu

Lo sguardo del regista, in questo senso, si rivela lucido e amarissimo, ampliandosi gradualmente dal particolare (la complessa vita privata e familiare del protagonista) al generale (il clima del villaggio e la destabilizzazione portata dai nuovi arrivati), analizzando con puntualità il paradosso di una zona popolata da un crogiolo di etnie, fedi, lingue diverse, che tuttavia, nei secoli, hanno finito per segregarsi ed escludersi a vicenda. Non è un caso che gli ostili abitanti del villaggio ricordino a più riprese che “ci siamo appena liberati degli zingari”, esibendo un’azione di pulizia etnica come una sorta di vanto. La guerra tra poveri, che nel caso specifico significa trionfo dell’homo homini lupus e sistematica, progressiva esclusione degli anelli più deboli, arriva a coinvolgere la perversione (un po’ beffarda) di quella che un tempo era la coscienza di classe; una perversione tradotta in ex operai del panificio che, mentre rinfacciano al datore di lavoro i turni massacranti e gli straordinari non pagati, chiedono a gran voce l’allontanamento di persone che stanno sperimentando con ogni probabilità lo stesso trattamento. Una dinamica che emerge tutta nella magistrale sequenza della riunione in municipio, un lungo piano sequenza fisso in cui la macchina da presa mette a fuoco, di volta in volta, il personaggio che interviene, con dialoghi capaci di dare dinamicità a una sequenza tecnicamente statica.

Pubblicità

Gli orsi esistono

Animali selvatici, Marin Grigore e Macrina Barladeanu una scena del film
Animali selvatici, Marin Grigore e Macrina Barladeanu una scena del film di Cristian Mungiu

In Animali selvatici (il titolo originale R.M.N. sta a indicare sia le vocali della parola Romania, sia la risonanza magnetica a cui si sottopone il patriarca del villaggio, l’anziano e rispettato Papa Otto) Mungiu non lesina il suo riconoscibilissimo stile, i piani sequenza fissi e quelli che inseguono in modo ravvicinato e soffocante i personaggi, la camera car, il naturalismo esibito dell’analisi antropologica attraverso il cinema. Tuttavia, nella costruzione del film emergono inaspettatamente (e felicemente) sprazzi di realismo magico, evocato già dal mutismo iniziale del figlio del protagonista, e messo direttamente in scena nell’ultima parte, con dettagli posti inizialmente ai margini del quadro che lentamente prendono spazio e consistenza. Il regista, con la metafora dell’orso presente nel villaggio, sembra non solo sottolineare la natura bestiale – migliore delle altre specie solo in forza e capacità di sopraffazione – dell’essere umano, ma anche il carattere sociale e intrinsecamente fittizio di qualsiasi senso di appartenenza, la bugia crudele di un legame con la terra – e delle rivendicazioni che questa genera – che nel finale mostra tutto il suo carattere fittizio. Gli orsi esistevano ed esistono, insomma, per parafrasare e scherzosamente “contraddire” un altro grande regista. Un’iniezione di simbolismo che completa al meglio un’opera di grande spessore e urgenza espressiva.

Animali selvatici, la locandina italiana del film

Scheda

Titolo originale: R.M.N.
Regia: Cristian Mungiu
Paese/anno: Francia, Belgio, Romania, Svezia / 2022, 2023
Durata: 125’
Genere: Drammatico
Cast: Judith State, Lucian Ifrim, Ovidiu Crisan, Alin Panc, Amitha Jayasinghe, Andrei Finti, András Hatházi, Axel Moustache, Bacs Miklos, Boros-Piroska Klara, Carla Todoran, Cerasela Iosifescu, Fekete Beata, Gihan Edirisinghe, József Bíró, Kovacs Levente Jr., Macrina Barladeanu, Marin Grigore, Mark Edward Blenyesi, Nagy Csilla, Nuwan Karunarathna, Orban Attila, Orsolya Moldován, Rares Hontzu, Rácz Endre, Stefan Statnic, Szabo Andras-Botond, Szucs Tamas, Varga Csilla, Victor Benderra, Zoltán Deák
Sceneggiatura: Cristian Mungiu
Fotografia: Tudor Vladimir Panduru
Montaggio: Mircea Olteanu
Produttore: Jean Labadie, Anthony Muir, Delphine Tomson, Sean Wheelan, Grégoire Sorlat, Kristina Börjeson, Pascal Caucheteux, Cristian Mungiu
Casa di Produzione: France 3 Cinéma, Les Films du Fleuve, Mobra Films, Filmgate Films, Film i Väst, France Télévisions, Canal+, Why Not Productions
Distribuzione: BiM Distribuzione

Data di uscita: 06/07/2023

Trailer

Pubblicità
Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.