HOLLY

HOLLY

Con Holly, Fien Troch mette in scena una singolare storia di “santità” moderna, la cui riuscita è demandata in parte al volto della sua enigmatica protagonista - l’ottima Cathalina Geeraerts - in parte a un’atmosfera tutt’altro che rassicurante, a tratti confinante con l’horror. La descrizione d’ambiente mostra qualche limite, ma il fascino non manca. In concorso a Venezia 80.

Santa subito?

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Holly ha 15 anni, un carattere malinconico e un’indole poco socievole, che la rendono costante oggetto di bullismo tra i suoi coetanei. Le sue uniche compagnie sono quelle della sorella minore e del coetaneo Bart, autistico e parimenti emarginato. Quando, un giorno, la ragazza telefona a scuola avvisando di non voler andare, perché sente che qualcosa di terribile sta per accadere, incredibilmente la sua sensazione si rivela esatta: poco dopo, infatti, nell’istituto si sviluppa un incendio che uccide diversi studenti. Anna, un’insegnante che già era stata incuriosita dalla ragazza, finisce per convincersi che Holly abbia poteri sovrannaturali, e la invita così a unirsi al suo gruppo di volontariato. La piccola comunità, stretta nel dolore per la tragedia, inizia a guardare alla giovane come a una specie di santa: e, in effetti, la sua presenza sembra emanare una forza tranquilla che provoca il benessere in chiunque interagisca con lei. Ma le richieste dell’ambiente sociale si riveleranno presto troppo impegnative, per Holly, che inizierà così a vivere il suo status come una soffocante gabbia. Una gabbia forse anche peggiore di quella del bullismo.

Il peso di un dono presunto

Sono tante, le suggestioni che emanano da Holly, nuova regia della belga Fien Troch presentata in concorso all’80a edizione della Mostra del Cinema di Venezia; si tratta nella fattispecie di un ritorno, quello della regista al Lido, dopo che il suo Home nel 2016 aveva vinto il premio per la miglior regia nella sezione Orizzonti. Suggestioni, si diceva, che muovono dal difficile tema della fede – e dalla sua problematica distinzione dalla superstizione, specie quando questa si fa socialmente condivisa – nell’attuale società moderna e globalizzata. Un tema che, nel film, è riflesso tutto nell’enigmatico e magnetico volto della protagonista, interpretata dall’ottima Cathalina Geeraerts; la sua Holly è inizialmente una specie di Carrie (ci riferiamo ovviamente alla protagonista del romanzo di Stephen King e dell’omonima trasposizione cinematografica di Brian De Palma) soggetta a un bullismo più sottile e a suo modo più violento, quello dell’emarginazione e dell’esibito disprezzo. Un personaggio atipico, probabilmente trascurato dalla sua stessa famiglia, che un evento forse casuale finisce per trasformare in una (presunta) presenza salvifica. Fornendole finalmente un ruolo, le cui richieste tuttavia diverranno presto insostenibili.

La santità patologica

Holly, un momento del film di Fien Troch
Holly, un momento del film di Fien Troch

È pervaso da un’atmosfera cupa e confinante con un horror in potenza, il film di Fien Troch, a evocare un processo di canonizzazione laica dai tratti patologici, che volutamente non scioglie mai l’enigma sulla natura (sovrannaturale o frutto di suggestione) degli eventi che coinvolgono la protagonista. Su Holly, un nome che richiama di suo la santità, si concentra una basilare ricerca di coesione sociale, protezione e riconoscimento da parte di una comunità smarrita, incapace di proteggersi e proteggere i suoi elementi più deboli. La ragazza sembra dapprima dare e ricevere grazie al suo nuovo status, in virtù di un looping effect che la rende più sicura di se nelle sue elargizioni di benessere, portate dal semplice contatto fisico; una (fragile) santa moderna, messa sul piedistallo della santità suo malgrado, che mantiene tuttavia, in primis, l’attitudine problematica e volubile della sua età. Adolescente bullizzata, Holly si trova a dover gestire un diverso tipo di bullismo (ben esemplificato dalla sequenza che la vede messa – fisicamente – sul piedistallo in un ristorante) da cui è più difficile difendersi. Si trova tuttavia, anche, a scoprire le gratificazioni (psicologiche e materiali) del suo nuovo status, contribuendo di suo allo sconfinamento di quest’ultimo in senso patologico.

I limiti del contesto

Affascinante e centrato quando si trova a gestire la psicologia della sua protagonista – e le ricadute dirette del suo nuovo ruolo sulla comunità – Holly si fa problematico nel momento in cui cerca di descrivere il mondo che si muove intorno alla ragazza, tanto quello dei suoi coetanei quanto quello adulto. Quest’ultimo, in particolare, sembra brillare per la sua assenza (e non ci sembra un’assenza che la sceneggiatura ha esplicitamente ricercato): parliamo nello specifico della famiglia di Holly, a cui il film dedica pochissimi passaggi, solo in parte controbilanciati dall’ambivalente rapporto con la “mentore” Anna. Mentore che di suo si rivela fragile – per il suo cercare la ragazza in modo tutt’altro che disinteressato – e anche un po’ meschina. Ma a restare principalmente irrisolto, nonostante le sue buone potenzialità, resta il rapporto della protagonista col personaggio di Bart, rapporto che sembra galleggiare nella trama per poi venir recuperato un po’ frettolosamente nel finale. Un limite che in parte depotenzia il fascino di questo interessante film, che ha il merito principale di coniugare la malia delle sue atmosfere a quella di una protagonista che mantiene giustamente, per tutta la durata della storia, tutto il suo potenziale di ambiguità. Santa o strega, elemento salvifico o moderna cassandra. Forse, nulla di tutto ciò, ma piuttosto l’anello fragile di una comunità, a rischio costante di spezzarsi ma per fortuna capace (per ora) di resistere. Un “potere”, di suo, non da poco.

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Locandina

Holly, la locandina internazionale del film di Fien Troch

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Scheda

Titolo originale: Holly
Regia: Fien Troch
Paese/anno: Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi / 2023
Durata: 103’
Genere: Drammatico
Cast: Cathalina Geeraerts, Els Deceukelier, Felix Heremans, Greet Verstraete, Maya Louise Sterkendries, Robbie Cleiren, Sara De Bosschere, Serdi Faki Alici
Sceneggiatura: Fien Troch
Fotografia: Frank van den Eeden
Montaggio: Nico Leunen
Musiche: Johnny Jewel
Produttore: Frans van Gestel, Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Donato Rotunno, Elisa Heene, Delphine Tomson, Antonino Lombardo, Juliette Schrameck, Arnold Heslenfeld, Anita Voorham, Laurette Schillings
Casa di Produzione: Centre du Cinéma et de l'Audiovisuel de la Fédération Wallonie-Bruxelles, Prime Time, Mirage Films, Tarantula, Topkapi Films, Tabiki Film, AGAT Films & Cie, Les Films du Fleuve
Distribuzione: Minerva Pictures Group

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Giornalista pubblicista e critico cinematografico. Collaboro, o ho collaborato, con varie testate web e cartacee, tra cui (in ordine di tempo) L'Acchiappafilm, Movieplayer.it e Quinlan.it. Dal 2018 sono consulente per le rassegne psico-educative "Stelle Diverse" e "Aspie Saturday Film", organizzate dal centro di Roma CuoreMenteLab. Nel 2019 ho fondato il sito Asbury Movies, di cui sono editore e direttore responsabile.

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